domenica 2 febbraio 2003

Giacché ho scritto che nel '45 facevo la seconda media, aggiungo: ero in Casentino, provincia di Arezzo, valle bellissima, chiusa tra i monti, fra Toscana e Romagna, epicentro della Linea Gotica, che doveva costituire una "seconda Cassino" - sentito con le mie orecchie di bambino non disattento da un soldato tedesco che parlava col mio zio Santi, reduce da Caporetto qualche anno prima. Un altro soldato tedesco, un ufficiale che sapeva le lingue,: "à la guerre comme à la guerre". Parlava delle stragi fatte per rappresaglia a Vallucciole e S.Pancrazio, della deportazione degli uomini validi ai campi di lavoro, poi detti di sterminio - agosto 44, Piazza Garibaldi di Ponte a Poppi, visti con i miei occhi, tutti a sedere lungo i portici. Scampato il mio babbo, per puro caso, cioè per la presenza di un campo di granturco già alto messo tra noi e una pattuglia tedesca -. Mai ritornato Gigi il fornaio che mi regalava una fetta di pane fresco quando nel forno non c'era nessuno.

Già: à la guerre comme à la guerre: la guerra è guerra. Grazie a quei tedeschi che hanno votato Fischer. Forza Vecchia Europa.

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