giovedì 27 febbraio 2003

Paolo Rossi

Sono stato dunque al Verdi, con Paola e Simone. Palco n.24, secondo ordine. La sensazione che dà la sala, grande, quasi immensa, tutta luce: un grande uovo caldo, accogliente, intimo e mondano. 1850, la fotografia "Alinari" sulla hall dell'entrata, i tempi che furono. Il palchetto mi rimanda col pensiero ancora più indietro: mi ritrovo alla Pergola, rivedo la Fenice, le donne in guardinfante e i cavalieri in serica gualdrappa...Ora ci siamo noi, abbonati del Puccini, qui aviotrasportati per una sera da un abbonamento stagionale: il quarto stato che si gode i piaceri una volta riservati alla nobiltà e poi alla borghesia: diverso modo di vestire. Vedo in platea una figura, aguzzo gli occhi. Nello stesso tempo Paola mi dice: ma quello è Guido Mori? Sì, c'è anche la Giovanna. E' ancora presto: scendo in platea, rimembranze e cordialità; Guido e Giovanna, guide scouts, sono grandi camminatori, si sono fatti Tutti i girotondi della pace degli ultimi tempi.Conclusione: venerdi prossimo andiamo insieme a sciare: la stagione è bella, la neve ottima, dato che non c'è più stato lo scirocco. Nel frattempo la grande cavea si è riempita. Ritorniamo sopra; con la Paola ci spostiamo sull'ultimo palco, lì vicino, che è libero. Paolino Rossi è proprio lì sotto, a pochi metri. Lo potrei toccare se fosse un po' più alto. Ma è proprio piccino, quasi un nano, e stenta ad ambientarsi in quel palco enorme che potrebbe contenere l'orchestra e il coro del Maggio Musicale messi insieme. E lui è lì, con tre orchestrali - chitarra, basso e percussioni - e un valletto. Abituato al cabaret, con la gente a stretto contatto, si sente spaesato, e lo dice. Prova a spostarsi sull'avanpalco, più basso, ma teme che non regga; per gli spettatori di platea è più difficile vederlo. Ritorna sulle sue; nel frattempo ha cominciato a legger la Costituzione italiana: la sovranità appartiene al popolo, l'Italia ripudia la guerra, tutti siamo uguali davanti alla Legge, senza distinzione...

Quegli articoli che sono i principi fondamentali, io li so a memoria, come li ricorderanno quelle  generazioni di studenti che si sono succedute negli anni sui banchi di scuola davanti a me.

Sorrido alle battute polemiche riferite a vicende e persone a noi contemporanee: ne  condivido, come tutta la platea,  la sostanza. Ma il sentimento profondo che mi pervade è quello di una grande ammirazione mista a tenerezza per questo giovane piccolo uomo che, dietro la patina dello scherzo e dello scherno, rivela la stessa passione che Shakespeare riversava nel matto delle sue tragedie. Perché è un po' vero che in questo momento ci sentiamo immersi in un mondo che è compenetrato come poche volte di commedia e di tragedia. Amen.

 

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