martedì 25 marzo 2003

Copio dal blog panicboot, come contributo per favorire un'inchiesta oggettiva e imparziale dei fatti da parte degli inquirenti.

ricevo e pubblico:


SANTA MARIA CAPUA VETERE (CE) - Un giovane ufficiale dell'esercito è stato selvaggiamente sggredito da alcuni detenuti. La notizia eclatante è stata data solo qualche giorno fa. L'episodio di cui è stato vittima il giovane ufficiale in servizio nella struttura militare con qualifica di capo della vigilanza risale al primo marzo dell'anno in corso. Gli aggressori lo hanno riempito di calci e pugni fino a che l'ufficiale non è caduto a terra straziato dalle ferite provocategli dai colpi che i detenuti gli avevano inferto. Qualche minuto dopo la violenza è stato soccorso da alcuni colleghi che hanno provveduto ad allarmare l'autombulanza. I soccorsi ospedalieri non hanno tardato ad arrivare, anzi sono stati repentini ed hanno provveduto ad un rapido trasporto nella struttura medica dell'ospedale di Capua. Qui il giovane militare è stato medicato e radiografato per controllare che non avesse riportato fratture, dopodiche è stato dimesso dai medici che gli hanno prescritto alcuni giorni di prognosi riservata. Ma una volta a casa, la vittima del pestaggio è stata nuovamente ricoverato a causa di complicazioni che sono sopraggiunte ai trumi provocati dai colpi, tanto che i medici dell'ospedale hanno provveduto immediatamente a sottoporrre a un delicato intervento chirurgico per non compromettere nessun organo vitale. Questo tipo di violenzapurtroppo è diventata routine nella struttura carceraria dove le aggressioni al personale diventano sempre più numerose.
Dal CORRIERE DI CASERTA, anno IX n.74 di domenica 16 marzo 2003
16 marzo, Santa Maria Capua Vetere
Cari compagni,
questo che vi ho integralmente trascritto è un articolo gravisssimo, costruito sulla versione ufficiale dei carabinieri che hanno fornito al corrriere di Caserta, loro organo ufficioso, a proposito di una zuffa realmente accaduta qui al carcere. La realtà che i miei occhi hanno registrato è la seguente: noi abbiamo il "divieto di incontro" con le forze di polizia detenute, ma occasionalmente capita che ci incrociamo.Una di queste volte una di esse ha provocato uno di noi, un militare detenuto, facendogli segno di tagliargli la gola. Lì è nato un alterco, subito sedato dai presenti, e i caporali del servizio di vigilanza hanno chiuso velocemente i cancelli divisori della nostra sezione separandoci dagli spazi comuni.L'alterco a questo punto unicamente verbale, è proseguito un pò e visto che non accennava a smorzarsi, l'infamia era stata grande, sono stati fatti accrorrere un gran numero di caporali, come un mare verde che inghiottisce tutto.Al timore della marea verde vi era il famoso tenente, tale Garalliana, noto prepotente, che rivogeva offese e ordini protetto dagli inferiori.
Nel marasma il tenente non è mai venuto a contatto con i militari detenuti, se si esclude un colpo d'allungo che egli stesso ha inferto ad un compagno, colpendolo all'occhio. A quel punto, col compagno a terra tutto è finito. Il tenente si è fatto scudo per tutto il tempo dei giovani e imberbi caporali di una leva, costretti a fare i secondini in questa struttura, dove mai, in due mesi che vi dimoro, è successo nulla al corpo ufficiale, fossimo matti! C'è la legge marziale... un semplice no costa 5-10 giorni in idolamento, una mano sulla spalla di un ufficiale mesi di galera.
Vedete la cosa è grave. Il tenente chiederà lauti risarcimenti, licenze, pensioni e chissà quant'altro scroccherà alla società alla quale fa il cane da guardia. Quattro detenuti, coinvolti nella zuffa verbale, tutt'al più c'è stata qualche spinta, rischiano un processo per rivolta, ammutinamento, sommossa, insomma da pochi a molti anni di galera. Il giornale ha diffuso nel casertano menzogne grosse come le corna dei giornalisti che vi scrivono presentandoci come belve per svolgere il loro "quotidiano"compito terrorista e conservatore. Questa operazione non deve passare, questi ragazzi rischiano anni della loro giovane vita per un vigliacco che vuole ingrassare a spese di tutti, per la compiacenza e il terrorismo della società borghese, coi suoi penalisti, medici, funzionari, pronti a cibarsi dei corpi monetizzabili degli uomini e delle donne proletarie, degli sfruttati, delle sfruttate. Io voglio fare qualcosa affinché questo processo incontri più ostacoli possibile. Per rimediare al danno che provocherà la pubblicazione dell'articolo,si può controbattere con un manifesto o un volantino. Di più, si può sfruttare questa emblematica occasione per cogliere in fallo la mistificazione statal-borghese che copre come una coltregli sfruttati, e muovere all'attacco.
Propongo il seguente scritto:
Pur sepolti vivi nella struttura carceraria militare di S.Maria Capua Vetere, le nostre insofferenze all'ambiente delle caserme o per sfortunate circostanze, abbiamo avuto l'opportunità di leggere sul "Corriere di Caserta" a quali livelli possano spingersi la viltà, la corruzione, l'infamia delle persone che, investite dall'autorità, giocano e lucrano sulle vite degli esseri umani. In data 16 marzo il quotidiano locale diffonde in migliaia di copie, su tutto il territorio casertano, la notizia di un sanguinoso pestaggio mai avvenuto dentro il carcere del quale sarebbe rimasto vittima "un giovane ufficiale", un tenente, ricoverato d'urgenza all'ospedale di Capua e addirittura, in un secondo tempo, operato. Non credevamo ai nostri occhi.
Noi tutti, che quel giorno abbiamo assistito ad una scaramuccia verbale nata dalla provocazione di due forze dell'ordine detenute, dove non è volato un colpo ma solo tante offese, testimonianti la diversa natura delle componenti incarcerate qua dentro, disertori e guardie, abbiamo letto del pestaggio a un ufficiale. Egli era intervenuto a calmare gli animi e nessuno l'ha toccato, poichè si faceva scudo con decine di giovani caporali di leva. L'iniziale stupore per la menzogna si è trasmormato in rabbia, la rabbia in ragionamento: costui, com'è d'abitudine fra coloro che "difendono l'ordine", vuole scroccare pensioni, invalidità, vitalizi, in una parola, soldi sonanti a spese dei malcapitati detenuti e ingannando la società tutta, in combutta con gli altri autorevoli personaggi la cui testimonianza vale più di quella dei normali cittadini, i medici, i giornalisti, i tutori dell'ordine.
Impugnare la legge per noi sarebbe una beffa e un pericoloso controsenso, verremmo minacciati, rischiando di aggravare la nostra già delicata situazione. La legge è in mano ai più forti. Ma zitti non ci possiamo stare, tutti devono sapere, tutti devono cautelarsi contro questi sciacalli che rovinano la vita alla gente per pochi spiccioli, primi fra tutti i mai abbastanza vituperati giornalisti, mercanti di menzogne. Quattro di noi rischiano anni e anni di prigione per questa pagliacciata.
Grazie dell'attenzione.
"Ci avete tolto la libertà ma ci è rimasta la dignità"
Alcuni detenuti del carcere militare di S.Maria Capua Vetere.
d.panicboot
ps: non ho parole.

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