giovedì 15 maggio 2003

Andalusia 2


Andalusia 2


Eugenio Montale


I limoni


Ascoltami, i poeti laureati
Si muovono soltanto fra le piante
Dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
Fossi dove in pozzanghere
Mezzo seccate agguantano i ragazzi
Qualche sparuta anguilla:
Le viuzze che seguono i ciglioni,
Discendono tra i ciuffi delle canne
E mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.


Meglio se le gazzarre degli uccelli
Si spengono inghiottite dall'azzurro:
Più chiaro si ascolta il susurro
Dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
E i sensi di quest'odore
Che non sa staccarsi da terra
E piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
Per miracolo tace la guerra,
Qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
Ed è l'odore dei limoni.


Stiamo mangiando sulla terrazza-giardino, sotto una grande pianta stracarica di limoni, gialli, succosi, maturi; mi sposto quasi inavvertitamente da sotto un limone giallo che pare stanco di reggersi. Ogni mattina ne raccogliamo quattro o cinque per terra. Paola ha subito fatto la marmellata.


Primavera d’intorno brilla nell’aria e per li campi esulta: fiori rossi di una pianta grandiosa di ibisco e quelli viola della bouganville che, a macchia, copre un intero angolo di questo giardino-terrazza. Da tutte le parti vasi e fiori, fiori e vasi: Julia e’ nata a Londra e i suoi scaffali sono pieni di libri di giardinaggio. Watering, regar, innaffiare e’ l’occupazione di Paola. Barbabianca pensera’ ad aggiustare la cannella del lavandino (el grifo) di cucina e lo sciacquone del water, appena riesce a trovare un paio di pinze e un cacciavite: ricerca che dura da giorni.



Oggi visita ad Algesiras: mezzora di macchina (Peugeot 205, diesel). Non sono mai stato in Africa. Ceuta e Tangeri sono a 25 euro di distanza. Qui offrono viaggi in Marruecos di una settimana per 450 euro. Prima ( e ultima) partenza utile per noi il 18 di Maggio. Ne riparliamo.



La nostra casa giardino e’ arrampicata sulla collina, sotto il castello. Stando a sedere sotto il limone si vedono nello sfondo una lunga serie di mulini a vento con le pale sempre in movimento, grazie alla brezza che spira in continuazione dal Mediterraneo. Fa piacere pensare che il ventolino che ti fa camminare sotto il sole senza una goccia di sudore e’ lo stesso che ti regala l’acqua calda della doccia che farai al rientro.


Una lunga fila di mulini a vento comparabile con questa la ricordo in Costarica, sul lago Arenal, - dalle parti del grande vulcano omonimo - dove l’aria dell’Atlantico gioca eternamente a bandiera con quella del Pacifico.


Mentre qui e’ il Mediterraneo che fa il solletico all’Atlantico, zigzagando tra Africa ed Europa.


Mi passa sopra la testa un deltaplano. Da dove si sara’ lanciato?


Ma a Siviglia questa brezza non arriva ( telefonata da parte di Victoria, che ci ospitera’ qualche giorno, il tempo necessario per vedere la perla dell’Andalusia).



Spostando l’occhio – sempre da sotto il limone – verso sud-est vedo in lontananza un promontorio caratteristico; mi sembra di averlo gia’ visto.


Enrique, nostro amico reduce da Firenze, ospite in casa nostra, mi conferma: Gibraltar, Gibilterra. Dunque dal castello di Jimena si potevano ricevere e mandare messaggi per fuochi o per cenni di castella fino a Gibraltar.


La guida mi spiega che la collina su cui si appoggia Jimena non fu scelta per caso. Gia’ al tempo dei Romani – sempre loro – la zona tra Gibilterra e Algesiras (Carteia) era di importanza strategica. Truppe o merci che dal mare si dirigevano verso Cordoba o Ronda trovavano la collina proprio a un giorno di marcia dalla costa. Qui si fermavano anche perche’, senza radio e telefono, soprattutto senza internet, potevano mandar telegrami con un po’ di fumo e fuoco: tutto bene, siamo al ristorante, pancetta affumicata e fiorentina ai ferri. Le mamme erano tranquille.


Dante conosceva bene il mio Casentino: dal castello di Porciano e da quello multiplo di Romena si poteva comunicare con Castel S.Niccolo, con Poppi e Fronzola, e poi attraverso Bibbiena via via fino ad Arezzo. Dante Inferno C.XXII. Ma prima bisogna leggere l’ultimo verso del XXI.



Il Corno alle Scale. Il 13 maggio, giornata radiosa come le precedenti, un po’ piu’calda, con Paola e la Peugeot 205 siamo andati al Corno alle Scale. Veramente si chiama Alcornocales, ma sono riuscito a memorizzarlo solo con questo trucco d’anagramma. E’ il parco naturale di Jimena, un pezzo della foresta che un tempo copriva la penisola iberica e tutta l’Europa. Quindi non e’ uno scherzo. Quello che mi ha colpito: l’acqua che filtra da tutti i pori della terra e si riunisce gorgogliando, anzi gargantando, in tanti arroyios-ruscelli e chorros-cascatelle in gara canora con rospi e ranocchi.


E’ cascato un limone – ore 21’20 del 13 maggio 2003 (ndr)


Noi abitiamo in Chorro della Calle, n.10. Davanti a casa c’e’ un getto d’acqua perenne grosso come un braccio.


Il fiume che scorre sotto e’ l’Hozgarganta. La strada del parco che abbiamo percorso oggi si stende parallela al suo corso. E’ un fiume pulito e i ragazzi ci fanno il bagno. Soprattutto ce lo faranno in giugno e luglio. Mi piacerebbe anche a me ( tanti bagni nell’Arno casentinese ai tempi che Berta filava e Berto aggiustava le macchine da battere degli Sbarberi).


La foresta del parco, dicono le guide, ha un grande valore storico-naturalistico per la presenza di piante in altre parti oggi scomparse. Io per la verita’ ho visto quasi unicamente le querce da sughero che qui costituiscono una industria da multinazionale. A Paola facevano un po’ pena; alcune le raffigurava come dannati di un girone dentesco con la testa per terra e le gambe per aria, altre rappresentavano manichini vestiti di due colori – marrone scuro del tronco scortecciato e grigio del tronco rimanente.


Gran bell’andare comunque con la macchina a passo di carrozzella sui saliscendi di queste sierre ancora boscose e cosi’ ricche di storia: questi boschi erano pieni di bandoleros y contrabandistas fino al 1800; sugli scoscendimenti lungo gli arroyos, i ruscelli, abbiamo incontrato macine da mulino: le didascalie spiegano la vita intensa di comunicazione che si faceva intorno al mulino che fungeva da spaccio alimentare, agenzia di informazioni, agenzia matrimoniale, dopolavoro boscaiolo.


Ad un tratto si e’ presentata una radura cosparsa di casette e magazzini animata da folletti provenienti da due classi seste elementari li’ accampati per alcuni giorni sotto la guida dei rispettivi maestri. Sulla porta di ogni rifugio i nomi degli assegnatari, stesi al sole i sacchi a pelo, intorno ai fontanili voci festanti, in cima alla collinetta i ricami delle arcate di una piccola chiesetta S.Galgano.


Erano tornati da una ascensione al Mirador, la vetta del monte El Aljibe, 1092 metri da dove si vede l’Africa!


Tempo della scalata 4 ore ida y vuelta; Barbabianca ha fatto tutto in due ore e mezza: ascensione in solitario; non incontrato un hombre. Delusione in cima per la foschia del primo pomeriggio e l’indeterminatezza dei contorni. Visto un grande bacino lacustre, piu’ in lontananza una striscia azzurrognola tipo stretto di Gibraltar giu’ nello sfondo le ombre di alte montagne: l’Atlante?


Insomma per me ancora vale il detto: hic sunt leones.


Ma – giorno 15 di Maggio – sto aspettando una telefonata di Agenzia da Algesiras che mi deve confermare o meno il “Circuito Marroqui”: una corsa un po’ folle attraverso Fez, Marrakech, Casablanca, Rabat, 7 gg, 450 euro, mezza pensione. Un po’ come i giapponesi che in una settimana visitano tutta l’Europa. Ma, tanto vale: il traghetto e’ qui a portata di mano e parte domenica 18. hasta luego.


Ore 12: la fattoria degli animali e’ silente: solo il raglio tranquillizzante di un asino. Ma stamani, dall’alba alle 10 gran concerto, con esibizioni acrobatiche di merli, piccioni e pajaros vari.


Mercoledi 14 Maggio, di ritorno da Granada (Alhambra e Capilla Real), Real Madrid – Juventus in casa di Enrique e Albucena, i nostri ospiti di Firenze insieme a Julia. 3 a 1 fantastico in compagnia di una birra e un canestro di lupini: una sorpresa, un ritorno a tempi lontani, sino all’infanzia.


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