sabato 14 giugno 2003

Jimena in Andalusia


Jimena in Andalusia


I miei fiumi


Sabato 24, Domenica 25 Algesiras, Jimena. Week end di riposo, nella casetta bianca, col terrazzo panoramico, il giardino fiorito, il grande albero di limone, sotto il castello moresco. La domenica mattina passeggiata con bagno sul fiume Hozgarganta, acque pulite provenienti dal parco nazionale e prive di sostanze inquinanti. Per Barbabianca il bagno nel fiume ha un valore apotropaico (scaccia spiriti maligni) quasi liturgico. „Divieto di balneazione“ c’è scritto sulle rive dell’Arno, a Firenze, ma tanti tanti anni fa quanti bagni nell’Arno, in Casentino, al pozzone di Pontidarno, là dove il Solano confonde le acque venute giu’ da Secchieta e Montemignaio con quelle che l’Arno si è trascinato dal Falterona. Il bagno sull’Hozgarganta costituisce un ritorno all’antica madre, fonte della vita. La vita che a volte mettevamo a rischio quando, bambini in preda alla sete, si andava nel punto dove il fiume faceva piu’ corrente e si bevevano due sorsi, dopo aver recitato lo spell, la formula magica: „Acqua corrente ci beve il serpente, ci beve il mio dio ci posso bere anch’io“. „Febbri intestinali“, stabili’ il Dott. Batisti. Era un principio di tifo. Mi ricordo – a 9 anni - la febbre a 40 e la tortura al braccio, quando il dottore me lo trapano’ mezzo prima di trovare la vena per il prelievo del sangue. Da Siviglia arriva l’email: „La casa di Puerto S. Maria (Cadice) è disponibile per voi da domani per 3 giorni. Un abrazo. Tina. Addio Jimena. Si preparano le valigie e via con la Peugeot 1800 diesel, Simone alla guida, lungo lo Stretto, dal Mediterraneo all’Atlantico, una fila lunga km di mulini a vento, uno spettacolo. A Tarifa il mare e’ coperto di tavole a vela: un paradiso per i surfisti. Lo stesso vento si scatena sulla baia di Cadice e ci impedisce di fare una bella nuotata atlantica come nei desideri. Con Simone ci tuffiamo in acqua sulle onde lunghe della riva ma solo per pochi minuti, tanto per poter dire che ci siamo bagnati nell’Atlantico. Passeggiamo un po’ sulla spiaggia insieme a pochi altri sfaccendati, osservando i pescatori che ogni tanto sfilano la canna piantata sulla rena e lanciano il mulinello. Granelli di sabbia pizzicano la pelle delle gambe: una sensazione estramediterranea. Ritorniamo nella bella villetta di Tina e Victor, nuova di 2 anni, pulita e curatissima, e ci rifacciamo tuffandoci nella piscina condominiale, tutta libera per noi. Meglio il nostro Mediterraneo, che sia Stintino, il golfo di Baratti o la Zinzulusa. Il giorno dopo saliamo sul battello di linea che collega porto S.Maria con Cadice, attraversando tutta la baia. Ci troviamo a bordo affogati tra alcune centinaia di bambini delle elementari in visita di istruzione alla storica e bella città. Il giro sul Cadiz-tour, bus scoperto tipo Londra, dura soltanto uina mezzora, perché Cadice è piccola, 350.000 abitanti; un grande scoglio rotondo proteso nel mare, ancora difeso da mura e bastioni incombenti sulla spiaggia sottostante, bianca e bellissima. Pescatori che lanciano il mulinello dalle antiche garitte: chilometri di filo. Il lungomare in effetti è pensile: si cammina lungo una passeggiata mattonellata, per metà giardino ombroso con piante enormi risalenti alla scoperta dell’America. Su questi bastioni alti 100 metri una torretta di guardia ogni 50 passi. Troppo bella e strategica per vivere in pace; per secoli qui si e’ vissuto sempre in guardia; al tempo dei Romani era la terza per importanza, dopo Roma e Cartagine. E poi Visigoti, Vandali, mussulmani, cristiani, inglesi contro francesi … (Trafalgar è da queste parti), i filibustieri contro i galeoni provenienti dal Nuovo Mondo. Non c’è pace sullo stretto.

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