venerdì 13 giugno 2003

Tangeri


Tangeri


La Medina di Tangeri L’ultima nostra Medina, colorata e vivace, porto franco, città aperta, patria della libertà e della licenza fino agli anni cinquanta, meta e miraggio di contrabbandieri, finanzieri, bordellari, artisti maledetti di tutte le new ages… Eccola qui, oggi, piena di gente in festa (è venerdi) e di botteghe aperte. Una venditrice di poveri ortaggi non vuole essere fotografata e te lo dice con espressioni irriverenti. Irriverenza contro irriverenza, Piu‘ avanti le esposizioni di spezie, piante aromatiche, dolci e profumi, dai colori cosi‘ forti che sembrano artificiali: basta un accenno di intesa e non c’è nessun problema per fotografare. Rifacciamo le stradine in discesa e siamo subito al porto e poi sul lungomare, grande e bello, alberato e ombroso; e‘ l’ora del psseggio. Di fronte si vede l’Europa a due passi: Cadice, Tarifa, Algesiras: 2 mondi tanto vicini e cosi‘ diversi. Diversità sirena del mondo – dice il poeta. Turismo scuola di vita, lezione di tolleranza, relatività delle tue certezze. Africa, addio. L’orologio si sposta in avanti di 2 ore. Lasciamo alle spalle una giornata festiva, ci troviamo di fronte l’inizio dell’week end. E la festa continua. Vecchia Europa, siamo di nuovo da te (ore 12 del 24 maggio 2003). Col nostro viaggio, deciso il giorno dopo le bombe suicide di Casablanca, abbiamo sconfitto il terrorismo, quello di chi ci vorrebbe eternamente spaventati e chiusi in casa: Bush e compagnia.

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