mercoledì 3 dicembre 2003

<BR> Emozioni...






Emozioni



Martedi 2 Dic 2003, Firenze, Istituto Stensen, in viale D.Minzoni, tra Piazza della Libertà e piazza delle Cure, Festival dei popoli.


Trascorso intero pomeriggio.
Emozioni, via via sempre più grandi.


Prima Miguel Gil, catalano, tranquillo lavoro di avvocato, nel 93 in sella ad una moto arriva in Bosnia dove imperversano gli scontri con i Serbi. Camera in spalla diviene corrispondente di guerra, sempre in condizioni estreme, dal Kossovo alla Cecenia - i soldati russi fotografati cadaveri, occhi spalancati e bocca dilaniata, mentre Putin vince le elezioni raccontando che sono a Grozni vittoriosi e trionfanti - all'Africa dove morirà, ucciso in un imboscata in Sierra Leone.


Il suo sorriso.



Poi una giovane francese, faccia d'angelo, ci presenta il suo primo filmato terminato anzi non terminato 3 giorni fa: in 17 minuti, mettendo insieme fotografie di due giovani fotografi presenti in sala ti racconta la vita di merda di coloro che abitano sui terreni che racchiudono il petrolio "lo sterco del diavolo" nelle parole di un ministro venezuelano, per dire che nei paesi produttori di petrolio la vita della gente comune non conosce che peste fame e guerra.


Poi tre giovani, 2 fotografi e un regista, che presentano un reportage sull'asse del male che non è Iraq Iran C,orea del Nord, ma l'insieme dei paesi che producono lo sterco del diavolo, the crude world, dal Texas all'Angola alla Siberia. Dibattito interessante e confronto tra fotografia ed immagine in movimento. Ammirazione per questi giovani reporter freelance, liberi e coraggiosi, niente in comune con i giornalisti embedded delle grandi catene giornalistiche.
Miseria dei nostri talk show televisivi, dei nostri presentatori untuosi, baciapile, lustrascarpe...Finalmente un po' d'aria pulita e fresca. Credetemi, un tuffo in un nuovo mondo mediatico, quello che verrà - siamo ormai in periodo di avvento natalizio. Auguri.

Ma soprattutto gli 85 minuti con "Robert Capa in amore e in guerra" di Anne Masterpeace: due storie in simbiosi: quella di Robert Capa e quella dell'Europa e del mondo dagli anni 30 agli anni 50. La nostra storia recente, la mia vita, raccontata con le fotografie e i filmati di Capa: L'Ungheria di Horty fascista, la Berlino del 1930 - faro di cultura e di civiltà - la Germania di Hitler, la guerra di Spagna, Parigi e la Francia antifascista, l'America di Roosvelt, lo sbarco in Sicilia, gli scugnizzi di Napoli caduti in armi durante le 14 giornate,non 4, che regalano a Capa le emozioni più profonde della sua infinita storia di reporter di guerra ( sue parole).
Il suo antifascismo, il suo amore per gli umili, il suo sprezzo del pericolo - sale nel primo mezzo da sbarco sulle coste della Normandia, un soldato su tre morto ammazzato, 10.000 cadaveri su quella costa. E poi l'America, la società Magnum fatta di fotografi indipendenti e liberi, la prima al mondo.
Ma in Spagna era rimasta Gerda, la sua compagna di vita e di lavoro, 26 anni, una ferita mai rimarginata, anche lei fuggita da Budapest e da Berlino, intraprendente e viva, una Giovanna d'Arco armata di macchina fotografica.
E poi l'Indocina francese e la mina vietnamita, 1954, quarant'anni vissuti per quattrocento anni. Funerale ad Hanoi, ritorno in America, in un cimitero quacchero (pacifisti) dopo il rifiuto del cimitero militare, perché "kapa era contro la guerra" (la mamma).


Questo particolare non lo conoscevo e mi ha riempito di emozione.


Altra grande emozione venire a sapere che nel 1953 il governo americano gli ritira il passaporto, gettandolo in una crisi profonda.


Capa come Chaplin!


Ma che merda questa oligarchia che tiene in pugno ormai da troppi decenni gli Stati Uniti d'America.
Aveva combattuto (con la sua arma micidiale) il fascismo in Spagna, aveva fatto fotografie nella Russia sovietica. Comunque troppe fotografie alla povera gente. Troppa verità sulla turpitudine delle guerre. Non si fanno vedere occhi sbarrati e bocche dilaniate, le foto vanno fatte alle casse da morto coperte dalla bandiera.
Insomma per un prevenuto come me la soddisfazione di una conferma: gli USA in mano ai Bush e Cheney, ma non da oggi.


Popolo americano, datti una svegliatina. Altrimenti dò ragione al mio amico Giulio, elettromeccanico, 3 anni di legione straniera, parenti a Seattle, che insiste a dire che gli americani son bambini o bambocci.
Ma la più grande soddisfazione me la dà il fatto che Robert Capa si chiamava Endre Friedman ed era ebreo, scampato prima a quel fascista di Horty in ungheria e a quel nazista di Hitler in Germania; ed anche Gerda Taro, sua compagna caduta in Spagna combattendo con la camera contro i fascisti era ebrea. Viva Robert e viva Gerda.
Quando scriverò abbasso Sharon quelli che mi leggono faranno più fatica a dichiararmi antisemita. E se non basta: viva Cristo, Marx, Einstein, Freud...ci metto pure Rabin e, ancora vivo,Yossi Beilin ...Già Yossi Beilin. Teniamolo d'occhio, perché rischia di far la fine di Rabin.
Sinceramente, io sono dentro quel 59% di europei che credono che la prima sorgente del terrorismo oggigiorno sia il governo di Israele e credo - con Giulietto Chiesa - che Israele sia la più grande base americana all'estero.
Guerra al terrorismo.
Tu chiamale se vuoi emozioni.


Beh, quanto da me emozionato te lo metto in buona forma, come da programma stampato:


ore 16,10


Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta


Miguel në terren (sobre el terreny)
(Miguel sul campo)
di Enric Miró, Lluís Jené
Catalogna (Spagna), 2003, colore, video, 61’
Prima italiana


Nel 1993, Miguel Gil lascia il suo tranquillo lavoro da avvocato e, in sella a una moto, arriva in Bosnia, dove imperversano gli scontri con i Serbi. Da quel momento inizia la sua carriera di corrispondente di guerra. Camera in spalla, Miguel raggiunge più di un conflitto nel mondo. Sempre in condizioni estreme, passa dal Kossovo alla Cecenia, all'Africa, dove morirà, ucciso in un'imboscata in Sierra Leone.




ore 17,15


Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta


Un monde de brut
(Mondo grezzo)
di Carole Cheysson
Francia, 2003, bn, video, 30'
Prima italiana


Storie di miseria e di ricchezza nei nuovi paesi produttori di petrolio. Come vivono gli abitanti di questi paesi? I guadagni del commercio dell'oro nero arrivano a loro?. Gli Stati Uniti, primi consumatori mondiali – e, in generale, le compagnie occidentali – sono impegnati nell'infaticabile ricerca e controllo delle nuove risorse petrolifere. Persone, luoghi e racconti dell'ultima grande conquista: il possesso delle risorse energetiche.




ore 17,45
Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta
Tavola Rotonda “Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta”


Moderata da Peppino Ortoleva. Interverranno: Ben Anthony, Serge Enderlin, Serge Michel, Paolo Woods, Monika Bulaj


Presentazione del reportage “Oil – A Crude World”, di Serge Enderlin, Serge Michel, Paolo Woods Analisi del nuovo ordine mondiale del petrolio dopo l’11 settembre 2001.


ore 19,30


Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta


Robert Capa in Love and War
(Robert Capa in amore e in guerra)
di Anne Makepeace
USA, 2003, bn/colore, video, 85’


Due storie s'intrecciano e si muovono simbioticamente: quella personale di Robert Capa, uno dei più grandi fotoreporter mai esistiti, e quella delle guerre e dei rivolgimenti del secolo appena trascorso. Slancio vitale e irrequietezza hanno spinto Capa ha documentare il Novecento, dalla guerra civile spagnola a quella in Indocina, in prima linea sempre, affinché l'immagine restituisse la realtà dei fatti.

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