venerdì 2 aprile 2004

Abraam giudeo

La Umana Commedia IX


Credo quia absurdum Credo perché è assurdo


Prima Giornata.Novella Seconda

Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va in corte di Roma; e veduta la malvagità de' cherici, torna a Parigi e fassi cristiano.


       La novella di Panfilo fu in parte risa e tutta commendata dalle donne; .. appresso di lui Neifile,  cominciò in questa guisa.

     
Mostrato n'ha Panfilo nel suo novellare la benignità di Dio non guardare a' nostri errori, quando procedano da cosa che per noi veder non si possa; e io intendo di dimostrarvi quanto questa medesima benignità sopporti pazientemente i difetti di coloro che di essa dovrebbero dare e colle opere e colle parole vera testimonianza, e che invece fanno il contrario.



    
  In Parigi ci fu un gran mercatante e buono uomo, il quale fu chiamato Giannotto di Civignì, lealissimo e diritto e di gran traffico d'opera di drapperia; e avea singulare amistà con uno ricchissimo uomo giudeo, chiamato Abraam, il qual similmente mercatante era e diritto e leale uomo assai. La cui dirittura e la cui lealtà veggendo Giannotto, gl'incominciò forte ad increscere che l'anima d'un così valente e savio e buono uomo per difetto di fede andasse a perdizione. E per ciò amichevolmente lo cominciò a pregare che egli lasciasse gli errori della fede giudaica e ritornasse alla verità cristiana, la quale egli poteva vedere, sì come santa e buona, sempre prosperare e aumentarsi; mentre poteva ben vedere che la sua, in contrario, si diminuiva fino a scomparire.

       Il giudeo rispondeva che niuna ne credeva né santa né buona fuor che la giudaica, e che egli in quella era nato e in quella intendeva e vivere e morire; né cosa sarebbe che mai da ciò il facesse rimuovere. Giannotto non smise di insistere, mostrandogli, così rozzamente come i mercatanti sanno fare, per quali ragioni la nostra era migliore che la giudaica. E nonostante che il giudeo fosse nella giudaica legge un gran maestro, tuttavia, o per la grande amicizia che aveva con Giannotto, o forse per merito dello Spirito Santo che stava dietro le parole del povero ignorante Giannotto , al giudeo cominciarono forte a piacere le dimostrazioni di Giannotto; ma pure, ostinato in su la sua credenza, volger non si lasciava.

       Così come egli pertinace rimaneva, così Giannotto di sollecitarlo non finiva giammai, tanto che il giudeo, da così continua insistenza vinto, disse: - Ecco, Giannotto, a te piace che io divenga cristiano, e io sono disposto a farlo, sì veramente che io voglio in prima andare a Roma, e quivi vedere colui il quale tu dì che è vicario di Dio in terra, e considerare i suoi modi e i suoi costumi e similmente dei suoi fratelli cardinali; e se essi mi parranno tali che io possa, tra per le tue parole e per il loro comportamento, comprendere che la vostra fede sia migliore che la mia, come tu ti se' ingegnato di dimostrarmi, io farò quello che t'ho detto; ove così non fosse, io mi rimarrò giudeo come io mi sono.

       Quando Giannotto intese questo, fu in se' stesso oltremodo dolente, tacitamente dicendo: -
Perduta ho la fatica, la quale ottimamente mi parea avere impiegata, credendomi costui aver convertito; per ciò che, se egli va in corte di Roma e vede la vita scellerata e lorda de' cherici, non che egli di giudeo si faccia cristiano, ma, se egli fosse cristiano fatto, senza fallo giudeo si ritornerebbe - .

       E ad Abraam rivolto disse: - Deh, amico mio, perché vuoi tu entrare in questa fatica e così grande spesa, come a te sarà d'andare di qui a Roma? senza pensare che, per uno ricco come te, il viaggio  è tutto pien di pericoli. Non credi tu trovar qui chi i1 battesimo ti dea? E, se forse alcuni dubbi hai intorno alla fede che io ti illustro, qui ci sono maestri in grado di rispondere a tutti i dubbi che domanderai di chiarire. Per le quali cose, al mio parere, questa tua andata è di soperchio. Pensa che là i prelati sono come quelli che tu hai qui potuto vedere  e  tanto ancor migliori quanto essi son più vicini al pastor principale. E perciò questa fatica, per mio consiglio, ti serberai in altra volta per qualche pellegrinaggio, al quale io ti farò compagnia.

       A cui il giudeo rispose: - Io mi credo, Giannotto, che così sia come tu mi favelli, ma, per dirla in poche parole, io sono fermamente deciso ad andarvi, o altramenti mai non ne farò nulla.

       Giannotto, vedendo il voler suo, disse: - E tu va con buona ventura- ; e fra di sé pensava che mai si sarebbe fatto cristiano, come la corte di Roma veduta avesse.

       Il giudeo montò a cavallo e, come più tosto potè, se n'andò in corte di Roma, là dove pervenuto da' suoi giudei fu onorevolmente ricevuto. E quivi dimorando, senza dire ad alcuno per che andato vi fosse, cautamente cominciò a riguardare alle maniere del papa e de' cardinali e degli altri prelati e di tutti i cortigiani; e tra che egli s'accorse di persona, da uomo molto avveduto com'era, e tra quello che gli fu raccontato da altri, egli trovò dal maggiore infino al minore generalmente tutti disonestissimamente peccare in lussuria, e non solo nella naturale, ma ancora nella soddomitica, senza freno alcuno di rimordimento o di vergogna, tanto che la potenzia delle meretrici e de' garzoni in ottenere qualunque cosa era grandissima. Oltre a questo, li vide universalmente gulosi, bevitori, e briachi e più al ventre serventi a guisa d'animali bruti, oltreché dediti alla lussuria.

       E più avanti guardando, in tanto tutti avari e cupidi di denari gli vide, che vendevano a denari il sangue umano, anzi il cristiano,  e le divine cose vendevano e comperavano, qualsiasi si fossero, appartenenti al sacro o ai benefici spirituali, tanto che c'erano più botteghe e mercanti lì che non nelle drapperie e fabbriche di Parigi. E davano il nome di  " procureria " alla manifesta simonia, e chiamavano "sustentazioni " le gulosità, quasi che Iddio si debba lasciare ingannare a guisa degli uomini, dai nomi delle cose e dal significato dei vocaboli, e non conoscesse le vere intenzioni  de' pessimi animi.

 Le quali cose, insieme con molte altre che da tacer sono, sommamente spiacendo al giudeo, sì come a colui che sobrio e modesto uomo era, parendogli assai aver veduto, propose di tornare a Parigi, e così fece. Al quale, come Giannotto seppe che venuto se n'era, niuna cosa meno sperando che del suo farsi cristiano, se ne venne, e gran festa insieme si fecero; e, poi che riposato si fu alcun giorno, Giannotto il domandò quello che del santo padre e de' cardinali e degli altri cortigiani gli parea.

       Al quale il giudeo prestamente rispose: -
 Parmene male, che Iddio dea a quanti sono; e dicoti così che, se io ben seppi considerare, quivi niuna santità, niuna divozione, niuna buona opera o essemplo di vita o d'altro in alcuno che cherico fosse veder mi parve; ma lussuria, avarizia e gulosità, fraude, invidia e superbia e simili cose e piggiori (se piggiori essere possono in alcuno) mi vi parve in tanta grazia di tutti vedere, che io considero più tosto quella per una fucina di diaboliche operazioni che di divine. E da quello che ho capito, mi pare che il vostro pastore e per consequente tutti gli altri con ogni sollecitudine e con ogni ingegno, si diano da fare per  riducere a nulla e per cacciare dal mondo la cristiana religione, mentre proprio essi dovrebbero esser fondamento e sostegno di quella.

E siccome io vedo che non avviene ciò per cui essi operano, ma anzi continuamente la vostra religione aumenta e più lucida e più chiara diviene, giustamente mi par di capire che lo Spirito Santo sia fondamento e sostegno di essa più che alcun'altra, sì come vera e santa. 

 Per la qual cosa, dove io rigido e duro stava a' tuoi incitamenti e non mi volea far cristiano, ora tutto aperto ti dico che io per niuna cosa rinuncerei di farmi cristiano. Andiamo adunque alla chiesa: e quivi, secondo il debito costume della vostra santa fede, mi fa battezzare.

       Giannotto, il quale aspettava una conclusione del tutto contraria a questa, quando lo sentì dir così, fu il più contento uomo che giammai fosse. E a Nostra Dama di Parigi con lui insieme andatosene, richiese i cherici di là entro che ad Abraam dovessero dare il battesimo. Li quali, udendo che esso l'addomandava, prestamente il fecero: e Giannotto il levò del sacro fonte e nominollo Giovanni; e poi lo fece compiutamente ammaestrare da valenti maestri nella nostra fede la quale egli prestamente apprese, e fu, poi, buono e valente uomo e di santa vita.   


Per il testo integrale  vedi qui. 

Nessun commento:

Posta un commento