lunedì 28 giugno 2004

Pacifisti americani a Firenze

Nancy che sta a Firenze


 





e la “democrazia” mediatica


 





Vita quotidiana dei pacifisti americani in tempo di guerra



Spesso gli italiani che protestano in piazza contro la guerra vengono bollati come “anti-americani” ma vi posso assicurare che quando passiamo noi Statunitensi con il nostro striscione «Not in Our Name” veniamo sempre applauditi. Chi è contro questa guerra sta chiedendo un altro mondo con un’altra Italia ed un’altra America in cui la guerra con tutti i suoi orrori non sia più considerata un’alternativa per la risoluzione dei conflitti.


Dal 1991 esiste a Firenze un gruppo di Statunitensi contro la guerra residenti a Firenze, che ha preso forma sotto la Tenda per la Pace istituita durante le proteste contro la prima guerra in Iraq. Di fronte alla minaccia di una nuova guerra contro l’Iraq nel settembre 2002 abbiamo rilanciato le nostre attività. Una guerra che non siamo riusciti ad impedire.


Sappiamo tutti …Le immani spese militari ed il taglio alle spese sociali (sanitarie, scuole, ecc.) stanno rovinando il nostro paese in tutti i sensi.


..spesso ci viene chiesto com’è possibile che la maggior parte degli Americani negli Stati Uniti sostengano ancora il Presidente Bush.


Per capire, dovete immaginare un paese dove l’unico telegiornale nazionale e internazionale delle tre reti che coprono tutti i 50 stati degli Usa (Abc, Nbc, Cbs) va in onda soltanto dalle ore 18.30 alle 19 - tutte e tre alla stessa ora - quindi puoi guardarne uno solo (ammesso che tu sia a casa a quell’ora). La Cnn che vediamo in America (che comunque è a pagamento negli Usa) non è quella che viene vista in Europa ma ha un carattere “nazionale” e poco spazio viene dato alle notizie internazionali oppure vengono proposte a ore improponibili.


I giornali facilmente disponibili sono soltanto locali oppure la testata “Usa Today”, che riporta sempre la linea dell’Amministrazione Bush. Per avere notizie diverse devi essere abbonato ad una rivista/giornale che arriva per posta oppure ti devi recare in una biblioteca pubblica ben fornita oppure in una grande libreria, se abiti in una città non troppo piccola. E’ vero che esiste Internet dove trovi tutto e che quasi tutti gli americani ce l’hanno in casa. Ma quante persone dopo una giornata di lavoro hanno il tempo per cercare delle notizie diverse? Non è un caso che la maggior parte degli statunitensi contro la guerra gravitano intorno alle grandi città oppure alle università, dove l’informazione è più a portata di mano.


Un’informazione che invece arriva è il messaggio radiofonico del Presidente Bush tutti i sabato sera. Lui continua a dire che tutto migliora in Iraq, che le scuole funzionano, che c’è acqua ed elettricità per tutti adesso e che tutto è tranquillo. Con la recente pubblicazione di decine di libri che invece raccontano la realtà ben diversa e con tutti i soldati americani che stanno morendo e l’attuale campagna elettorale di John Kerrv; che ha tutto l’interesse a raccontare la situazione reale, piano piano l’opinione pubblica sta cambiando, ma non è facile. Infatti non va sottovalutato il peso del patriottismo estremo che ci viene inculcato da quando siamo piccoli né il richiamo continuo a Dio e alla religione da parte di Bush. Quando noi facciamo un presidio a Firenze in Piazza Duomo, spesso si fermano turisti americani e ci capita spesso di essere accusati di essere traditori della patria, che dobbiamo vergognarci in quanto cittadini della nazione più democratica e libera del mondo, che abbiamo il dovere di seguire sempre il “nostro” presidente eletto democraticamente (e anche qui ci sarebbe da discutere!) in particolare nei casi in cui il paese si assume il compito di portare la democrazia in tutto il mondo, anche se chi dovrebbe apprezzare tutto questo non è in grado di capirlo.” Quasi le stesse parole pronunciate da Bush come ulteriore giustificazione dell’azione americana nell’Iraq. La sua propaganda ha funzionato.



Negli Usa, le proteste per le strade ci sono, anche se rischi la salute, il carcere, il lavoro e sono quasi invisibili all’interno del paese a causa del controllo dell’informazione. Ma anche per questo ci vorrebbe un altro articolo intero. Mi limito soltanto a dire che i gruppi sono moltissimi e molto variegati e che vanno dagli attivisti afroamericani (anche per protestare contro il numero spropositato di soldati neri e latini che sono in prima linea nell’Iraq), ai veterani del Vietnam e della prima guerra del Golfo, alle famiglie di militari in Iraq (“ama il mio soldato, odia questa guerra”) e le famiglie delle vittime dell’attacco contro le torri gemelle.


Le prossime manifestazioni di protesta negli Usa sono fissate per il 30 giugno prossimo con la ripetuta richiesta del ritiro delle truppe dall’Iraq. Infatti, è stata approvata una nuova risoluzione Onu (n. 1346, 8 giugno 2004), ma non cambia la realtà attuale. Nella risoluzione cambiano i nomi delle forze d’occupazione (adesso si chiamano “forze multinazionali”) ed il nome del governo provvisorio ma in sostanza tutto rimane come prima dell’8 giugno. Vengono stabilite delle date per le elezioni ed il passaggio ad un governo democraticamente eletto “se possibile”, con la presenza dell’Onu “se le condizioni di sicurezza la permettono”. Per ora non è nemmeno attuabile. Viene concessa l’immunità ai soldati stranieri delle forze multinazionali e viene dato il via libero alla vendita di tutte le armi necessarie alle stesse forze militari. Andiamo da male in peggio.


Vìncerà Kerry a novembre? Cambierà qualcosa? Kerry sostiene una società più equa con una migliore assistenza sanitaria, istruzione per tutti, ecc. Ma per quanto riguarda la guerra in Iraq, Kerry ha detto che aumenterà il numero dei soldati per concluderla prima e garantisce che ritirerà le truppe nel giro di quattro (4!) anni. Questo non è di certo ciò che chiediamo noi. Ma dobbiamo ricordare quello che Bush e la sua amministrazione ha fatto e sta facendo al nostro paese e al mondo intero. E soprattutto quel che vuole fare nel futuro. Kerry sarebbe sicuramente un presidente migliore e io voterò per lui, anche se continuerò a chiedere il ritiro immediato di tutte le truppe di occupazione, (anche quelle italiane) dall’Iraq.


Nancy Bailey



Ho trovato questo articolo su Percorsi di cittadinanza, supplemento mensile di Aut Aut, stampa a cura delle Autonomie Locali. L’ho scannerizzato per riproporlo qui.


Penso che ci aiuti a capire l’incomprensibile: in Italia si spezza il traffico ferroviario Nord-Sud per una discarica, in America il traffico va a gonfie vele e nella discarica texana continuano a rovesciarsi cadaveri di soldati americani, poltiglia di corpi iracheni. In Israele …


E le stelle stanno a guardare…Kerry. Cara Nancy, ancora più coraggio – lo dico per me. Siamo in mano a mafiosi e banditi. In Italia, nel periodo più critico che accompagnò e seguì la caduta del fascismo, da Milano spirò forte il vento del Nord e ci levò dal pantano. Anche oggi guardiamo a Milano. Da voi, un secolo e mezzo fa il vento del Nord portò Lincoln e spazzò via la schiavitù, anche se solo in senso formale. Gli schiavisti sconfitti allora sono al potere lì da voi. I fascisti sconfitti allora sono al potere qui da noi. Il periodo che viviamo ha quella intensità e chiama tutti, vecchi e giovani, alla lotta militante. Spero di conoscerti presto nei cortei contro la guerra (anche mediatica) qui a Firenze.


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