giovedì 29 luglio 2004


Spigolature terzaniane


Scalata alle nuvole - in solitaria -


"...L'ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce al tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si puo' distendere a diventare una nuvola, quell'ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli».



Camaleonte - ma con i cinesi non funziona


...in Cina ho studiato il cinese, mi sono vestito da cinese, viaggiavo in bicicletta, come loro. Alla fine mi hanno detto: "Oh, ma tu chi sei?" e mi hanno arrestato. Vado dai musulmani e divento musulmano. La mia barba mi ha salvato a Kabul, quando due malandrini di notte hanno assaltato il nostro taxi, puntando il kalashnikov: mi hanno guardato e hanno chiesto "musulmano?". "Sì, musulmano". Nell'ashram divento ashramita...».


Fiorentino ma in senso "stretto"


«La fiorentinità, di cui sono orgoglioso, mi è però stata stretta. Ho voluto essere straniero perché mi è sempre pesato il noi, l'appartenenza a qualche gruppo, o categoria. Ho preferito andare a capire gli altri. Il mio mondo lo conosco e non mi interessa più».


Mortalità sirena del mondo


«È stata una sofferenza parlare di sé» ammette «l'ho sempre fatto e si potrebbe dire che anche questo è un esercizio di narcisismo. Eppure stavolta non era per me, ma per dire qualcosa che potesse aiutare gli altri. Una via per chi deve fare la stessa strada, non quella della malattia, ma quella della scoperta che siamo malati di qualcosa di molto più grande: siamo malati di una cosa stupenda che è la mortalità.


Sono quasi pronto a morire perché mi diverte vedere che cosa è questa morte: l'unico rimpianto che ho è che non riuscirò a scriverne.


Eutanasia all'indiana

"In un ashram sulla strada per la mia baita himalayana, c'era un vecchio baba di cui sono stati seguaci personaggi come Timothy Leary. Di notte arriva un tipo di corsa: "Baba! Baba! Mio padre sta malissimo, devi fare qualcosa!". "Cosa vuoi, va' via!" risponde il santone duramente, perché la dottrina del karma impedisce all'induismo la compassione. Quello si butta ai suoi piedi, piange. Allora il baba, per toglierselo di torno: "Be', prendi una banana, riducila in poltiglia e fagliela mangiare, vedrai che tutto andrà bene". L'uomo corre a casa, fa come gli ha detto il baba, offre la banana al parente che, subito dopo, muore. Noi avremmo pensato che "bene" era se il malato campava altri cinque anni: ma perché non pensare che "bene" è il fatto che ha mangiato la banana ed è morto serenamente?».


Estratte da qui

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