mercoledì 25 agosto 2004

Le due scuole


 


A circa una mezz'ora di buon passo di bimbo da casa nostra si trovavano due scuole elementari, una troppo socialista e l'altra troppo religiosa: "Casa dell'Educazione per i figli della classe Operaia Berl Katzenelson", a nord di via Ha Turim, sul cui tetto _ sventolava, accanto alla bandiera nazionale, anche un' altra rossa. Lì si festeggiava con parata e cerimonie il Primo maggio. II direttore lo chiamavano "compagno", tanto gli insegnanti quanto gli allievi. Gli  insegnanti indossavano d'estate dei pantaloni cachi corti e sandali in stile biblico. Nell'orto in cortile i bambini venivano formati alla vita dei campi e alla realizzazione personale attraverso il lavoro. Nei laboratori ci si impratichiva con mestieri quali qullo del falegname e del fabbro, meccanico e maniscalco, e un' altra cosa di cui si sapeva poco ma che incuriosiva, chiamata meccanica di precisione.


In classe i bambini potevano sedersi dove volevano, persino i maschi vicino alle femmine. Quasi tutti portavano camicie celesti  con dei nastri rossi o bianchi. I ragazzi avevano i pantaloni corti ripiegati fin quasi al cavallo, mentre quelli delle femmine, anch'essi corti in un modo inverecondo, erano stretti alle gambe con degli elastici. Gli scolari si rivolgevano agli insegnanti chiamandoli sempre e solo per nome, Nadav, Alichin, Edna o Haghit. Lì si studiavano: matematica,letteratura e storia, ma anche materie  quali storia della comunità in terra d'Israele e del movimento operaio, principi del movimento operaio, fasi nell' evoluzione della lotta di classe. Cantavano anche a squarciagola tutti gli inni proletari, a cominciare dall' Internazionale per finire con Saremo tutti pionieri e pioniere o Camicia blu...


In quella scuola per figli della classe operaia la Bibbia era materia  d'insegnamento in quanto collezione di argomenti d'attualità, i profeti erano combattenti per il progresso e la giustizia e lo stato assistenziale, mentre sovrani e sacerdoti erano i rappresentanti dell'ingiustizia sociale vigente dominante. Il giovane Davide, pastore  del gregge, era un guerrigliero coraggioso nelle file del  movimento per la liberazione nazionale dal giogo filisteo, ma in tarda età diventava anch'egli un re colonialista-imperialista, conquistatore di terre e oppressore di genti, indegno sfruttatore della classe  operaia.


.A quattrocento metri di distanza da questa rossa Casa dell'Educazione, nella via parallela, c'era invece la scuola tradizionale Tachmoni del movimento religioso "Ha Mizrach", che prendeva solo maschi, e solo con la papalina in testa. Si trattava per lo più di bambini di famiglie povere, a parte alcuni figli della  buona borghesia sefardita insediata da sempre a Gerusalemme ma rimasta tagliata fuori con la diffusione dell'inflessibile cultura  ashkenazita. In questa scuola i bambini erano chiamati sempre e solo per cognome, Bozo, Valero, Danon, Cordovero, Saragosti, Alfassi, mentre gli insegnanti erano rispettivamente signor Neimann,  signor Alkalai, signor Mikhaeli, signor Avisar, signor Benvenisti e signor Ophir. Il direttore era chiamato illustre signor direttore.  Ogni mattina la prima ora iniziava con la preghiera, dopo veniva l'ora di Bibbia o di commento, e altre lezioni in cui gli allievi ripetevano i "capitoli dei padri" e studiavano la tradizioni dei maestri, il Talmud, le leggende e le norme e la storia delle preghiere e della poesia religiosa, e poi precetti e opere edificanti, articoli tratti dal codice "Shulchan Arukh" e dal formulario di preghiere e storia dell'esilio d'Israele e biografie dei grandi eruditi e alcune  gesta e opere edificanti, un poco di Yehudah Ha Lewi e  altrettanto di Bialik, e fra questi e quelli qualche rudimento di grammatica ebraica e di matematica, inglese e canto, storia e un briciolo di geografia. Anche d'estate gli insegnanti portavano la giacca mentre l'illustre signor direttore Ilan aveva sempre un completo a  tre pezzi.


Mia madre avrebbe voluto mandarmi sin dalla.prima alla Casa dell'Educazione, vuoi perché non approvava la rigida separazione dei sessi del modello religioso, vuoi perché il vecchio Tachmoni, con i suoi grevi edifici in pietra costruiti ancora ai tempi del dominio turco, le sembrava troppo antiquato, esilico e triste al confronto con la scuola della classe operaia, le sue grandi finestre, le aule luminose, il suo orticello e quell' allegria perpetua, frizzante. Forse quella scuola le ricordava in qualche modo i tempi del liceo Tarbut a Rovno.


Quanto a mio padre, si mostrava non poco incerto sul da farsi: la sua massima ambizione era che io andassi a scuola insieme ai figli dei professori di Rechavia o almeno con quelli di medici, insegnanti e impiegati residenti a Bet Ha Kerem, ma a quei tempi non erano rari gli incidenti e le sparatorie, e tanto Rechavia quanto Bet Ha Kerem erano distanti due autobus da casa nostra a Kerem Abraham. I principi del Tachmoni erano affatto estranei al suo animo laico-nazionalista e al suo spirito illuminato e scettico. La Casa dell'Educazione, per contro, la considerava quale una torbida fonte di indottrinamento comunista e di lavaggio del cervello proletario. Non gli restò pertanto altro da fare che soppesare l'uno di fronte all' altro tanto il rischio nero quanto quello rosso e alla fine scegliere il minore dei  mali.


Dopo tante titubanze, papà decise, contrariamente all' opinione di mamma, di mandarmi al Tachmoni: riteneva che, anche qualora mi fossi trasformato in un bambino religioso, tutto ciò non rappresentava un grosso rischio dal momento che comunque la religione aveva i giorni contati, giacché il progresso la spingeva via rapidamente, e se anche supponiamo loro fossero riusciti a farmi diventare per un certo periodo un chierichetto, ben presto sarei comunque rinsavito, scrollandomi via di dosso tutta quella polvere arcaica, e anche la rigida osservanza dei precetti religiosi sarebbe passata senza fare danni, destinata com'era a estinguersi nel giro di pochi anni insieme ai bigotti e alle loro sinagoghe, di cui non sarebbe rimasto altro che un pallido ricordo nel folklore.


Mentre nella Casa dell'Educazione si prospettava, secondo l'opinione di papà, il rischio di un' autentica minaccia ideologica: l'onda rossa infatti andava montando nella nostra terra, e si stava diffondendo in tutto il mondo. L'indottrinamento socialista era insomma un abisso da cui non si risaliva mai. Se gli mandiamo il bambino, in un attimo gli riempiranno il cervello e lo monteranno con tutte quelle frottole di Marx, trasformandolo rapidamente in un bolscevico, in un soldatino di Stalin, lo spediranno in uno dei loro kibbutz e di là non c'è ritorno  ("quanti vi entrano non ne ritornano",  citava papà dal libro dei Proverbi).


Ma la strada da casa nostra alla scuola Tachmoni, che era poi la stessa per la Casa dell'Educazione, passava accanto al campo Sdmeller. Dalle postazioni in cima alle mura, difese con alcuni sacchi di sabbia, ogni tanto dei soldati inglesi un po' nervosi o nemici degli ebrei o forse solo ubriachi sparavano sulla gente per strada. Una volta aprirono il fuoco con le mitragliatrici e uccisero 1'asino del lattaio perché temevano che i bidoni di latte fossero pieni di  esplosivo, come era capitato all'hotel King David. Qualche altra era successo che gli autisti inglesi investissero con le loro jeep i passanti che non si erano scostati abbastanza in fretta.


Era da poco finita la guerra mondiale, erano i tempi del movimento armato clandestino e degli attentati: la bomba al comando britannico, 1'ordigno che gli uomini della Resistenza avevano messo nella cantina dell'hotel King David, gli attacchi allo stato maggiore  del cm in via Mamila e alle installazioni dell' esercito e della polizia.



I miei genitori decisero infine di rimandare di due anni la scelta alternativa fra tenebra medievale e trappola socialista, fra Tachmoni e Casa dell'Educazione per i figli della classe operaia, e mandarmi nel frattempo - per la prima e la seconda - alla Patria del fanciullo sotto la direzione della  maestra signora Isabella. Il maggiore vantaggio di quella scuola domestica e piena di gatti era costituito dal fatto che si trovava a un tiro di schioppo da casa: si usciva dal cortile, si girava a sinistra, si attraversava bene attenti via Amos, si scendeva ancora una trentina di metri su via Zac, e si era arrivati: una siepe fitta di passiflora e un gatto bianco e grigio, il gatto al turno di guardia,  che ti miagolava dalla finestra per annunciare il tuo arrivo. Ventidue scalini ed ecco che appendevi la tua borraccia  nell'ingresso della scuola più piccola di Gerusalemme:  due maestre, una dozzina di scolari e nove gatti.


 


Amos Oz


Una storia di amore e di tenebra


Feltrinelli 2003


pp.342-345


E' un bel libro.


Lo sta leggendo Paola che ogni tanto mi segnala qualche pagina.

1 commento:

  1. ti voglio fare i miei complimenti: grazie per averci regalato questo pezzo. Buona giornata

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