venerdì 22 ottobre 2004

Divertissement


Da circa un mese la commissione teologica internazionale,
presieduta dal solito cardinale Ratzinger, sta seriamente
studiando l'abolizione del limbo, una vera rivoluzione per
il cielo, ma soprattutto per la terra dove verrebbe infatti
cancellato uno dei quadri concettuali più confortevoli per
la nostra fragile vita. [Francesco Merlo La Repubblica -]


La notte che morì Pier Soderini
l'anima andò dell'inferno alla bocca
e Pluto le gridò: che inferno,
vai nel limbo dei bambini.
(Machiavelli)
Pier Soderini fu Gonfaloniere di Giustizia a Firenze dal 1902 al 1912.


Ma Dante è arrivato prima di Ratzinger:


gli "imboscati" li respinge il Paradiso e non li vuole l'Inferno:


Ed elli a me: «Questo misero modo
3. 35 tegnon l'anime triste di coloro
3. 36 che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.


3. 37 Mischiate sono a quel cattivo coro
3. 38 de li angeli che non furon ribelli
3. 39 né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.


3. 40 Caccianli i ciel per non esser men belli,
3. 41 né lo profondo inferno li riceve,
3. 42 ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».
Inferno, III, 35-42.


Ma senza l'aria condizionata:


            Quivi sospiri, pianti e alti guai
3. 23 risonavan per l'aere sanza stelle,
3. 24    per ch'io al cominciar ne lagrimai.

3. 25      
Diverse lingue, orribili favelle,
3. 26    parole di dolore, accenti d'ira,
3. 27    voci alte e fioche, e
suon di man con elle

3. 28       facevano un tumulto, il qual s'aggira
3. 29    sempre in quell'aura
sanza tempo tinta,
3. 30   
come la rena quando turbo spira.
Inferno, III,23-30


I non battezzati "non imboscati" vanno in paradiso (Stazio, poeta latino ante Christum natum):


Dinanzi ad esse Eufratès e Tigri
33.113 veder mi parve uscir d'una fontana,
33.114 e, quasi amici, dipartirsi pigri.


33.115 «O luce, o gloria de la gente umana,
33.116 che acqua è questa che qui si dispiega
33.117 da un principio e sé da sé lontana?».


33.118 Per cotal priego detto mi fu: «Priega
33.119 Matelda che 'l ti dica». E qui rispuose,
33.120 come fa chi da colpa si dislega,


33.121 la bella donna: «Questo e altre cose
33.122 dette li son per me; e son sicura
33.123 che l'acqua di Letè non gliel nascose».


33.124 E Beatrice: «Forse maggior cura,
33.125 che spesse volte la memoria priva,
33.126 fatt'ha la mente sua ne li occhi oscura.


33.127 Ma vedi Eunoè che là diriva:
33.128 menalo ad esso, e come tu se' usa,
33.129 la tramortita sua virtù ravviva».


33.130 Come anima gentil, che non fa scusa,
33.131 ma fa sua voglia de la voglia altrui
33.132 tosto che è per segno fuor dischiusa;


33.133 così, poi che da essa preso fui,
33.134 la bella donna mossesi, e a Stazio
33.135 donnescamente disse: «Vien con lui».


33.136 S'io avessi, lettor, più lungo spazio
33.137 da scrivere, i' pur cantere' in parte
33.138 lo dolce ber che mai non m'avrìa sazio;


33.139 ma perché piene son tutte le carte
33.140 ordite a questa cantica seconda,
33.141 non mi lascia più ir lo fren de l'arte.


33.142 Io ritornai da la santissima onda
33.143 rifatto sì come piante novelle
33.144 rinnovellate di novella fronda,
33.145 puro e disposto a salire a le stelle.


Purgatorio, finale.

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