martedì 21 dicembre 2004

Rassegna stampa


Vendolano al vento: Cravatte e/o bandiere rosse


Belle cravatte e niente bandiere rosse, la corsa di Nichi
La Gad non è andata in frantumi per Vendola, ma certo non
si sente troppo bene e pure lui, che così fotografa la
situazione: "La rottura non c'è stata, ma se si fosse
verificata io sarei stato soltanto un pretesto". Maria
Latella
racconta sul Corriere della Sera che in un momento
in cui "l'immagine conta troppo", Vendola, che porta
l'orecchino e non sempre mette la cravatta, dice che
"stiamo scivolando verso un'idea pubblicitaria della
politica, per questo voglio affrontare quel tanto di
berlusconismo che è dentro di noi" e convincere la Gad che
si possono vincere le elezioni anche puntando su soggetti
estranei alle tre predilette categorie: funzionario di
partito, imprenditore, giornalista televisivo
.



Peccato, però
Bossi, perché non rileggere un po' Cattaneo? Perché il federalismo rimane una buona cosa; l'Italia è nata male, da quando Garibaldi fu mandato al confino a Caprera. Non essere tanto "identitario", Guarda l'Udinese:
Un portiere abruzzese, un difensore piemontese, uno argentino, uno danese, uno brasiliano, un centrocampista ghanese, un regista cileno, un esterno romano e uno ceco, oppure uno di Monza o di Grosseto. Una punta di Crotone oppure una di Formia, ai lati un romano e un napoletano. (Gianni Mura su La Repubblica)
Nel frattempo potresti dare una mano alla Toscana, anche se non ti vota non è male; eppure, appena fa una legge, i tuoi amici di governo la bloccano subito. Roma capona peggio di sempre?


Lega = neoidentitaria, xenofoba e fondamentalista?


Il Carroccio sulla linea del Bosforo
Le cronache, parole e immagini della manifestazione
leghista di Milano contro l'ingresso della Turchia
nell'Unione europea rimettono a fuoco l'immagine troppe
volte edulcorata della Lega. Lontani i tempi in cui ci si
poteva far sedurre dal suo populismo fino a interpretarla,
come fece qualche dirigente diessino, come "una costola
della sinitra", la creatura di Bossi si conferma una
formazione neoidentitaria, xenofoba e fondamentalista
. Ma
come si fa a invocare il ripristino di un'incontaminata
purezza delle radici europee in tempi di globalizzazione
avanzata? O il protezionismo culturale in tempi di
contaminazione transculturale accelerata?
[Ida Dominijann - Il Manifesto]

Nessun commento:

Posta un commento