lunedì 7 marzo 2005

 Ho visto Roma-Juventus
In TV, sabato 5 marzo

Il rigore poteva essere non dato in base al beneficio del dubbio. Seguendo il corso della partita, interessante comunque per le qualità tecniche di tanti giocatori presenti sul campo, mi sono sentito via via portato a far tifo per la perdente, un po' per il naturale sentimento di "compassione" per i perdenti, che sento più vicini a me, un po' per l'agonismo e la volontà di rimonta dei romani, con i tocchi di prima di Totti, le carambole di Cassano...Ma poi, via via è subentrato il malessere, la tristezza, il disagio, quasi un'angoscia... fino al disgusto. Una luce in quelle tenebre: la calma consapevole e matura mantenuta da Del Piero di fronte al giocatore romanista che gli ha messo le mani in faccia. Grazie davvero al primo piano dell'operatore. Giocatori romani quanto più bravi tanto più litigiosi; sulla tifoseria romanista mantengo da anni un pregiudizio negativo di cui chiedo scusa.

Due flashes dalla stampa:

Sabato c'era un ragazzino addolorato nella tribuna dello
stadio Olimpico. Si chiama Filippo Calipari, ha 13 anni ed
è il figlio dell'agente dei servizi segreti morto venerdì a
Baghdad per proteggere Giuliana Sgrena dagli spari degli
americani. A Filippo, che forse non era ancora pienamente
cosciente di essere rimasto orfano, e che a 24 ore dalla
terribile notizia aveva bisogno di un momento di serenità e
allegria, la sua amata Roma e l'odiata Juventus hanno
offerto uno spettacolo orrendo: scontri tra tifosi, falli e
irregolarità in campo, e solo pochi istanti di autentico
calcio.

El País, Spagna [Impunità - in spagnolo - a pagamento]


... Il sabato c'è una partita molto attesa,
con 180 paesi collegati, in cui l'arbitro fischia 72 falli,
ammonisce 10 giocatori, non è aiutato da nessuno. Né da
giocatori imbizzarriti né da guardalinee mediocri. Così
succede che nel primo tempo si giochino 16' su 48. Così
succede che si convalidi un gol in fuorigioco, se ne
annulli per fuorigioco uno regolare, si conceda un rigore
che non c'era e non se ne conceda uno che c'era. Ridurre
questa partita tra Roma e Juve a una condanna di Racalbuto
(e di designatori ormai con data di scadenza) è
inevitabile, ma non c'è solo questo.
[Gianni Mura - La Repubblica - a pagamento]

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