martedì 1 marzo 2005

 Teorema Zapatero  e demenza senile  

Le libertà civili finiscono quando le regole religiose si mescolano con le Leggi dello Stato.

Sartori affronta l'argomento partendo dalla base: cosa si intende per vita? , ed afferma giustamente che "vita non è lo stesso che vita umana".
La vita umana è diversa da tutte le altre forme di vita, animale, vegetale e (chissà?) minerale perchè caratterizzata dalla "autoconsapevolezza", perchè si "rende conto" di vivere e di dover morire.
Ergo l'affermazione che "l'embrione è un essere umano" non è esatta, e non è esatto sostenere che i diritti dell'embrione sono equivalenti a quelli delle persone già nate.
Conclude Sartori che non si può "uccidere un futuro, qualcosa che ancora non esiste".

Referendum tra teologia e politica

LA VITA UMANA SECONDO RAGIONE

di Giovanni Sartori

Corriere della Sera - 28 febbraio 2005

Fede e ragione. Vi sono questioni che sono materia di fede, e questioni che sono materia di ragione. Se Dio esiste è materia di fede. Se è vero che gli aeroplani volano perché sostenuti da angeli è materia di ragione. L'importante è che le due sfere si rispettino e non si impasticcino l'una con l'altra. Mentre nei dibattiti in corso sul diritto alla vita e sull'embrione l'impasticciamento è di tutta evidenza.

Intanto, vita non è lo stesso che vita umana. Anche le mosche, i pidocchi, le zanzare sono animaletti viventi, sono vita. Ma io li uccido, confesso, con soddisfazione. Anche gli animali e i pesci che io mangio erano, prima, esseri viventi. Eppure li mangio, confesso, senza sentirmi in peccato. Invece la vita umana è inviolabile, è sacra. Perché? Qual è la differenza?

Il problema è questo, ma la Chiesa di Papa Wojtyla lo evade. La sua crociata è per la difesa della "vita nascente". Anche quella delle piante? Anche quella dei tafani? Evidentemente no. E perché no? Torno a chiedere: qual è la differenza tra qualsiasi vita e la vita umana? In passato la risposta era l'anima, che è l'anima che determina l'essere dell'uomo. Ma oggi l'anima viene dimenticata, la Chiesa non ne parla quasi più. L'omissione è stupefacente. Ma tant'è.

Su quando scocca la scintilla della vita nei primati, e specificamente nell'uomo, (saltiamo, per brevità, tutte le altre vite), la risposta è oramai sicura: comincia nell'attimo della fecondazione, della congiunzione dello spermatozoo maschile con un gamete femminile. Ma, al solito (la domanda non è evadibile), questa fecondazione è già, a quel momento, vita umana? La fede, se così le viene imposto dalle sue autorità, può rispondere di sì. Ma la ragione, vedremo, deve rispondere di no. Quanto alla scienza, la domanda su quando "un embrione diventa persona e gode dei diritti spettanti a una persona...è domanda che esula dalla biologia e dalla scienza in generale" (cito da Edoardo Boncinelli su queste colonne).Proprio così.

Veniamo alla ragione, all'argomento razionale. In quel contesto l'argomento è che la vita umana è diversa dalla vita animale perché l'uomo è un essere capace di riflettere su se stesso, e quindi caratterizzato da autoconsapevolezza. L'animale non sa di dover morire; l'uomo lo sa. L'animale soffre fisicamente perché è dotato di un sistema nervoso; ma l'uomo soffre anche psicologicamente, anche spiritualmente. Diciamo, allora, che la vita umana comincia a diventare diversa, radicalmente diversa da quella di ogni altro animale superiore quando comincia a "rendersi conto". Non certo da quando sta ancora nell'utero della madre.

Papa Wojtyla asserisce che "la scienza ha ormai dimostrato che l'embrione è un individuo umano" e come tale non uccidibile. Ma non è così. La scienza è sottoposta, nel suo argomentare, alle regole della logica. E per la logica io uccido esattamente quel che uccido. Non posso uccidere un futuro, qualcosa che ancora non esiste. Se uccido un girino non uccido una rana. Se bevo un uovo di gallina non uccido una gallina. Se mangio una tazza di caviale non mangio cento storioni. E dunque l'asserzione (la terza del quesito referendario sul quale andremo a votare) che i diritti dell'embrione sono equivalenti a quelli delle persone già nate è, per la logica, un'assurdità.

Il cattolico alla Tertulliano (credo quia absurdum, credo così proprio perché è assurdo) è liberissimo di sottoscrivere questa assurdità. Ma la Chiesa di Sant'Agostino e di San Tommaso, e anche tutte le ragioni ragionanti, dovrebbero volere che le cellule staminali da embrioni umani siano utilizzate dalla ricerca scientifica per curare i viventi, i già nati. E dovrebbero anche volere la sopravvivenza della logica.

 (segnalato a me da Libera Uscita

1 commento:

  1. Che tristezza. " Non posso uccidere un futuro, qualcosa che ancora non esiste"...Se io uccido te, uccido anche il tuo futuro. Il solo modo per impedire a un embrione, un feto, un bambino di diventare un uomo è, appunto, ucciderlo. Quindi, un embrione è un uomo.

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