mercoledì 20 aprile 2005

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 La scerta der Papa


Gioacchino Belli




Sò fornaciaro, sì sò fornaciaro,

sò un cazzaccio, sò un tufo, sò un cojone:

ma la raggione la capisco a paro

de chiunque sa intenne la ragione.


Scejenno un Papa, sor dottor mio caro,

drent'a 'na settantina de perzone,

e manco sempre tante, è caso raro

che s'azzecchino in lui qualità bone.


Perché s'ha da creà sempre un de loro?

Perché ogni tanto nun ze fa filice

un brav'omo che attenne ar zu' lavoro?


Mettémo caso: io sto abbottanno er vetro?

Entra un Eminentissimo e me dice:

sor Titta, è Papa lei: vienghi a San Pietro.

 




Er Papa

Gioacchino Belli




Iddio nun vò ch'er Papa piji moje

pe nun mette a sto monno antri papetti:

sinnò ali Cardinali, poveretti,

je resterebbe un cazzo da riccoje.


Ma er Papa a genio suo pò legà e scioje

tutti li nodi lenti e quelli stretti.

ce pò scommunicà, fa benedetti,

e dacce a tutti indove coje coje.


E inortr'a questo che lui scioje e lega,

porta du' chiave pe dacce l'avviso

che qua lui opre e lui serra bottega.


Quer trerregno che poi pare un suppriso

vò dí che lui commanna e se ne frega

ar monno, in purgatorio e in paradiso

 

Er Papa bono

Gioacchino Belli



Pe bono è bono assai; ma er troppo è troppo;

e accussí tra l'ancudine e 'r martello,

se lassa persuade a annà berbello

e quer c'ha da fà prima a fallo doppo.


Lo sapemo ch'er curre de galoppo

porta spesso a la strada der macello,

ma neppuro un curiero c'ha cervello

nun monta in zella a un cavallaccio zoppo.


Perantro noi che stamo a casa nostra

e ciancicamo quer boccone in pace,

noi nun capimo che lassú è la giostra.


Fra chi tira e chi allenta, poveretto,

io voría vede chi sarì capace

d'accordà la chitarra e 'r ciufoletto.


... ha proclamato nel suo lungo pontificato: 482 Santi e 1338 Beati


La canonizzazione

Gioacchino Belli




Domani se santifica a Ssan Pietro

Un zanto stato frate a Ssan Calisto,

Che ssu li santi po' pportà lo scetro

E ha ffatto ppiù miracoli de Cristo.


Tra l'antri, a un ceco, ducent'anni addietro,

Che accattava oggni giorno a Pponte Sisto,

Lui je messe un ber par d'occhi de vetro,

E da quer giorn'impoi cià ssempre visto.


'Na donna senza gamma de man manca

Se maggnò la su' effiggia in ner pancotto,

E in men d'un ette je spuntò la cianca.


A un'antra donna j'apparze in cantina,

E je diede tre nummeri p'er lotto:

Lei giucò er terno, e vinze una cinquina.


E l’opportunismo è proprio il cavallo di Troia all’interno del laicismo nostrano.

Lo spettacolo della politica clericale è miserando, ma almeno i clericali fanno bene il loro lavoro, fastidioso invece è il dilettantismo dei neofiti che ripetono farsi fatte. L’opportunismo va smascherato ovunque. Che il dibattito sui giornali sia fasullo è dimostrato dall’uso truffaldino delle parole. E dall’assenza d’una parola chiave: clericalismo. Salvemini e Rossi l’usavano ogni giorno. La lotta al clericalismo è da sempre uno dei fondamenti del liberalismo. Oggi è una parola tabù. Oggi il contrasto tra laicità e clericalismo viene camuffato e demonizzato come guerra di religione tra laicisti e cattolici. Come se fosse obbligatorio per i cattolici essere clericali. Come se i laici se la prendessero con chi ha una fede e non invece con chi usa strumentalmente la fede per scopi di potere. Come se molti cattolici non preferissero pregare piuttosto che imporre per legge la propria morale.

Enzo Marzo, direttore di Critica Liberale


Commento in versi


Li Frammassoni

Trilussa

I.

Che credi tu? Ch’a le rivoluzioni

Fussero carbonari per davero,

Cor sacco su le spalle e er grugno nero?

Ma che! È lo stesso de li frammassoni.


So’ muratori, si, ma mica è vero

Che te vengheno a mette’ li mattoni!

Loro so’ muratori d’opinioni,

Cianno la puzzolana ner pensiero.


Tutta la mano d’opera se basa

Ner demolì li preti, cor proggetto

De fabbricaje sopra un’antra casa.


Pe’ questo so’ chiamati muratori

E er loro Dio lo chiameno Architetto...

Ma poco più j’assiste a li lavori!




II.

E siccome er Dio loro è libberale,

Ma gira gira è sempre er Padreterno,

Ne viè’ ch’er frammassone va ar governo,

Ce trova er prete e ce rimane eguale.


Se sa, l’ambizzioncella personale

je strozza spesso er sentimento interno:

È un modo de pensà’ tutto moderno

E in questo nun ce trovo ’sto gran male;


Se er frammassone cià li tre puntini,

Er prete cià er treppizzi, e m’hai da ammette’

Che armeno in questo qui je s’avvicini;


Vedrai che troveranno la maniera

De sarvà capra e cavoli cor mette’

Un puntino per pizzo e... bona sera!


Allusivo


Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piú avvicinare a noi. E in quest’inganno starà la nostra sofferenza, poiché saremo costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in nome della libertà, da Te collocata piú in alto di tutto. In quella domanda tuttavia si racchiudeva un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all’universale ed eterna ansia umana, dell’uomo singolo come dell’intera umanità: “Davanti a chi inchinarsi?”. Non c’è per l’uomo rimasto libero piú assidua e piú tormentosa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma l’uomo cerca di inchinarsi a ciò che già è incontestabile, tanto incontestabile, che tutti gli uomini ad un tempo siano disposti a venerarlo universalmente. Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto di trovare un essere a cui questo o quell’uomo si inchini, ma di trovarne uno tale che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme. E questo bisogno di comunione nell’adorazione è anche il piú grande tormento di ogni singolo, come dell’intera umanità, fin dal principio dei secoli. È per ottenere quest’adorazione universale che si sono con la spada sterminati a vicenda. Essi hanno creato degli dèi e si sono sfidati l’un l’altro…

Lo trovi qui


Per finire


Equazione massmediatica


*T* sta a **T** come P sta a K 

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