domenica 10 aprile 2005

Droga party

Se la religione è una droga a doppio effetto (constatazione della propria miseria umana e rivolta contro questa stessa miseria), io, barbabianca, ho assistito al primo atto di questo delirio mistico provocato dallo tsunami di polverina bianca e gialla diffusa con generosità mai vista da madonna TV e da schiere di angeli embedded, incastonati, nel grande mosaico del sistema universale omologante (SUO).

Chi questa droga l’ha assorbita fin da piccolo, come il barba che qui blogga, è rimasto meno inebriato di tanti che da questa droga si erano tenuti lontani nel corso della loro vita. Mi aveva fatto impressione, a suo tempo, vedere D’Amena alla festa di santificazione di Escovar, ditta Opus Dei, distributrice autorizzata della magica polvere, sapere che Rondelli ha celebrato così tardivamente i fasti dell’amore coniugale consacrato e santificato alla maniera di Lucia Mondella. Ma  ho sgranato gli occhi e consapevolmente stretto lo sfintere di retroguardia quando ho contemplato l’estasi da Santa Caterina (Roma, bassorilievo di scuola Berniniana, chiesa di S.Caterina) trasfuso nella faccia del più fidato e simpatico dei nostri politici che si danno da fare  per li pubblici emolumenti: non ci sono Termini adeguati a descriverlo, né ho il pennello di Tiziano per ridipingere la faccia estasiata dell’Assunta dei Frari di Venezia, né tanto meno il bulino del Bernini.

Non mi rimane che aspettare l’effetto di ritorno quando, dopo il Flash della dose davvero massiccia, gli occhi si riapriranno alla realtà effettuale della cosa, non più alla immaginazione allucinata di essa, e la fiumana di Via della Conciliazione si trasformerà come per incanto nella fiumana di Pelizza da Volpedo.

La droga dà sollievo e letizia; presa a piccole dosi – come dice Mannella - fa più bene che male, e, stante la situazione in cui ci pongono la natura e le attuali istituzioni umane, è necessaria alla più gran parte della gente. Il problema non è la polverina, ma chi la vende e pretende di farlo in regime di monopolio, per i suoi interessi prima che per i nostri.

Walterone mio, Termini è una Stazione di testa, non farla diventare di coda. Resisti 24 ore, come un algerino ribelle nella Battaglia di Algeri; datti e dacci tempo di uscire dai fumi inebrianti del grande Droga Party, sediamo in disparte e ragioniamo: vuoi?

Scusa, esco un momento fuori, quest’aria chiusa mi irrita la gola.


( aggiornamento)

Il problema non è la polverina, ma chi la vende

I FUNERALI DEL NOVECENTO

di Lanfranco Caminiti


Non c’era alcuna possibilità di sottrarsi ai funerali di papa Wojtyla a meno di fuggire dal mondo, di cercarne riparo. Sono stati un evento talmente pervasivo, e pure dettagliato, da penetrare fin nelle ossa di ciascuno. Non necessariamente scuoterci e commuoverci, ma impedirci qualunque distrazione da esso, questo sì. Tranne un atto di volontà disumana, o un fioretto di digiuno: non leggere i giornali, non guardare la tv, non ascoltare la radio, in fondo quasi un’arroganza e un incapricciamento del pensiero.    L'articolo  


Intervista a Umberto Galimberti ( che iddio lo benedica)


 ...Ho sempre saputo che l'Italia è essenzialmente il Vaticano, che la struttura di base, la psicologia dell'italiano è a sfondo religioso. Per questo siamo poco democratici, ci piacciono i fascismi, le figure che li incarnano. La nostra matrice antropologica è profondamente religiosa. Ma è una religiosità di tipo infantile, proiettiva, mitica. Ha bisogno del grande uomo, del grande personaggio per commuoversi. Vedo qualche analogia tra l'affollarsi in migliaia a un concerto all'aperto di Vasco Rossi e andare in piazza San Pietro coi papa-boys. La metafora è l'adunata di massa, ben nota al comunismo e al fascismo. Alla massa si dà uno stimolo e subito reagisce. È qualcosa di molto primitivo».

 

 

Vuote le chiese, il papa ha saputo riempire le piazze. Questo, per molti, è un successo del suo pontificato.



«No, questa è la dissacrazione. Il sacro vuole interiorità, e questo papa non ha espresso interiorità, ma esteriorizzazione: una Chiesa trionfante, populista, demagogica, televisiva. In qualche modo questo papa che ha combattuto i totalitarismi è rimasto anche affascinato da categorie totalitarie. Le adunate di massa le facevano Hitler, Mussolini e Stalin».




A San Pietro sono spontanee.



«Certo. La Chiesa ha la possibilità di lavorare sull'inconscio …

 

L'Italia sembra un paese in sospeso: riprese a reti tv unificate, città chiuse al traffico, cinema chiusi, spazi pubblici requisiti. Una Repubblica a sovranità limitata?



«Come definire un Paese in cui per anni in tutti i telegiornali ogni domenica dieci minuti erano dedicati al papa? Non accade altrove. La nostra sovranità noi dobbiamo ancora guadagnarcela».

  

L'Italia sconta il fatto di essere stata a lungo anticlericale, perché con il papa in Roma non è maturata una laicità come libertà di pensiero, ma una laicità antitetica. Un laicismo molto modesto».

 

Qual è il suo giudizio sintetico su questo papa scisso in due? Il grande politico della pace, della libertà, del dialogo interreligioso, e il reazionario sui temi di bioetica e sessualità?



«Grande politico? Non mi pare. Lui ha perorato, non ha portato la pace».

  

Ma il vero peccato di Wojtyla è che non appena è salito al trono pontificio ha deciso di massacrare la teologia della liberazione in America Latina. Ha tagliato i vertici dei gesuiti, si è affratellato con le alte gerarchie di destra, se non addirittura fasciste. Non dimentichiamo, sul balcone di Santiago del Cile, Pinochet con Giovanni Paolo II. E al posto dei gesuiti si è appoggiato all'Opus Dei, un'operazione economico-finanziaria di destra vera, più che una scelta evangelica. Non solo. Ritengo Wojtyla responsabile, marginalmente, del massacro jugoslavo. Chi furono, dopo lo sfaldamento, i primi Stati a riconoscere le nazioni cattoliche Slovenia e Croazia? La Germania di Kohl e il Vaticano. Wojtyla ha canonizzato Stepinac, il cardinale di Zagabria che aveva benedetto le armi degli ustascia, i massacratori dei serbi».

 

Sulla morale sessuale, per esempio, questo papa tanto lacrimato non ha perforato alcuna coscienza. Ben pochi giovani rispettano i suoi divieti: ha fallito. Infine, per ciò che riguarda le scuse rivolte alla scienza, vorrei che il prossimo papa non chiedesse scusa su Galileo, ma sulla genetica».

(L'Espresso14.4.05)

 L'intervista per intero

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