venerdì 27 maggio 2005

Così la neve al sol si disigilla


Qual è colüi che sognando vede,

che dopo 'l sogno la passione impressa

rimane, e l'altro a la mente non riede,


cotal son io, ché quasi tutta cessa

mia visïone, e ancor mi distilla

nel core il dolce che nacque da essa.


Così la neve al sol si disigilla;

così al vento ne le foglie levi

si perdea la sentenza di Sibilla.


Paradiso XXXIII, 58-66


Una sera 'e Maggio, a Firenze, traversata in bicicletta Isolotto-S.Croce (Cascine, Teatro Comunale, consolato americano (assediato da poliziotti e carabinieri per la "nostra" tranquillità), Consolato inglese (ex casa dell'Alfieri?), Ponte Vecchio (contro mano), Logge del Vasari, nazionale (biblioteca), Museo della Scienza (un pensiero a Galileo), Piazza Mentana (un pensiero a Garibaldi), Via de' Benci (chi erano?), eccola lì, S.Croce; stasera c'è la fila. Una lunga fila. Allucchettata bicicletta, fondo fila, non si entra, non c'è posto. Seconda fila, sui gradini o gradoni, vedo che entrano, poi no, poi sì, altro portoncino, terza coda, si entra, poi basta...Lieto tranquillo disordine all'italiana; dopo mezzora (ore 21,15) tutti dentro, anzi fuori, ma all'interno del portico, chi in piedi chi seduto chi per terra. Magia del maggio fiorentino: pietra serena (fascinosa con la luce artificiale), volo di rondini, rintocchi di campana, cipressi contro il cielo (tre grandi cipressi, due cipressini in secondo piano). E  poi voce delle altre sere (riconosco senza vederla questa volta la ragazza-telecom): signore  e signori, tra pochi istanti Vittorio Sermonti inizierà la lettura del 33° canto del Paradiso; si prega di fare silenzio e di assicurarsi che i telefoni cellulari siano spenti.

"Vergine madre, figlia del tuo figlio..." E' proprio lui, Dante-Sermonti. "Amico mio plurale di Firenze..." così mi invita all'ascolto. Accanto a me, seduto!, un barbone sdraiato in terra fuma il sigaro, una giovane gravida rifiuta la sedia di una signora e siede in terra, un signore più tondo che alto supera in tre successivi tempi la balaustra che lo separa dal muro di fondo del porticato sul quale si potrà appoggiare. "Donna se' tanto grande  e tanto vali..."  " nel suo profondo vidi che s'interna, legato con amore in un volume ciò che per l'universo si squaderna..." "Così la mente mio tutta sospesa mirava fissa immobile e attenta" O luce eterna che sola in te sidi, sola t'intendi e da te intelletta e intendente te ami ed arridi..."


Sembra di sognare.


 "Qual'è colui che somniando vede, che dopo il sogno la passione impressa rimane, e l'altro a la mente non riede, cotal son io che quasi tutta cessa mia visione e ancor mi distilla il core il dolce che nacque da essa". Serata da sogno, veramente: la sera di maggio, la giovane gravida seduta in terra, il fumatore di sigaro, il Punk a bestia, i trilli delle rondini, il suono lontano delle campane, i cipressi grandi e piccoli, il lungo interminabile applauso. Tutto è finito. Anzi no. Ora andiamo in piazza.


(Continua al prossimo post)

Nessun commento:

Posta un commento