giovedì 2 giugno 2005


Santo subito


E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l'amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l'Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l'hai avuto da lui perché te ne glorii come se tu l'avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell'afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l'Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo».

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco
. Amen.


Motivazione: per aver dimostrato rispetto, dedizione, affetto e finanche ammirazione verso colui che lo aveva bastonato e insultato, dichiarandolo, come laico, incapace di intendere i veri valori dell'amore, della sessualità, del rispetto della vita, del matrimonio...per essere stato come Erode uccisore di bambini tramite controllo artefatto delle nascite prima, tramite aborto poi, per avere operato stragi di gameti e di embrioni portatori di vita, rischiando di riesumare le esperienze naziste. Per non avere capito, con Sant'Agostino, che nella storia ciò che importa effettivamente è soltanto ciò che passa attraverso la mediazione della Chiesa, portatrice di salvezza sovrannaturale, mentre ciò che passa per la mediazione degli uomini non raggiunge la divina profondità e risulta insufficiente agli occhi di Dio. Amen.


L'antefatto:


Ai primi di Maggio, Il Gruppo Laicità e diritti civili che ha sede presso l'Istituto Gramsci di Firenze, di cui fa parte anche Barbabianca, aveva inviato una lettera al sindaco di roma Walter Veltroni, educatamente invitandolo a soprassedere alla decisione annunciata di intitolare la stazione di Roma Termini al defunto papa polacco, adducendo il fatto che l'operato di Vojtyla è stato molto contraddittorio e, nella fattispecie, negativo sempre nei confronti di tutti i portatori di valori non confessionali...


Questa la lettera:


Firenze I8 Aprile  2005


 On. Walter Veltroni

Sindaco di Roma




             Ci permettiamo farLe giungere una nostra opinione relativamente

a quanto diffuso dalla stampa circa la Sua intenzione di dedicare al defunto

Papa Giovanni Paolo II° la Stazione Termini. Possiamo comprendere sia la Sua

personale emozione a fronte dell'avvenimento  sia la Sua personale

considerazione e stima nei confronti del Pontefice tuttavia ci permettiamo di consigliarle,

in quanto cittadini laici, credenti e non ,di riconsiderare la  Sua decisione per i

motivi che sono stati oggetto della nostra riflessione.

 Premettiamo che non ci anima nessuna velleità anticlericale né l'ostilità

a dedicare una strada o altro luogo a Papa Giovanni Paolo II°, anche se un giudizio

obbiettivamente sereno sull'opera e le posizioni del Pontefice  crediamo

evidenzi la complessità del personaggio nella sua duplice funzione di uomo di Pace e

concordia tra i popoli e le religioni,  ma anche la sua tenace negazione di

diritti fondamentali dell'individuo  contraddicendo così il principio del

rispetto della dignità personale.

Perciò, considerando la Stazione Termini un luogo di frequentazione

giornaliera di migliaia di uomini e donne provenienti da tutta l'Italia e

dal mondo, con le loro diverse appartenenze religiose o senza tali

appartenenze,con diverse  filosofie di vita, ci sembra assai più opportuno

che resti quel  luogo , che di fatto già é anche sul piano simbolico, di

accoglienza  e di rispetto di tutti.

Per queste ragioni ci sembrerebbe anche riduttivo della complessa

personalità di Giovanni Paolo II° dedicargli, come omaggio, proprio la

stazione Termini.

Se vorrà rispondere a questa nostra ne saremo lieti.


        P. il "Gruppo laicità e diritti civili" dell'Istituto Gramsci Toscano


              Loretta Montemaggi

              Anna Scattigno

              Antonio Bandino

              Delia Dugini

              Franco Quercioli

             Debora Spini

             Anna Bettarini

             Urbano Cipriani

             Maria Teresa Paggi

             Graziella Rumer Mori

             Paola Lucarini

e-mal: <stituto.gramsci@comune.fi.it


Questa la risposta.

Comune di Roma

dal Campidoglio,  27 MAG 2005

il Sindaco


Gentile signori,

rispondo volentieri alla vostra lettera relativa alla mia proposta, fatta propria dalle Ferrovie dello Stato, di intitolare la Stazione Termini a Papa Giovanni Paolo II. Vorrei prima di tutto chiarirvi che non si è proposto affatto di cambiare il nome della Stazione, e che quel nome, ‘Termini’ , - così profondamente legato alla storia millenaria di Roma - rimarrà. Ad esso sarà affiancato il nome di Giovanni Paolo II, proprio come è accaduto all'aeroporto di Fiumicino, che è restato tale anche quando è stato aggiunto il nome di Leonardo Da Vinci. Questa proposta è nata dalla convinzione che questo Papa sia stato un uomo che ha segnato profondamente la nostra storia, e di ciò credo ne abbiano dato un'importante testimonianza anche le tantissime persone di ogni fede religiosa, insieme alle massime autorità di quelle fedi, e i tantissimi laici che, in quei giorni, hanno reso omaggio a Giovanni Paolo II, riconoscendo soprattutto in lui il Papa del dialogo e dell'incontro fra le genti.

Roma ha consolidato la sua vocazione di città della pace, dell'incontro tra le genti del mondo, città della tolleranza e della solidarietà. Karol Wojtyla, a cui Roma ha conferito nel 2002 la cittadinanza onoraria, è stato l'uomo che ha fatto del viaggio uno strumento di unione di popoli e di conoscenza e di rispetto dell'altro, prima ancora che occasione d'incontro tra religioni diverse o di diffusione delle sue convinzioni religiose.

Proprio per questo motivo a un nostro illustre cittadino, che è già Storia nel presente, abbiamo proposto di intitolare il luogo della città che, più di altri, simboleggia il viaggio e l'incontro. Queste le nostre ragioni, senza pretendere di cambiare le vostre opinioni, ma desiderando, questo sì, spiegarvi i motivi di una proposta che i vertici delle Ferrovie dello Stato, a cui ovviamente spetta la decisione, hanno accolto con grande favore.

Con i miei cordiali saluti,


Walter Veltroni

Indirizzata al Gruppo laicità e diritti civili c/o Istituto Gramsci Toscano

La foto viene da qui

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