mercoledì 30 novembre 2005


30 Novembre: la Toscana fa festa.


Il 30 Novembre del 1786 Pietro Leopoldo abolì per Legge la tortura come metodo di ricerca della verità e la pena di morte come mezzo di salvezza dell'umanità. Aveva letto il libro di un milanese, ma stampato la prima volta a Livorno nel 1762 (mi sembra). Indovina il titolo e lo scrittore.
Io sono un fan di Pietro Leopoldo.


Se Tommaso, mio compaesano, fosse vissuto qualche decennio più tardi non avrebbe fatto la vita e la fine che qui di seguito. A lui dedico la festa di oggi.
Il 9 maggio 1739 fu arrestato a Firenze e rinchiuso nelle carceri della Santa Inquisizione in S. Croce. Dopo 16 mesi trascorsi in condizioni durissime, nel vano tentativo di estorcergli i nomi di altri affiliati, nonostante la totale ritrattazione delle accuse da parte dei pentiti, loro estorte dall'Inquisitore, nell'agosto del '40 fu condannato per eresia e confinato nella propria casa a Poppi; Il 27 marzo del 1745 si spense a Poppi .
La condanna per eresia non ebbe termine: la sua opera letteraria fu posta all'Indice e i suoi fratelli dovettero misconoscere ogni opera del congiunto.
Il suo martirio non fu inutile: già nel 1743 il Granducato della Toscana fece chiudere provvisoriamente il Tribunale del Sant''Uffizio e definitivamente nel 1782 persino con l'abbattimento materiale dell'edificio (ingresso nel chiostro di Santa Croce a Firenze).
Dai un'occhiata qui.


Ti ricordi le Gualchiere di Remole? Anche i gualchierai furono liberati dalle antiquate catene della Corporazione dell'Arte della Lana, con Legge del 1782


Molto merito è di Pietro Leopoldo se nel mio blog posso spesso vantare la mia Toscana bella.


Nota storica


La famiglia de' Medici giunse, dopo varie vicende, a governare Firenze. A partire dal secolo Quindicesimo, con Cosimo il Vecchio e soprattutto con Lorenzo (morto nel 1492), la casata acquista notevole potere. Dopo la fine della repubblica (1531), la Toscana diventa Ducato con Alessandro de' Medici, a cui succede Cosimo, nel 1537, che, nel 1569 diventa Granduca con il titolo di Cosimo I. La famiglia continuerà a tenere il governo della Toscana fino alla morte di Gian Gastone (1737). Non avendo successori diretti, il Granducato di Toscana passa alla Casa di Lorena.


Quella dei Lorena era una famiglia di antiche origini e che seppe mantenere il suo potere fino a tutto il secolo XVIII. In seguito al matrimonio di Cristina, figlia di Carlo Duca di Lorena, con Ferdinando I de' Medici (1589), la Casata crea i presupposti per la successione al trono toscano. Infatti, dopo l'estinzione dei Medici (1737), Francesco di Lorena diventa Granduca di Toscana con il nome di Francesco II. I Lorena governeranno Firenze e la Toscana fino alla proclamazione dell'unità d'Italia, con l'intervallo della dominazione francese (1799-1814).

martedì 29 novembre 2005


Quando arriva il falco


Gli storni lo stornano così ( il fotografo Manuel Presti scrive così: dramma, paura, fuga: tutti questi elementi sono presenti in questa fotografia che mi ha dato la vittoria mondiale  su 17.000 foto provenienti da tutto il mondo, sul tema: vita selvaggia).


M'è capitato tempo addietro in Piazza dell'Unità, tra S.Maria Novella e il Mercato di S.Lorenzo, aspettando l'uno.  Una nuvola di uccelli (storni o passerotti), poi un'altra, poi un'altra, alta nel cielo poi bassa, apparire, allargarsi, restringersi, sparire dietro la sagoma della chiesa o sopra il tetto del Baglioni e riapparire in nuova forma, allungarsi, stringersi in cerchio e poi ancora...ho perso l'uno e son salito sul 17C.  Uno spettacolo. Ora ne so il motivo.


...il motivo di quella danza è la presenza del falco pellegrino, velocissimo predatore, ai cui assalti questi piccoli uccelli si fanno nube indistinta. E' la strategia del "mobbing", usata anche dalle sardine, e che niente c'entra coi tormenti aziendali: è il farsi folla per disorientare e confondere. Scrive RumizIl falco [...] deve concentrarsi su un'unica preda o si confonde. E se va in picchiata a 350 orari su una massa simile, s'ammazza o resta lesionato a vita. Per questo deve avvicinarsi lento, magari cacciare in coppia con un altro falco, costruire il suo letale corteggiamento con un'unica vittima, spesso urlare prima dell'attacco, come i lupi, per paralizzarla e farle perdere la testa. Ma difficilmente la nube alata offre smagliature. Al contrario si compatta come le Frecce Tricolori, obbliga l'aggressore a ripetuti attacchi a vuoto. A volte, addirittura lo cattura, lo ingloba nella pancia, lo assorda di grida, lo spaventa, lo porta alla pazzia claustrofobica prima di lasciarlo andare.
Ma, dice, è anche per allenamento, o per prova, o per puro divertimento, per il solo gusto di disegnare figure
.


Un ringraziamento ad Antonio Sofi.  (Se clicchi sull'immagine forse li vedi muovere - con Quick e Real Player)


Stornellata fiorentina:
contro il falco dell'Impero,
 danza in volo il mondo intero.  
O voi umani del pianeta
state pronti a far cometa.
Doppio Vù va fatto fuori
con le Frecce a più colori.
La sua guerra preventiva
va cacciata nella stiva.
Se s'impunta come un mulo
finirà dentro il suo c.

Quando bevi coca cola
il falcone si rinnova:
in Colombia mette in lista
ogni buon sindacalista.

L'Hullyburton e la Carlyle
si fan grasse coi tuoi guai.
Agli umani fra-stornati
fanno scuola gli stornelli:
ridi,balla, canta e vola
ma rimani sempre unito;
non cascar nella tagliola
del falcone incattivito;
storia vecchia sempre vista:
quando gioca con la bomba
si nasconde alla tua vista
si traveste da colomba
ed incolpa il terrorista.
Non far nanna cocco bello
finché dura sto' macello,
Ché se dormi  non vedrai
chi ti caccia in mezzo ai guai.

Nota di servizio: ti ringrazio della pazienza avuta nell'aspettare l'apertura del  blog, che da un po' di tempo fa il prezioso prima di farsi vedere. Cercherò di rieducarlo, ma per ora non so come fare. Di nuovo grazie, stimato mio lettore.

Sempre tristi bisogna stare


Si avvicinano le elezioni in Italia, Berlusconi rischia di perderle, i sardi rivogliono la Maddalena...


Negroponte prega: o dio dei contra, buon dio dei con, gran dio dell'Antico Testamento, che debbo fare con l'Italia? dobbiamo rimanere a livello dei Renzo Baldoni, delle Alpi e dei Calipari o ritornare ai Moro? Si ritorna in galleria o si fa un botto all'aperto? BR o anarcosindacalisti? Altre trasferte di Al Qaeda o dell'esercito islamico di liberazione? Hai da suggerirmi qualche nuova sigla? Che ne dici di AlQaeda cristiana dei teologoliberatori,  squadroni abortisti? brigate camilotorres?


Questi italiani non sono affidabili; tirano a comprar telefonini, leggono poco i giornali. Troppo spensierati. Io una scrollatina gliela darei. E' vero che abbiamo le TV...
Sì, è vero, tutti i politici italiani stanno molto in ginocchio, ma non mi fido.
D'accordo i nostri amici si dan da fare e ce la mettono tutta: pellegrinaggi in Vaticano, esercitazioni antiterrorismo, battaglie contro l'aborto. Ma non credo che basti. Il Grillo parlante continua i suoi sproloqui su Fazio, Telecom, banche armate, evasioni fiscali. Peggio del nostro Moore nazionale con la sua Hallyburton, la Carlyle, il thè del texas... Non basta neppure il delitto di Cogne con le allocuzioni di taormina; o le prime pagine di TV e Giornali con l'ultima banalità di Camillone (
detto Ruini ndr); almeno un paio di bombe tradizionali secondo me ci vogliono; ma che non vengano disinnescate prima.


Gli amici di Calipari presenti nei Servizi più alcuni giornalisti embedded: questo insiste, vuole la bomba, non ci ha detto ancora a quale stazione. Forse aspetta che sia intestata al Grande Attore.
Questo pensa di aver a che fare coi texani, parla sempre dell'Honduras, ma qui siamo in Europa; questo vuol far le scarpe anche a noi; ha avuto i pieni poteri su tutti i servizi, comprese le filiali all'estero. Bisogna fermarlo. Dai Pisanu, fai esercitazioni a tappeto, ordina a TV e giornali di bombardare la gente con queste notizie, che la facciano vedere spaventata anche quando non è;  l'importante che lui ci creda. In fondo in fondo è un americano.
Dopotutto anche se vince Prodi...Rimane sempre il soglio di pietro, la nostra soglia di pietra; religione e bastone, più religione = meno bastone. Insomma, la via italiana ai fatti nostri.
Con Sodano e con Lajolo è sicuro il patrio suolo.


Barbabianca:
Ora io penso che i Servizi "calipari" abbiano la loro parte di ragione. Va bene la simulazione di Palazzo Pitti: sì, ci siamo un po' sputtanati con le anime dei vecchi inquilini Cosimo I dei Medici, Pietro Leopoldo dei Lorena, la regina Margherita dei Savoia, ma il gioco vale la candela: il gioco della paura per la candela di un superattentato risparmiato.
E allora "sempre tristi bisogna stare,perché la gioia fa male al re e al cardinale".
Negroponte te lo garantiamo: qui in Italia siamo spaventati, siamo incazzati, siamo bossuti che più bossi non si può: ambrogino d'oro alla fallace, aureola d'oro al polacco, otto per mille più icio a sodàno, la costituzione nel paiolo di Lajolo, e lambrusco per il tedesco.
Ma la bomba noh!


Questo post-iccio è nato così:


Controradio News
ESERCITAZIONE ANTITERRORISMO NELLA GALLERIA PALATINA 26/11/2005 - 17:43 - Lunedì
prossimo anche a Firenze si svolgerà un'esercitazione antiterrorismo a ...
RITARDI E DISGUIDI PER L'ATTACCO CHIMICO SIMULATO ALLA GALLERIA PALATINA  (dalla stampa cittadina)
   
Esercitazione antiterrorismo a Roma: Serra, non un film ma ...
Centroprociv.it - Il sito del Centro Protezione Civile di Longarone.
www.centroprociv.it/news/varie/20051003.htm - 16k


Domani attacco simulato
(ANSA) - MILANO, 4 OTT - Domani a Malpensa sara' effettuata un'esercitazione
antiterrorismo con una simulazione di attentato nell'aeroporto ...

Torino, esercitazione antiterrorismo fra ...
Primi soccorsi a un uomo intrappolato in un'auto smembrata dall'esplosione durante
la simulazione antiterrorismo data: 27-10-2005 fonte: Ap ...
notizie.virgilio.it/gallery/ esercitazione_torino.html,zoom=148395.html - 32k


10.300 siti per simulazioni antiterrorismo su Google

Il terrorismo  Visto da Barbabianca


Aggiornamento del 2 Dicembre 005:

L'intelligence, i fatti e il dovere dei giornali
Senza un'informazione basata sui fatti, la libertà
d'opinione diventa "una beffa crudele". I fatti sono la
linea di demarcazione che separa inevitabilmente il
giornalismo dalla politica e, molto spesso, costringe l'uno
contro l'altra. La politica può vivere senza fatti e contro
di essi. Può non tenerne conto. Può manipolarli o
seppellirli nell'oblio o riordinarli con altre gerarchie e
priorità. A volte può addirittura negarli perché la
capacità di agire (la politica) e la capacità di mentire
sono figlie della stessa madre: l'immaginazione. "Per fare
spazio alla propria azione, qualcosa di preesistente deve
essere rimosso o distrutto e così vengono cambiate le cose
di prima". (Hannah Arendt). È per questo che il più
intelligente e spregiudicato dei neocon, Paul Wolfowitz,
può sostenere che "mentire è più di una tecnica. È, e
rimane, politica".
[Giuseppe D'Avanzo La Repubblica - a pagamento]


Un lungo articolo pieno di belle citazioni per dire che Negroponte prega davvero come sopra detto. E per aggiungere che Wolfowitz è superiore a Negroponte: d'accordo. (D'accordo anche Bush che al primo ha consegnato i mercenari del terrorismo, al secondo i soldi per pagarli (FMI).
Noterella: questi articoli che toccano le parti sensibili dell'impero sono ben scritti, cioè comprensibili solo ai piani alti delle masse popolari (il  pubblico della tribuna coperta). La curva ne rimane sostanzialmente fuori.  Questo è il prezzo che la borghesia illuminata paga alla Proprietà (che è ancora più illuminata). La democrazia guidata.
Mi viene in mente la prima pagina di Repubblica un paio di settimane fa: In basso Umberto Veronesi sull'eutanasia, In alto a tutta pagina a caratteri cubitali  l'ultima pia (e stantia) banalità di Camillone (al secolo Ruini). Tranquilli, in tribuna coperta. F.to La proprietà.

domenica 27 novembre 2005


Ogni cosa è illuminata

L’esordio alla regia di Liev Schreiber è scisso tra una magnifica verve alla Kusturica ed una pesantezza da cinema americano mainstream.


I primi quarantacinque di Everything is illuminated sono davvero esilaranti. Innestando sull’ossatura del bestseller di Jonathan Safran Foer una serie di indiavolate trovate visive e narrative degne del miglior Kusturica, Schreiber riesce a dipingere ironicamente la radicale diversità dei due giovani protagonisti, dei loro mondi e, soprattutto, del loro approccio nei confronti del passato: l’introverso Jonathan (un ottimo Elijah Wood) pratica il collezionismo come forma apicale di un’attitudine alla conservazione delle proprie radici, Alex (un sorprendente Eugene Hutz) è un grottesco prodotto dell’imbastardirsi del sostrato ucraino ed ebreo dietro la spinta della sottocultura mediatica americana.


Purtroppo, durante la restante ora di film, Schreiber cede alle lusinghe di quel sentimentalismo edificante e di quel didascalismo che da anni, in America, corrodono il cinema mainstream...(corrente principale ndr)


Leggi il resto della Scheda da me condivisa.


Riflessioni da me fuoruscite
Ogni cosa è illuminata (dalla luce della memoria), ci dicono i due giovani venticinquenni che hanno, il primo, scritto il libro, il secondo, fatto il film: ebrei tutti e due.
Sapere è ricordare, diceva Platone.
Italiani datevi alle istorie, diceva G.B. Vico.
La istoria si può deffinire una guerra illustre contro il tempo, perché risuscita i morti ammazzati che fanno ricordare ai vivi che bisogna cambiar sistema se non si vuol fare la stessa fine (parafrasi della introduzione ai Promessi Sposi).
La storia è la maestra della vita. Ecc.Ecc.
Umani, diamoci una mossa: gli ebrei si riconoscono in Israele, gli Italiani si fanno governare da Berlusconi e Fazio, i cristiani impazzano per Ratzinger - Ruini e chiamano opus dei l'opera del diavolo, nei cieli del mondo volteggiano gli elicotteri sparafosforo di Bush e Cheney.


O mio giovane Schreiber, che ti devo dire? Prestami un po' del tuo umorismo, fai risplendere la luna anche di giorno, come tu fai nel film, non mi chiudere, ancora vivo, nel sacchetto di cellophan insieme alla cavalletta né tanto meno mi devi affogare nella opaca trasparenza della gialla sostanza resinosa. Altrimenti la memoria arrivando troppo tardi  ci spingerà tutti nella vasca insieme al nonno volutamente cieco che si affoga nel proprio sangue. Dio mio. Ho fatto tardi. Domani rivedo questa finale. O buon Morfeo "portami i girasoli assetati di luce".


Domenica mattina: Morfeo mi è apparso con le sembianze di Montale:

Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.


Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono4 i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture


Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

giovedì 24 novembre 2005



La dama bianca
È in arrivo

Venerdi 25 Novembre.
Le precipitazioni diverranno più diffuse nella seconda parte della giornata con quota della neve in innalzamento fino a 1000-1200 metri, localmente fino a 800 metri sull'Appennino.

Sabato 26 Novembre
Neve sull'Appennino oltre i 600-1000 metri e localmente a quote più basse sulle province di Massa-Carrara, Lucca, Pistoia, Prato e Firenze.
Lucignolo, tienti pronto. Si va a vedere la nuova Riva. Simone, che fai?

Ninna nanna - d'autore - (per chi passa)


 A few light taps upon the pane made him turn to the window. It had begun to snow again.
 He watched sleepily the flakes, silver and dark, falling obliquely against the lamplight. The time had come for him to set out on his journey westward. 
Yes, the newspapers were right: snow was general all over .
It was falling on every part of the dark central plain, on the treeless hills, falling softly upon the Bog of Allen and, farther westward, softly falling into the dark mutinous Shannon waves.
 It was falling, too, upon every part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried.
It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns. His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead. 
 
 Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Aveva ripreso a nevicare.
 Assonnato guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest.
 I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertuto in Irlanda.
 Neve che cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva piana sulle paludi Allen e più a occidente sulle fosche onde rabbiose dello Shannon.
 E anche là, sul cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey.
S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l'universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti.»
(James Joyce - "I morti" in Gente di Dublino)



Stampa non rassegnata


Leggila qui Per non rendere troppo triste questo blog.


giovedì 17 novembre 2005

Il risvolto delle rivolte


...Nel celebre racconto di Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell'imperatore, alla sfilata in cui si pavoneggia un monarca inquieto, attorniato da una corte ossequiosa, basta la flebile voce di un bambino a rendere visibile ciò che è flagrante. Rivela il disordine dell'ordine e rimanda alla sua impostura: «"Ma non ha alcun vestito!" L'imperatore fu colto da un fremito, gli sembrava che il popolo avesse ragione, ma disse tra sé: "Devo tener duro fino alla fine della processione". E il corteo proseguì la sua strada e i ciambellani continuarono a portare lo strascico che non c'era».


Un bel post di Antonio Sofi


Ripreso da me e rimuginato qui

Occhio ragazzi

Definire un errore  la guerra all’Iraq è un errore: la guerra, di suo, è assassinio, violenza, tortura, stupro.
Il Titolo sbagliato.

Sinistra Ds _ Unione Metropolitana di Firenze Mozione Mussi - Berlinguer
 
IL CRIMINE DI FALLUJAH
L'ERRORE DELLA GUERRA

Ritiro delle truppe italiane e pacificazione dell'Iraq
 
Sabato 19 Novembre – ore 16
Sala Est Ovest Provincia di Firenze
Via Ginori, 12  - FIRENZE
  
Ore 16  _ Proiezione de "La strage nascosta", il servizio di Rai news 24
Ore 17 _ Dibattito
 
Intervengono:
- Famiano Crucianelli, Deputato Ds
- Lisa Clark, Beati i costruttori di pace
- Domenico Gallo, Magistrato
 
Coordina Marisa Nicchi
 
Il Titolo giusto, secondo me, poteva essere questo:

Il crimine della guerra,

l’inferno di Fallujah.


Definire un errore  la guerra all’Iraq è un errore: la guerra, di suo, è assassinio, violenza, tortura, stupro. “A la guerre comme à la guerre”, dice il proverbio, e dice il vero.  La distinzione tra obbiettivo civile e obbiettivo militare è un altro errore. La guerra va semplicemente ripudiata. L’articolo 11 della nostra Costituzione è diventato un “logo” per carta igienica. Sulla carta igienica va scritto: troppi se e troppi ma. Comunque, viva il bidet.

martedì 15 novembre 2005

Giornata grigia; le foglie d'autunno
fanno tappeto da me sul lungarno
.
Scusa lettore se oggi non manco 
di sparger sul post del
fosforo bianco.

La tempesta


Si scatenò una tempesta di fuoco così intensa che nessuno mai fino a quel giorno l’avrebbe creduta possibile.
Il fuoco, levandosi in cielo in vampe alte fino a duemila metri, attirava a sé l’ossigeno con una violenza tale che le correnti d’aria raggiunsero la forza di uragani…simili ad una mareggiata, lingue di fuoco alte come palazzi si riversavano nelle strade ad una velocità di oltre 150 chilometri all’ora…in alcuni canali ardeva anche l’acqua…ovunque corpi orribilmente dilaniati. (Il giorno dopo) su alcuni corpi orrendamente dilaniati guizzavano ancora le fiammelle azzurre del fosforo.


Qui


L'ho scaricato, salvato sul mio Pc, copiato sul CD. Ora lo porto a Enzo che me l'ha chiesto, a nome anche di altri. Fallo anche te. (ricordati di scaricarlo da download video, non da streaming video; scusa dell'ovvietà, ma se non le lo diceva Simone ero ancora lì a imprecare contro Negroponte).

sabato 12 novembre 2005

Quando ero in Iraq


 "Quando ero in Iraq, non ho mai visto un terrorista con una tendenza estrema per l'insensato versamento del sangue, ma solo contadini e commercianti arrabbiati che per un motivo o per un altro, volevano porre fine al nostro dominio imperiale sulla loro patria. Quello che ho visto era un'insurrezione onesta combattuta da normali cittadini, una guerriglia perfetta senza alcuna direzione centralizzata, e con il potenziale per superare ogni ostacolo creato dalle forze convenzionali della coalizione."


J.D. Engelhardt, il coraggioso reduce americano che ha reso noto al mondo l'orrore del fosforo bianco a Falluja.


Leggilo qui


Musica Da Parigi (By Beppe Caravita)


Caro Beppe, per noi mandaci almeno Bella ciao.


Comunque grazie dell'incoraggiamento ai settantenni.

venerdì 11 novembre 2005



                                        Raggio di sole


Un raggio stamattina

entra dalla mia finestra

in questa dolce e fresca

stagione novembrina.

L'estate dei morti

m'ispira un'emozione:

e bisogna che riporti

una vecchia mia canzone:


Copre l'Europa un cielo cupo e nero,

strisciato a sangue verso l'Oriente:

Gaza e Fallujah contro il mondo intero

Che sta a guardare senza fare niente.

Lo stivale affondato nel pantano

Mi stringe il piede e intorpida la mente.

Nel tentativo d'andar più lontano

Sposto lo sguardo là verso Occidente.


Ed ecco, come al rompersi di un velo,

un raggio luminoso fora il cielo.

Or qui lettor appar la meraviglia:

come allor che Dante uscì da Marte

- Pianeta che significa la guerra -

per salire più alto in grembo a Giove,

-che in sé la Giustizia accoglie e serra,

 

Io vidi in quella giovial facella

lo sfavillar de l'amor che lì era,

segnare a li occhi miei nostra favella.



 Vidi cioè il raggio prima fermo

Formare in arco sette bei colori:

poi, pennellando come su uno schermo,

lo vidi sussultar dentro e di fuori.

Ed ecco che in cospetto al mondo intero

in cielo ho visto scritto: ZAPATERO.


Barbabianca Aprile 2004


 

mercoledì 9 novembre 2005

 



Da attaccante a stopper

Dogville




Tu quoque Italia mater mea?

Visto su Arte, lunedi 7 novembre, gratis, dal satellite, durata più di due ore, senza nessun consiglio per gli acquisti! Non so se Mauro è riuscito a prendere il canale col suo decoder. L'altra volta mi telefonò dicendo che non lo trovava; eppure sta a pochi isolati, qui all'Isolotto di Firenze. Ma perché noi italiani dobbiamo avere a disposizione gratis solo i nostri 7 canali di scolo? (Beppe Grillo). Comunque il programma della settimana lo trovate qui. I film sono in lingua originale con sottotitoli francesi.  Stasera p.e. c'è "L'isola" di Kim Ki Duc. Ore 22,45.
Dogville è duro da reggere; costruito su 9 stazioni della via crucis. E neppure un minuto di intervallo con una reclame. Mi sono alzato un paio di volte, con la scusa di orinare, mentre Paola imperterrita non batteva ciglio né skippava col telecomando; così posso raccontare la sorpresa del finale: Nicole Kidman che torna a sottomettersi al padre criminale m'è apparsa -sic!- l'Italia di Andreotti sottomessa alla mafia, l'Italia di Nassiria sottomessa a Bush-Cia, l'Italia di Fassino in corteo con Ravenna sottomessa a Israele .

Bella Italia amate sponde,
son le piaghe sì profonde?

Sto invecchiando e, a volte, soffro di qualche incubo. Ma non mi considero ancora un depresso. Quindi coraggio. Vate, scorda gli Achei. E vola, quando puoi, col satellite.

Per un'idea del film un po' meno approssimata leggi la scheda.


PS.

Domanda:
Cosa fa sì che un paese intero si presenti, unico in Europa, così platealmente in ginocchio davanti a Israele in un simile momento storico?

Leggi una bella risposta.

Dai un'occhiata anche qui.

lunedì 7 novembre 2005

 


Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo
Autore Rampini Federico
Prezzo
 € 15,00 
Dati 350 p., brossura
Anno 2005 
Editore Mondadori
Collana Strade blu


Da leggere.  Segnalato da G.G.


 

domenica 6 novembre 2005


Ciao, Natalino.



 


Te ne sei andato di corsa, come in corsa eri sempre vissuto. Attento agli stop! I tuoi figlioli e la Silvana te l’avevano sempre raccomandato. Pazienza, così è andata. Son contento che tu non abbia sofferto, rientrando in grembo a madre natura direttamente dal coma cerebrale. Col tuo fegato davvero indomito ora vive un uomo di 52 anni, i tuoi reni sono a disposizione dell’ospedale di Siena. E le centinaia di litri di sangue che tu hai donato ininterrottamente fino ai 66 sessantasei anni! Medaglia d’oro del donatore.  Era un dei tuoi dichiarati motivi d’orgoglio. Ci siam ritrovati tutti, ieri in Avena, in una grigia giornata novembrina di questo tiepido autunno, che sembra trovar gusto a trattenersi ancora a lungo nella cornice incantata dei monti e delle colline che stanno tra Romagna e Valdarno, tra la Verna e il Pratomagno. Il lungo infinito corteo che t’ha accompagnato fin sotto il boschetto di querce sulla collina sovrastante casa tua ti assegna da oggi un posto primario tra gli spiriti buoni protettori della nostra valle, dolce e forte, come eri tu.  Ti sia lieve la terra come dolce è il ricordo che lasci a tutti noi. Ciao, Natalino.


PS. La tua storia - certo non tutta - è raccontata qui.

Se clicchi sulla foto lo vedi insieme alla Silvana,

sabato 5 novembre 2005


APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI MARWAN BARGHOUTI

E DI TUTTI I PROGIONIERI POLITICI PALESTINESI


Marwan Barghouti è stato sequestrato nei Territori autonomi palestinesi nell’aprile del 2002 durante l'operazione «scudo difensivo» che ha stracciato definitivamente quello che restava degli accordi di Oslo con la rioccupazione israeliana dei territori amministrati dall’Anp. Il sequestro, il trasferimento e la detenzione in Israele di Barghouti, parlamentare palestinese, è stata un'ulteriore illegalità del governo israeliano. Il 6 giugno 2004, anniversario dell'occupazione militare del 1967, Marwan viene condannato a 5 ergastoli più 40 anni di carcere. Oggi la sua detenzione appare in flagrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e Palestina. 
Marwan, segretario di Al Fatah in Cisgiordania dopo aver trascorso molti anni nelle carceri israeliani durante la prima Intifada è stato deportato ed ha vissuto in Tunisia. Tornato in Palestina, dopo gli accordi di Oslo, di cui è stato protagonista, non è mai stato considerato un «tunisino», un leader ritornato dall'esterno. Si è battuto con altri parlamentari per la trasparenza dell'autorità nazionale palestinese e contro la corruzione ed è stato in larga parte il dirigente che ha saputo spiegare e far accettare alla popolazione dei campi profughi l'accordo di Oslo. Lo ripeteva anche quando era già in clandestinità, dopo che il 23 settembre 2001 venne emesso il mandato di cattura contro di lui: «Non c'è altra strada di un negoziato che porti alla realizzazione di uno Stato palestinese in coesistenza con lo Stato israeliano... Israele deve cessare l'occupazione militare e applicare le risoluzioni Onu». 
Durante il suo processo, la sua difesa è stata un atto d'accusa contro l'illegalità dell'occupazione militare e pur rivendicando il diritto sancito dalla Convenzione di Ginevra, alla difesa anche armata del popolo palestinese contro il dominio coloniale e militare, ha condannato ogni attacco palestinese contro i civili israeliani e ribadito la sua volontà di arrivare con Israele ad una pace giusta. Nelle elezioni del 9 gennaio, che hanno visto la vittoria di Abu Mazen per la presidenza dell’Anp, Marwan pur acclamato da ampi settori della sua popolazione, ha rinunciato a candidarsi. Con questo suo gesto ha dimostrato ancora una volta di avere a cuore l'unità del popolo palestinese. Con dignità ha chiesto solo che in ogni negoziato la liberazione dei prigionieri politici sia una priorità. Oggi Marwan non rappresenta solo le migliaia di palestinesi rinchiusi nelle carceri di Israele per la sola colpa di essersi opposti all’occupazione israeliana, ma anche la volontà e il protagonismo di una nuova leaderships che vuole affermarsi e consolidarsi dopo la scomparsa del Presidente Arafat. Con questa leaderships si dovrà fare i conti per arrivare ad una giusta pace fra Israele e la Palestina. Una pace che riconosca per entrambi gli Stati il diritto ad esistere, alla sicurezza e alla sovranità. 
Liberare Marwan, non lasciare che muoia nella cella di due metri senza finestre dov'è rinchiuso in totale isolamento, con la luce accesa per 23 ore al giorno, fare sì che possa riprendere il suo posto nella costruzione di uno Stato palestinese, riconsegnarlo all’affetto della sua famiglia, deve essere un impegno di individui, associazioni, movimenti, partiti, governi che abbiano a loro fondamento il principio della giustizia e della legalità internazionale. Tutto questo può sembrare un sogno, visto l'irriducibilità di Sharon e la debolezza della comunità internazionale, ma anche per Mandela ci sembrava un sogno! 
Per questo i sottoscrittori del seguente documento aderiscono alla campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici (www.freebarghouti.org) si impegnano a dar vita anche in Italia ad un Comitato per la liberazione di Marwan Barghouti che promuova iniziative di informazioni e di sensibilizzazione su questo argomento e chiedono al Governo Italiano e al Parlamento europeo un preciso impegno per favorire – con atti concreti e appropriati – l’immediato rispetto del diritto e della legalità internazionale. 
Per informazioni e adesioni: barghoutilibero@yahoo.it  Continua qui


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giovedì 3 novembre 2005


Le Gualchiere di Remole


Venendo da Pontassieve via Rosano verso Bagno a Ripoli, sulla destra, verso il fiume. C'è un cartello indicatore. Me lo fa notare Paola, in tempo per infilarmi con la Punto nella stradina interna sterrata. Eccole le più grandi delle quattro grandi gualchiere che facevano ricchi i mercanti fiorentini e ricercato il fiorino d'oro in tutte le plaghe d'Europa. Leggo sul cartello posto dal comune di Firenze che furono costruite alla metà del trecento per ragioni igienico sanitarie. Cioè, penso io, sostituirono altri piccoli impianti fatti a ridosso se non dentro la città. Collego la cosa con la pestilenza del 1348 che si portà via più della metà della popolazione di Firenze. Uno su due. Che tempi. Tra le vittime il grande storico Giovanni Villani, tra gli scampati Giovanni Boccaccio che dalla peste fa cominciare il suo Decamerone. un pezzo di storia patria che sta andando in malora. Ma è ancora recuperabile. Coraggio, Comune di Firenze, che sei il proprietario anche se il luogo è in zona di Bagno a Ripoli. Che bel museo ci verrebbe. Anche per farci capire per bene come funzionavano questi marchingegni che producevano le più belle stoffe d'Europa, si capisce al prezzo del duro lavoro dei ciompi, salariati con pochi diritti e meno potere.


Le mie foto.



Le Gualchiere, presso la localita' Remole, sono opifici medioevali appartenenti alla corporazione dell'Arte della Lana, nei quali venivano trattati, grazie alla forza dell'acqua dell'Arno, i panni di lana. All'antico edificio erano annessi altri locali adibiti alle diverse lavorazioni: pescaia, diga, cateratte, il porticciolo per le imbarcazioni che trasportavano i tessuti. Il mestiere del gualchieraio che oggi non esiste piu', era praticato fin da tempi remoti a Bagno a Ripoli. La gualcatura o follatura o sodatura, era una fase importante della lavorazione della lana. I tessuti venivano imbevuti di sostanze acide e messi in "pile", recipienti di pietra, alle cui sommita' si trovavano aste con un pesante maglio: mosse dalla forza dell'acqua le aste spingevano il maglio sulle pezze, rendendole compatte, piu' spesse e resistenti. Le tele ancora umide venivano poi trasportate, via fiume, a Firenze per altre operazioni di finitura. Ma i gualchierai, oltre all'attivita' che competeva loro, custodivano le gualchiere e si tramandavano il mestiere di generazione in generazione; erano iscritti anche all'Arte della Lana e quindi sottoposti a tutti i vincoli imposti dalla Corporazione, almeno fino al 1782, anno della sua soppressione. Cio' che resta oggi dell'antico edificio non e' in buono stato di conservazione, tuttavia sono in atto progetti di restauro.


Per le gualchiere del Casentino sono andato a vedere qui,


 

Un libro da leggere

Le gualchiere e l’arte della lana: un’altra storia

Ci sono aspetti della storia di una città che, pur non eccitando l’immaginario collettivo e non rientrando nel cliché turistico, fanno parte a pieno diritto non solo della fisionomia urbana complessiva, ma anche di un passato illustre. Per esempio quasi nessuno (compreso chi scrive) sa esattamente cosa fosse un tempo quella sorta di torretta mangiucchiata in pietra che si trova al lato della pescaia di San Niccolò, né da dove venisse quella grande macina che affiorò dal letto dell’Arno durante uno dei periodi di secca estiva una ventina d’anni fa.
Dubbi e curiosità mai espresse che hanno trovato risposta nell’interessante volume, pubblicato a cura della Camera di Commercio di Firenze, "Gualchiere. L’Arte della lana a Firenze" (Edifir). Le gualchiere erano strutture medioevali che sfruttavano l’acqua del fiume per la lavorazione dei panni di lana, e quel moncone di pietra a San Niccolò è ciò che resta di una di queste costruzioni, adibita in seguito a mulino ad acqua (di questo, sì, avevamo riferimento certo in un dipinto ottocentesco del Gelati) e infine a impianto per la risalita dell’acqua. La storia delle gualchiere ci rivela in sostanza il passato di Firenze e delle zone a monte dell’Arno come centri di produzione di tessuti, da cui il nome di molte strade (Piazza del Tiratoio, via dei Saponai, corso de’ Tintori, vicolo della Seta, via dei Cardatori) e la fortuna di molte importanti famiglie fiorentine, come gli Albizi.

Le gualchiere rappresentavano dunque la prima fase di meccanizzazione del processo di follatura (operazione di rifinitura del tessuto che prevedeva la battitura del panno, che era sempre stata eseguita fino a quel momento con i piedi, con magli di legno azionati dall’acqua, dopo il processo di "infeltrimento" eseguito con bagni di acqua bollente, sugna, argilla, urina e sapone). Ma gli impianti sul fiume erano soprattutto destinati ad imbrigliare l’energia, che dunque non veniva impiegata solo per la gualcatura, essi accoglievano all’interno diverse attività produttive, come quella molitoria per farine o mangimi. Era il caso dell’edificio sorto alla pescaia di Ognissanti, del quale resta come al solito uno slargo aggettante l’argine.

Gualchiere di Quintole, di Remole, di Rovezzano, del Girone: la capillare indagine svolta da Simona Lamioni, incaricata nel ‘97 dalla Camera di Commercio di svolgere una ricerca di documenti sulla gualcatura dei tessuti, che è sfociata nella realizzazione di questo libro, appassiona e sollecita il lettore a riconoscere le tracce delle antiche attrezzature sparse per la città e nei dintorni, anche se le testimonianze architettoniche ancora integre sono ormai rare. E’ come se quello studio sugli Archivi Storici camerali, si fosse ingrandito da sé, fino a diventare l’affascinante percorso attraverso immagini e documenti che la presente pubblicazione. La ricerca, appassionata e rigorosa, è suddivisa in quattro parti: "La follatura dei panni: un modo di leggere una parte della storia di Firenze. Cenni storici sulle gualchiere fiorentine tratti dalle fonti di alcuni importanti archivi della Città" di Simona Lamioni; "L’arte della lana. Dieci fasi fondamentali per produrre i panni fini"; "Le gualchiere di Remole. Un ‘monumento’ di preistoria industriale", di Alessandro Guido e Florestano Cuda. Tiratoi e gualchiere: storie di altri mondi", di Enzo Salvini. Un libro che dimostra come si possano creare avvincenti percorsi tangenziali alla storia dei grandi avvenimenti attraverso documentazioni "di settore", ricordando, tra l’altro, che proprio l’edificio che ospita la Camera di commercio sorge dov’era una volta un grande tiratoio. Come se la Storia scegliesse da sé i propri finali.

Guarda anche qui sui lanaioli di Pontassieve. C'è una foto "alinari" delle gualtiere di Remole. E' una bella ricerca fatta da due classi di una scuola media.