martedì 26 dicembre 2006

Personaggio dell'Anno: Tu, Blogger


'Per aver preso le redini dei media globali, per aver fondato e aver dato forma alla nuova democrazia digitale, per aver lavorato gratis e aver battuto i professionisti al loro stesso gioco, la Persona dell'Anno 2006 di Time siete voi'.


Il personaggio rappresentativo del 2006, secondo Time, è il cittadino che naviga e partecipa attivamente alla costruzione e alla condivisione di conoscenza.

Il settimanale, pubblicando in copertina un computer con uno specchio al posto dello schermo, ha scelto di incoronare per il 2006 «tutte le persone che hanno partecipato all'esplosione della democrazia digitale» usando Internet per diffondere parole, immagini e video.


Trovato qui


 D'accordo. Ma meglio loro. But better them





Ho finito ora di ascoltare Mina ai funerali di Piergiorgio Welby. Se hai la linea veloce fallo anche tu ...

Tutta la cerimonia la trovi Qui


Grazie Ruini, per aver rifiutato il funerale in chiesa a Piergiorgio Welby e avermi fatto godere l'emozione del funerale dolce e umano come la faccia di Piergiorgio sul letto di contenzione, come la faccia e la voce di Mina accanto alla bara, in mezzo agli amici. Grazie per avermi risparmiato l'esorcismo per la remissione dei peccati di Welby, le suppliche del dies irae. Bene voi fate ad accogliere i vostri amici peccatori veri, bisognosi davvero di intermediari autorizzati per allontanare o almeno attutire l'ira di lassù.

Grazie Ruini per aver dato modo anche alla vecchia madre di pensare che possa esistere una chiesa senza mura com'era quella che si è stretta accanto a lei ripiegata col suo cappellino sotto l'ombra del feretro che non incuteva timore, non richiamava i fantasmi di noi bambini, ma univa nel ricordo gioioso tutta quella gente venuta a ritrovare se stessa nel grande specchio di vita che ci veniva rimandato dall'immagine di Pier Giorgio proiettata nello schermo.

Grazie Ruini per aver ceduto la parola alla sorella di Piergiorgio che in poche brevi concetti ci spiega che il dolore inutile va evitato e che anche la morte può avere una sua serena dignità. E che non tutto nella vita è mistero imperscrutabile da affrontare con sottomessa rassegnazione al dio che parla solo attraverso gli interpreti diplomati alla gregoriana.

Grazie Ruini.


Spell

Contro tutti  quei capoccioni di laici, non credenti, atei dichiarati, direttori di giornali, responsabili di telegiornali, politici in carriera, professori di chiara fama che si ostinano a dare la patente di chiesa cattolica a quel gruppo quasi umano che si è asserragliato in Vaticano e da lì impedisce la libera circolazione delle idee all'interno del popolo di dio, riducendo al silenzio - col loro aiuto - 8 contro mille, otto per mille,  tutte le voci profetiche che salgono dall'interno dell'immensa schiera che sostiene divorzio, Legge 194, diritti civili, papa Giovanni, equiparazione uomo-donna, diritto alla felicità...


             A B R A C A D A B R A

               A B R A C A D A B R

                A B R A C A D A B

                 A B R A C A D A

                  A B R A C A D

                   A B R A C A

                    A B R A C

                     A B R A

                      A B R

                       A B

                        A




domenica 24 dicembre 2006

L'addio di Piergiorgio Welby




ADDIOLICIADDIO

La farfalla non conta

gli anni ma gli istanti:

per questo il suo tempo le basta






Mina racconta

 Io sono semplicemente una tirolese, vengo dalla provincia di Bolzano. Piero l'ho conosciuto qui a Roma. Ci siamo voluti subito bene, è stato un colpo di fulmine, ci siamo sposati e abbiamo vissuto tutta la vita insieme, facendo una ricerca comune di come fare per vivere meglio la sua condizione fisica. Quando l'ho conosciuto stava perdendo le forze, si stava rassegnando.


Perché lui aveva paura di morire in una maniera terribile, soffocato come purtroppo è successo al povero Luca (Coscioni, ndr). E mio marito questo non lo voleva. E non pensava solo a sé, ma a tutti quei malati di distrofia, e di altre malattie invalidanti che avrebbero avuto lo stesso problema alla fine della loro vita.Rivolgo un appello agli italiani: pensate a queste cose. I malati non hanno solo il problema di essere curati e assistiti bene.


Io l'ho aiutato più che ho potuto, andando a cercare sui siti internazionali, specialmente della Germania, dell'Austria, anche siti inglesi, americani. Io gli traducevo le cose importanti e lui mi chiedeva poi di farne un sunto. Devo premettere che la parola eutanasia mi faceva paura. Perché per me, che ero stata educata in modo cattolico molto rigido, eutanasia voleva dire uccidere una persona. Poi studiando insieme a lui mi sono detta: ma per quale motivo io non dovrei concedere a tante persone che la pensano diversamente da me di avere una legge che consenta l'eutanasia. Avere una legge non significa che sei costretto a usarla.


degli amici mi dissero: «Ma non vedi che cosa scrive tuo marito sul sito? Che cerca l'eutanasia, che vuole che sia tu ad aiutarlo a morire». Io mi sono spaventata. Non sapevo come comportarmi con lui, come dirglielo, come fare. Ho cercato sul sito le cose che scriveva e poi ne abbiamo discusso, anche abbastanza vivacemente, abbiamo proprio litigato. Gli ho detto: «Tu metti in pubblico queste cose?»


L'ultimo giorno l'abbiamo vissuto in pace insieme. Ho cercato di allineargli tutte le cose possibili e immaginabili, abbiamo parlato di tante cose, nostre, personali. Lui non sopportava che io gli ricordassi i vecchi tempi e non l'ho fatto più. Non voleva più vedere le sue cassette, il suo disco che avevamo registrato quando eravamo insieme a pesca; non voleva sentire più le vecchie canzoni. Quindi abbiamo parlato soltanto così, di cosa si poteva fare, come si poteva continuare. E a un certo punto lui mi ha detto: «Ricordati che il calibano (il suo blog, ndr) deve andare avanti». E lì ho saputo che mi aveva passato il testimone.


E' stato commovente l'ultimo giorno vedere come lui chiamava i suoi amici per salutarli. Era come un commiato di una famiglia dove c'è il padre, un fratello che saluta gli altri fratelli perché adesso deve andarsene, deve chiudere gli occhi. Aveva un sorriso per tutti e poi ha detto: «Adesso uscite» e sono rimasta solo io con lui e con il medico.


L'articolo

Racines-Ratschings (BZ)



17-21 dicembre 2006, un bel pre-natale sulla neve.


A Racines. Autostrada del Brennero, uscita Vipiteno, 15 km dal confine con l’Austria. Sull’Isarco.


Altitudine: 976 m s.l.m.


 


Le tre valli del comune di Racines comprendono la Val Ridanna, la Val Racines e la Valgiovo con il Passo Giovo. Il Passo Giovo porta in Val Passiria - e se si attraversa questa valle - si arriva a Merano


Tutto merito di Piero che in internet ha scovato l’offerta “mercatino di natale” valida dal primo al 22 dicembre. Un piccolo albergo a conduzione familiare, ristrutturato completamente nel 2002, profumo di legno, profumo di pulito, offerta 4 giorni, prima colazione e cena, 2 persone, euro 234.


Ha clienti quasi esclusivamente tedeschi che rinnovano le prenotazioni da un’anno all’altro, come ci dice la vecchia buona Signora Berta col suo italiano pieno di acca e kappa. Tutto parla austriaco, le case, il cimitero allato, il profumo delle mucche rinchiuse le a fianco, i canali TV, il campionato di calcio (partita bundesliga col Bayern Monaco e non so quale altra squadra), i crocefissi di legno a tutte le curve di strada, il campanile a punta lapis, la minestra di cipolle e crauti, le crocchette di carne, il piumone del letto che mi tiene troppo caldo il tronco e mi gela i piedi quando non riesco a stare garbatamente rannicchiato in modo da ridurre di almeno 10 cm i miei pur non eccessivi 1,86.


Siamo stati praticamente unici ospiti accuditi con premura, sauna e bagno turco tutti per noi, l’impianto di risalita a 100 metri e, quello che conta, tutte le piste innevate come non ci aspettavamo: piste nel bosco come piacciono a me, abetini spruzzati di bianco…Scrivo questo per gli amici sciatori. Vale la pena farci un pensiero, per il dicembre 2007, perché fino a tutto aprile l’albergo è occupato da tedeschi che prenotano per l’anno seguente al momento della partenza, come ci hanno ripetuto mamma Berta e figlia  Renate,  che parla bene l’italiano, fa il lavoro di reception e segreteria, trovando il tempo per un impiego fisso a Insbruck (dal lunedì al venerdi, levata alle ore 5, credo coi mezzi pubblici). Brava veramente. A fianco a lei il fratello Joseph.


Insomma, CONSIGLIATO: Gosthof Sholzhorn, Innerratschings 49, tel. 0472659125, 39040 Ratschings (BZ) Racines.


Viaggiare con Piero e Fiorella è sempre piacevole, perché, da scialpinisti come sono, hanno la mentalità e la curiosità dell’osservatore che usa lo sci non solo per scivolare su e giù avanti e indietro lungo le piste, freneticamente, ma sanno guardarsi intorno e ti fanno scoprire i segreti di plaghe sconosciute e nascoste. Come la val Ridanna, vista con tutta calma la mattina del rientro che ci riserva la sorpresa, oltre ai prati e torrenti innevati e immacolati, silenti e trasognati, una vecchia miniera con le attrezzature ancora in vista, dove nel 1500 lavoravano 1000 (mille) operai, a piccone, spalle e mulo, per estrarre, spaccare e triturare col mazzolo pietre contenenti ferro, stagno, zinco e anche oro. Damnatus ad metalla, dicevano i Romani. Una miniera che è durata fino alla seconda metà dell’900 e questo spiega la presenza di binari, carrelli, teleferiche, che tu puoi vedere ancora lì dove furon lasciati al momento della chiusura, con cartelli indicatori ed un museo…


Con gli sci siamo arrivati fino alla sommità del passo del Giovo, aperto ancora al traffico automobilistico, direzione Merano.


A Bolzano siamo passati sia all’andata che al ritorno, Vipiteno l’abbiamo visitato due volte. Dei mercatini di natale sapete tutti, ed anche noi li conoscevamo. Ma è sempre uno spettacolo passeggiare per queste vie, pulite, contornate di negozi curatissimi, ricchi, colorati pieni di luce con tutte le bow-window e le arcate e i loggiati e quel palazzo storico di Vipiteno, dove stanno gli uffici comunali con la sindachessa, antica grande abitazione dei padroni di quelle miniere di val Ridanna.


Percorso andata Firenze-Racines: 5 ore (domenica senza Tir);


Percorso ritorno Racines-Firenze:7 ore (giovedì 21 dic. Sole accecante fino a Modena, pioggia mista a neve del tratto appenninico Bo-Fi, code a tratti, un solo lieve tamponamento, ma un continuo effetto-elastico (rallentamento-fermata-ripresa veloce esagerata-rallentamento-fermata-ripresa andante mossa-isoradio che ripete a tutta Italia tratto Rocobilaccio-Barberino-Certosa meglio stare a casa). Uscita liberatoria a Firenze Nord, Ponte all’Indiano ci dà una mano, a casa siamo. Grazie Piero per la tua guida impeccabile e tranquilla e grazie alla tua Honda CR-V trazione integrale, gomme termiche appena montate. Alla prossima.


Cinque foto


PS. La mia fissazione


Non c'è niente da fare, quando vado in Alto Adige, sul Falsarego, a Gorizia o in val Sugana, non posso fare a meno di evocare i fantasmi della prima guerra mondiale, la madre dei fascismi, della seconda guerra mondiale e della terza attualmente in corso, insidiosa e strisciante come i missili da crociera americani, silenziosa e ovattata come gli uffici dei grandi manager della carta stampata, degli studi televisivi, delle grandi agenzie religiose.

...Alto Adige-Sud Tirolo, Vipiteno-Sterzing, Raschines-Racine...Dove sono più i paletti di confine innaffiati col sangue di alcuni milioni di ragazzi tra i venti e i trent'anni? Spariti. Non servono più a niente. Scorie intrise di urla e lamenti, preghiere e bestemmie durate 4 anni per riempire strade e piazze di monumenti a generali frustrati, a soldati morti imprecando, a politici venduti ai mercanti della morte.. Novecentomila dei nostri, morti ammazzando novecentomila dei loro per segnare un confine oggi buttato in discarica insieme a tutti quei cadaveri. Eutanasia di massa, dolce morte, dulce et decorum pro patria mori, chi per la patria muor vissuto è assai. Per il progresso di noi umani vale più la morte di Welby - 60 anni di vita,  9 anni in un letto di contenzione - che quella di milioni di giovani, 20 anni di vita, 4 anni di odio e disperazione. 



Dal fronte 14.3.916

….. se sapessi quante barbarie, che modi di aggire, che buone maniere verso i soldati!

Come i padri che educano i figli siamo presi a schiaffi e calci, ma se Iddio mi da vita a farmi arrivare in Italia saprò io…..


Dalla Svizzera 18.3.916

Cara mamma….. non potendo sfogarmi sono fuggito e a te se vengono a dirti qual che cosa dicci che se non mi maltrattavano non sarei fuggito…..


Zona di guerra 1.12.915


… Fino che eravamo al masatorio in prima linea, in rischio di farci macelare ogni minuto, ci trattavano (i superiori) un po' meglio, perché avevano paura di noi e quando si fa per avanzare cridavano avanti, avanti altrimenti vi sparo…..


Zona di guerra 10.1.916

…Altro che combattere contro il nemico, Io non combatterò mai contro i miei fratelli per prendere (Trieste?). Cadorna, Boselli che loro sta in Italia, sevverrò in licenza di questi la pelle ci farò…..


Zona di guerra 7.2.16

..…Come pure al S. Michele che si può chiamare cimitero e via via sono andato sette o otto volte a lassalto senza conquistare niente….


Zona di guerra 21.2.16 in risposta ad una ragazza che esalta la guerra

Se quella signorina, pur essendo stupida, avesse visto qualche testa volare, qualche grappolo di uomini sparire, allo scoppiar di un obice, senza che se ne possa trovar neppure un osso allora mi avrebbe scritto altrimenti.

…. Nella tua ultima mi parli troppo di Dio. Povero vecchio e buon dio! … La madre austriaca e la madre italiana pregano, per i rispettivi figli, lo stesso dio di pace, di amore e di altre simili cose. A chi dovrebbe dar retta dio?? Lascialo in pace il povero vecchio! Io,eretico, sono ancora vivo tanti religiosi perirono


Zona di guerra 20.3.16

I superiori….. anno anche paura che come abbiamo fatto a metterci daccordoe di non avanzare possiamo anche metterci d'accordo a fare come ha fatto qualche reggimento che vio forse non lo sapete perché queste cose sui giornali non le mettono…..l'anno butato nel fiume….


Zona di guerra 5.4.16

…..Povere madri che perdono i loro figli! Spesse volte ci guardiamo l'un l'altro in faccia vedendoci così lacerati di fame e di sonno le lacrime ci riempiono gli occhi come bambini….


Zona di guerra 24.4.16

…..Quando è dopo che si è conquistato? Una 50 metri di roccia viva. Quanti sono i morti? 500-600 secondo l'accidentabilità che permette il terreno…..





Li trovi in "Soldati e prigionieri italiani nella prima guerra mondiale",

Autore Giovanna Procacci, Editore Bollati Boringhieri.


...gli uomini di guerra sono stupidi, oltre che feroci, e lo stesso Gasparotto deve registrare l'ultima carica dei lancieri d'Aquila, ordinata alle 14.50 del 4 novembre, cioè dieci minuti prima dell'armistizio. Muoiono gli ufficiali ventenni Augusto Piersanti e Achille Balsamo di Loreto, e il caporale Giulio Marchesi.


Sironi racconta l'episodio di sessanta alpini estratti a sorte e fucilati perché un gruppo di italiani, durante il viaggio, aveva rubato pane a un vagone dell'esercito tedesco.


". Anche da parte austriaca le pagine più significative non sono nelle memorie dei generali, ma nelle testimonianze delle sofferenze e degli eroismi della prima linea. Robert SKORPIL ha raccontato la tragedia della guerra di montagna, vista dalla parte dei Kaiserjager contro gli Alpini, in Pasubio 1916/1918, con molta comprensione sia verso i propri soldati, sia verso il destino dei nemici.


La stessa umanità esprime Fritz WEBER in tre libri: Guerra sulle Alpi (1915/1917), Dal Monte Nero a Caporetto e il celebre Tappe della disfatta. Dell'ultimo, tra tante pagine significative, è impossibile non ricordare l'esaltazione per la vittoria di Caporetto, le delusioni successive, la bellissima pagina su Trieste che sente avvicinarsi la fine della Monarchia, e l'odissea finale del tenente Weber che, dopo la disperata e affamata resistenza sul Piave dell'ottobre 1918, riesce a riportare i soldati e i cannoni al deposito di Vienna, attraverso l'Impero in disfacimento e la Slovenia in rivolta.


Tra gli uomini illustri tanti sì alla guerra:

Leonida Bissolati Renato Serra Alberto Ghisalberti Corrado Alvaro Riccardo BAcchelli Emilio Lussu  Giosuè Borsi  Carlo Emilio Gadda Ardengo Soffici...


Significativo dei luoghi comuni della cultura nazionalista, da cui trarrà tanta parte il fascismo, è Kobilek di Ardengo SOFFICI. L'artista ammira i soldati tra i quali vive, ma c'è da chiedersi quanto li avesse capiti: "Questi uomini muovono alla guerra come ad una festa". E aggiunge: "Chi ride, scherza, sopporta tanti disagi con una tale pazienza e perseveranza in faccia alla morte imminente, ha il diritto di essere il padrone della futura vita italiana, e se dovesse essere defraudato del suo diritto avrà ragione di divenir terribile". C'è, in Soffici, il rimpianto per la "bellezza irriducibile" della guerra; ma c'è anche, molto irritante e spia di quell'incultura nazionalista che ci farà inebriare di superiorità latina, mare nostrum e colli fatali di Roma, il disprezzo per i nemici, "bruti che da tre anni vanno diguazzando nei massacri e nei ladrocini"; perfino un libro di Schopenauer, trovato addosso a un morto, ad uno di "quegli imbecilli", è "in una di quelle edizioni di gusto tedesco, linde, corrette ed odiose". Poi quegli imbecilli e barbari vincono a Caporetto, e, nel suo successivo diario di guerra, La ritirata dal Friuli, la sconfitta rende Soffici più umano.

Prima della battaglia è sorpreso e sconvolto dall'insipienza dei comandi, dalla stanchezza delle truppe, dalla trivialità degli ufficiali; dopo, durante la rotta, delle quali ci ha lasciato una delle testimonianze più drammatiche e vive, registra annichilito il disordine, lo sfacelo, le fucilazioni a casaccio, il rimbambimento dei generali e la destituzione dei pochi comandanti efficienti.


Piero JAHIER è stato interventista: in guerra, attraverso il contatto con la truppa, scopre il popolo. Le sue poesie e prose sulla guerra ("Con me e con gli Alpini"), sebbene traboccanti di populismo paternalista, hanno intuizioni nuove, come in Dichiarazione:

"Altri morirà per la Storia d'Italia volentieri /

e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita. /

Ma io per far compagnia a questo popolo digiuno /

che non sa perché va a morire /

popolo che muore in guerra perché 'mi vuol bene' /

'per me' nei suoi sessanta uomini comandati /

siccome è il giorno che tocca morire
".

Come e meglio di altri ufficiali, Jahier scopre il valore civile, il "peso" del popolo, del sottoproletariato, dei manovali, nel Ritratto del soldato Somacàl Luigi, che termina con un riconoscimento che è insieme ripudio delle ideologie borghesi:

"Certo, Somacàl, soldato stronco, uomo zimbello, sei il mio amico. /

Ho trovato vicino a te l'onore d'Italia. /

Dico che è in basso l'onore d'Italia, Somacàl Luigi".


Spigolature prese da qui



"Tutti avevano la faccia del Cristo

nella livida aureola dell'elmetto

Tutti portavano l'insegna del supplizio

nella croce della baionetta

E nelle tasche il pane dell'Ultima Cena

e nella gola il pianto dell'ultimo addio".


(poesia di uno sconosciuto, scolpita nella Galleria del Castelletto alle Tofane)


Se vuoi disfarti gli occhi guarda qui


NB. Perché oggi siamo alle solite, in questa pozzanghera di guerre preventive e di missioni di pace. Dobbiamo difendere il nostro diritto ad una vita normale con la stessa forza con cui Welby ha difeso il suo diritto ad una morte naturale.

Buon Natale, buona rinascita, occhio al gorilla.

venerdì 22 dicembre 2006

Welby è simile a una stella morta di cui ancora percepiamo la luce, anche se si è spenta da tempo e per sempre.

Ed ecco come vive ancora oggi Eluana: i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l'intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ribaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto. In una camera dell'ospedale di Lecco. Da 15 quindici anni,  dal 18 gennaio del 1992, quando verso le quattro del mattino la sua auto si è schiantata contro un muro nei pressi di Lecco.

Continua qui.


Nota intravagante


"C'è un piccolo scritto del Cattaneo in cui è espressa, in maniera quasi epigrammatica, sia l'identificazione che egli fa del "popolo" con la borghesia cittadina, sia la funzione storica che egli rivendica al "popolo" stesso. Ne cito la parte conclusiva: "Dove sta dunque la forza della nazione italiana? Sta dove è sempre stata. Il popolo delle sue città, senza alcuna scienza di guerra, è più forte che gli eserciti dei suoi monarchi. La monarchia in italia è una pianta esotica e debole, è una cosa contro natura. Il papato che oggi civetta con la libertà e domani chiama tutti i curati d'Europa ad assistere i suoi sgherri, il papato è il secreto della debolezza d'Italia".

(Da Umberto Puccio, Introduzione a Cattaneo, PB Einaudi, 1977, Torino- pag.13).

domenica 17 dicembre 2006



In attesa di leggere, commentare  e diffondere la sentenza con la quale il giudice Angela Salvio, nel riconoscere in linea di principio il diritto di Piergiorgio Welby alla autodeterminazione, ha respinto la sua richiesta di ottenere il distacco dalle macchine in quanto non previsto dal codice vigente, trascrivo la notizia subito divulgata in merito dalla Federazione mondiale delle associazioni per morire con dignità (WFRTDS). GPS

 

ROME (AP) — A Rome judge on Saturday rejected the request by a man, paralyzed with muscular dystrophy, to be taken off a respirator, friends of the man said. The man's appeal sparked a new euthanasia debate in traditionally Catholic Italy.

Judge Angela Salvio, in rejecting Piergiorgio Welby's request, said there was a vacuum in Italian law on the issue and that Parliament should do something about it, the Italian news agency ANSA reported.

Court officials could not immediately be reached for comment.

Marco Cappato, a member of the Radical Party which is championing Welby's cause, said Welby and his family has been informed about the judge's decision.

"We will have to decide how to act to protect his wishes," Cappato told state TV without elaborating.

Welby's repeated pleas have divided politicians and doctors in Italy, where euthanasia is banned. The Catholic Church, whose teaching forbids euthanasia, wields much moral and political influence in Italy.

Confined to a bed, Welby can only move his lips and eyebrows, needs a respirator to breathe and communicates through a voice synthesizer.

Diagnosed with muscular dystrophy as a teenager, Welby, 60, has use a machine to breathe for the last six months and receives nourishment through a feeding tube.

Vigils to show solidarity for Welby were scheduled to be held in dozens of Italian cities on Saturday night.

Rome Mayor Walter Veltroni, in a message for vigil participants, said it was impossible not to "share his drama, his suffering" and that it was "fundamental" to grapple with the agonizing questions Welby's request have raised.

Earlier this fall, October, Welby appealed to President Giorgio Napolitano for euthanasia to be legalized in the nation so that he could request it, but the head of state has no legislative powers.

A Senate committee has been hearing arguments on the issue of allowing people to decide in advance in a living will how they want to be treated if they become incapacitated in the last stages of a terminal illness.

The Netherlands became the first country to legalize euthanasia in 2001.

Belgium legalized it under strict conditions in 2002.

In the United States, voters in the state of Oregon approved the first physician-assisted suicide law in the U.S. in 1994. The law took effect after an appeals court lifted a block in 1997.




(Mailing list di Libera Uscita)

sabato 16 dicembre 2006

Pausa caffè




Clicca sulla foto per ingrandirla

 Firenze 15 Dicembre 2006

Tredici anni. Sono pochi  e tanti.  Pochi dopo i venti, tanti dopo i terzi …anta.

Ma è sempre una scarica di emozioni. Così ieri, ristorante “Pausa caffè”, zona Piazza Dalmazia, dopo aver visto “Cuori” di Resnais, lì nella strada parallela, cinema Flora, mi sono ritrovato per un breve tuffo all’indietro nella piscina del tempo, con Luisa, Iva, Laura, Rossella R., Marcella, Elena, Rossella S., Maria Teresa, Patrizia, Giuseppe, Paola, Alessandra e diversi mariti al seguito.

La saletta del ristorante è calda e accogliente, tutta per noi. Il ristorante ha la serranda semiabbassata, aperto tutto e solo per la ventina di avventori quali noi siamo. Senza musica. Finalmente, devo dirlo. Perché gli amplificatori disturbano ormai troppo spesso le orecchie per ottenebrare il cervello e impedire la comunicazione.

Iva, che ci ha messo insieme per questo happening di nostalgia, ha tentato di stordirci con la sua esuberante effervescenza, ma ha lasciato volentieri a me l’incombenza di rievocare sommessamente i dieci anni di vita “laboriosa” passati in compagnia di 1000 studenti e 100 insegnanti – anni 80-90 – all’Istituto Tecnico per ragionieri e programmatori “Albert Einstein” di Firenze, zona Isolotto, S.Bartolo a cintola, periferia sud-ovest, non distante dal Ponte all’Indiano.

La scuola è meglio della m. si legge nella Lettera alla professoressa di D.Milani. L’espressione è messa in bocca a ragazzi figli di contadini che intendono far capire a tutti quanto sia importante, da giovani, andare a scuola, liberando il proprio tempo da incombenze di duro lavoro materiale quale richiedono la stalla delle vacche e il rello dei maiali.

La scuola – io tengo a specificare – è sempre e comunque migliore del giudizio che  ne danno  stampa e  mass media, per quella intollerabile bigotta omologazione al peggio che gronda da tutte le civette dei giornali, da tutte le testate dei telegiornali, che alternano la cronaca nera con il teatrino sadomaso dei politici che fingono un’eterna litigiosità, per tentare di portare noi, fin dal fondo d’una saletta di ristorante, a litigarci addosso o sparare giudizi generici e improbabili su tutti gli argomenti seri che vengono o sottaciuti o  presentati in maniera artatamente distorta, sempre nella nebbia diffusa di un generico qualunquismo che ci fa battere la testa tutti i giorni col peronismo dei certi padroni del vapore  e col moralismo dei padroni del Signore. (Scusate la tirata ciceroniana).

Questo ho pensato - senza dirlo - alzando il  bicchiere di spumante ieri sera.

Davanti a tre prof di ragioneria e tecnica commerciale, tre di matematica, due di lingue straniere, due di educazione fisica, tre di lingua e letteratura italiana…non mi è stato però difficile ricollegare il senso particolare di esperienze singole col quadro generale di un’operazione collettiva che ci ha sollevato tutti e ciascuno ad un livello molto alto di intellettuale consapevolezza e di umana solidarietà. Perché nella scuola tu sei, per dato oggettivo, necessitato a rapportarti agli altri. E quando gli altri sono 15 amministrativi, 20 custodi, 1000 (mille) studenti teen-age, cento colleghi, costretti a vivere insieme per lunghe ore nello stesso ambiente…, se chi ha il compito di dirigere e coordinare, si limita a  “predisporre ogni cosa perché si faccia; a dare i mezzi per fare, per poi  lasciar fare”, beh, ne può venire un’esplosione di forza e creatività che  rallegra la vita e dà i mezzi per affrontarla…

Bisognerebbe scriverla un po’ diffusamente questa storia di una scuola, nata per scissione ai primi degli anni ottanta dall’Istituto tecnico Galilei e ritornata allo stesso nel corso degli anni novanta. Dieci anni di vita, un fiore reciso che vive ancora in me e in qualche migliaio di persone che si portano addosso questo vaccino di positività come anticorpo ai veleni della vita.

Mi piacerebbe un libro di memorie scritto a più mani (prof, studenti, personale ausiliario e amministrativo). Ne verrebbe un bel mosaico.

 Comunque sia, viva la scuola che è sempre meglio della m.


Alzo ancora da qui il bicchiere di spumante e brindo alla comitiva:

La vita in fondo in fondo è una mangiata,

star qui tra amici, amar la compagnia,

far posto a tutti a questa tavolata

con l’universo stare in sintonia

per poi tornare a farci una dormita

quando siam giunti al fondo della via

in grembo al tempo che c’ha messo in vita,

mentre le stelle brillano dicendo:

sempre si cambia e mai non è finita.


 Tre foto



Grazie Iva.

giovedì 14 dicembre 2006


Non mi sento obbligato a credere che lo stesso Dio che ci ha dotato di sensi, ragione e intelletto, pretenda che non li utilizziamo.


Non sentio mhi credendum esse ipsum deum qui in nobis sensum rationemque posuit nos usum oblivisci voluisse.


Ich fühle mich nicht verpflichtet zu glauben, dass der selbe Gott, der uns Verstand, Vernunft und Intellekt gegeben hat, verlangt, diese Gaben nicht zu benutzen.




 

mercoledì 13 dicembre 2006

E lasciatemi divertire


Per i più piccoli. Apri la busta col mouse.


Christmas-card


 




Per i più grandi 


 

Vai su :................................      http://www.star28.net/snow.html <http://www.star28.net/snow.html>


1. Scrivi un augurio

2. Clicca Submit


Giordano Bruno sta ancora bruciando


Il giudice del tribunale civile di Roma si è riservato di decidere sul caso Welby. In pratica, il verdetto si saprà entro una settimana, semprechè Piergiorgio Welby sia ancora vivo, dato che le sue condizioni stanno peggiorando.

Mentre un medico di Sestri Levante si è offerto di "interrompere la sofferenza di Welby se nessun altro vuole farlo", uno dei due medici curanti di Welby si è opposto al ricorso presentato dal suo stesso paziente chiedendone il rigetto, in quanto nell'eventualità di una situazione di affanno dovuta al distacco del ventilatore polmonare, si troverebbe nella situazione di dover ripristinare la terapia. Esattamente quello che Welby non vuole.


Contro Welby si è espressa anche l'Associazione medici cattolici italiani, che ha ribadito il suo NO al distacco della spina, anche se richiesta dal paziente, perchè in contrasto con il codice deontologico del medico.


 Queste le notizie nude e crude. Ci sia consentito un commento.


L'intera vicenda sta rasentando l'assurdo, se non fosse una tragica commedia all'italiana. Dapprima la Procura di Roma si pronuncia per il distacco della spina su richiesta del paziente e contemporaneamente per il suo riallaccio su decisione del sanitario; poi il giudice rinvia il giudizio mentre il ricorrente sta morendo sotto tortura; quindi uno dei medici curanti chiede il rigetto del ricorso per non trovarsi poi obbligato a ripristinare la terapia, come se il codice deontologico della corporazione medica prevalesse sulla sentenza di un giudice; infine l'associazione medici cattolici, corporazione nella corporazione, ribadisce il suo No al distacco non perchè è contro il codice civile ma perchè è contro il codice deontologico della categoria.

Insomma, come ha scritto la nostra Maria Laura Cattinari, "Giordano Bruno sta ancora bruciando".

Forse ha ragione Scalfari, quando nel suo articolo "lo specchio s'è rotto" prende tristemente atto che in Italia gli interessi individuali prevalgono ormai su quelli collettivi, grazie anche a cinque anni di incitamenti venuti dall'alto.


Ciò premesso, con piacere rileviamo che diversi rappresentanti di LiberaUscita hanno contribuito oggi a sostenere la causa di Welby sui mass-media. Infatti:


- Corrado Augias, nostro socio onorario, ha risposto nella sua rubrica "lettere" de "la Repubblica" ad una lettera della nostra socia prof.ssa Marlis Ingenmey di Pisa (vedi articolo allegato: Il caso Welby secondo il Catechismo);

- il prof. Franco Toscani, anch'esso nostro socio onorario, ha partecipato al confronto televisivo con il prof. Zaninetta sul TG2 di ieri sera;

- il dr. Giancarlo Fornari, nostro Presidente, ha pubblicato sul sito www.contrappunti.info un suo articolo dal titolo: "Fantagiustizia, il corpo di Welby proprietà dei medici?"

Cordiali saluti

Giampietro Sestini


(Dalla mailing list di Libera Uscita)


Scoop del giorno: in Vaticano non sanno il catechismo..

 

IL CASO WELBY SECONDO IL CATECHISMO – DI CORRADO AUGIAS

Caro Augias, vorrei ricordare due articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, che mi pare completino il mosaico degli elementi testuali basilari (Costituzione, Convenzione europea sui diritti dell'uomo e la biomedicina, Codice di deontologia medica e, appunto, Catechismo) che permettono di porre fine alle atroci sofferenze che, pienamente cosciente, Piergiorgio Welby deve sopportare "per una kafkiana imposizione 'etica' come la definisce lui stesso.

Il Catechismo, infatti, recita all'arto 2278: «L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente se ne ha competenza e capacità». Welby, che chiede il "distacco dal ventilatore polmonare", le ha entrambe.

Il successivo art. 2279 riguarda invece la seconda richiesta da lui avanzata, "sotto sedazione terminale, se possibile orale"; dice: « L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile».

A giudicare da queste due affermazioni del Catechismo, nulla osta neanche da parte della Chiesa Cattolica a che Welby possa finalmente vedere soddisfatta la sua richiesta di una morte "opportuna" ma soprattutto "naturale".

Marlis Ingenmey Pisa - mmarianelli@virgilio. it

Risponde Corrado Augias

Ringrazio la professoressa Ingenmey per averci ricordato che una corretta lettura del Catechismo, cioè non ottenebrata da scrupoli ideologici, consente quell'atto di cristiana carità, che Welby disperatamente chiede da settimane. Del resto non tutti i cattolici appaiono sordi come le alte gerarchie vaticane davanti a questo straziante grido di dolore.

Le comunità cristiane di base, riunite domenica a Frascati, hanno indirizzato a Welby una nobilissima lettera dove tra l'altro si legge: «E' giusto e umano che tu possa concludere in pace la tua esperienza di vita senza che nei tuoi confronti si eserciti un accanimento non rispettoso della tua dignità. Nessuna religione o ideologia può in alcun modo costringere, in una condizione così drammatica, la tua libertà di scelta che noi, quale che sia, rispettiamo profondamente».

Pur non essendo un fedele di quella religione credo di poter scorgere in queste parole quella misericordia che rappresenta storicamente la più alta conquista del cristianesimo. L'umana tragedia di Piergiorgio Welby, così semplice nelle sue ineluttabili circostanze, si è complicata in base a ragionamenti e timori che niente hanno a che vedere con la realtà e la malattia. Si è avuta l'impressione che le gerarchie ne facessero piuttosto una questione di potere e di prestigio.

Giovanni Reale, filosofo e credente, ha rimesso la questione sui suoi giusti binari affermando: «non è lecito trasformare la sacralità della vita nella sacralità della tecnica, quasi facendo della tecnica un dio che dice: alzati e cammina». Chi davvero ama il prossimo suo non può che augurare a Welby quella pace che ha così a lungo invocato.

Da “La Repubblica” 12 Dicembre 2006, pag.24.

 

PS. Non rimane che mandare il papa a catechismo.

lunedì 11 dicembre 2006

Ci guardano dal cielo



Cile: Morto l'ex dittatore Augusto Pinochet



Augusto Pinochet è morto. Lo rende noto una nota dell'ospedale militare. Il 91enne ex dittatore cileno era stato ricoverato domenica scorsa nell'ospedale militare di Santiago dopo un infarto. Era stato sottoposto a un intervento di angioplastica e, poco dopo, aveva ricevuto l'estrema unzione.


«Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» 18 febbraio 1993: la privatissima ricorrenza delle sue nozze d’oro viene allietata da due lettere autografe in spagnolo che portano in calce le firme di papa Wojtyla e del segretario di Stato Angelo Sodano.


Visti dalla terra 


Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore.

Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù

Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo.

Noi Membri dell'Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arriverà al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene.

DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II


Associazione Madri di Plaza de Mayo

Hebe Bonafini

Buenos Aires 23 febbraio 1999


qui


Spigolature del giorno


 3:23 PM (3 hours ago)Pacs: Grillini e Bertinotti rispondono al cardinal Trujillo

from Cani Sciolti

"Non ci meraviglia che Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Consiglio vaticano per la famiglia, nonche' amico e sostenitore di ogni dittatura fascista argentina, quella di Pinochet compresa, non sia d'accordo sui pacs. Troviamo pero' che persino per uno come Trujillo non si dovrebbero oltrepassare i limiti della decenza oltre che del buon gusto: definire capricci o peggio ancora, 'banale espressione del desiderio', i diritti umani delle persone conviventi significa fare un'operazione moralmente orribile". E' quanto afferma, in una nota, il diessino Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay.


3:23 PM (3 hours ago)I vescovi dettano l'agenda politica: I Pacs non sono priorità del Paese

from Cani Sciolti

Una nota del Sir (Servizio informazione religiosa della Chiesa) dice:"La Chiesa ha pieno diritto a pronunciarsi su problemi morali".E sottolinea: il problema dei Pacs "non è in cima alle priorità del Paese, invece non ci si cura di ciò che è fondamentale,il sostegno alla famiglia formata da un uomo e una donna". E:"Non è accettabile che,invocando casi limite o situazioni che possono essere tutelate" in altro modo, "si intacchino gli architravi della società"."E'il momento di essere molto fermi sui principi". E non vale l'idea di omologarsi.

sabato 9 dicembre 2006

Ite missa est


E così l’on. Fini, già Vice-Presidente del Consiglio e attualmente pretendente alla guida del Paese quale erede di Berlusconi, ha scoperto chiaramente le sue carte. Afferma Fini: “Welby è cosciente, non può chiedere di morire, perchè chi assecondasse la sua volontà sarebbe un omicida” (la Repubblica, venerdì 8 dicembre, pag. 29).  Se invece fosse incosciente, a maggior ragione direbbe la stessa cosa. Dunque mai – secondo Fini - possiamo chiedere di morire, coscienti o incoscienti, neppure se siamo torturati. Alla faccia della autodeterminazione.

Si spiega anche così la pregiudiziale, quinquennale  chiusura del Governo Berlusconi nei confronti dell’eutanasia e del testamento biologico. Non si spiega, invece, come l’ex segretario del MSI, partito di ispirazione fascista ossia del regime (questo sì) che ha condiviso col nazismo l’orrore delle camere a gas per milioni di esseri umani che non volevano morire, oggi arrivi ad imporre la non-vita per chi non la vuole. Forse Parigi val bene una Messa. 

Cordiali saluti.

Giampietro Sestini

Trovata nella mailing-list di Libera Uscita.

(Sestini è il segretario dell'Associazione Libera Uscita a cui ho l'onore di essere iscritto)

lunedì 4 dicembre 2006


"If history is to be creative, to anticipate a possible future without denying the past, it should, I believe, emphasize new possibilities by disclosing those hidden episodes of the past when, even if in brief flashes, people showed their ability to resist, to join together, and occasionally win. I am supposing, or perhaps only hoping, that our future may be found in the past's fugitive moments of compassion *** rather than in its solid centuries of warfare."


Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi insieme, e qualche volta di saper vincere.

Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato  nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di  guerre..



Here and here


***Compassion is a sense of shared suffering, most often combined with a desire to alleviate or reduce such suffering; to show special kindness to those who suffer. Thus compassion is essentially empathy, though with a more active slant in that the compassionate person will seek to actually aid those they feel compassionate. (Babylon). Compassion è un sentimento di sofferenza condivisa, molto spesso unita a un desiderio di alleviare o ridurre tale sofferenza; il mostrare speciale gentilezza a coloro che soffrono. Così Compassion è essenzialmente empatia ( un modo di comprendere con rispetto cosa un'altra persona sta provando), ma con una più attiva propensione in questo che la persona compassionevole cercherà di aiutare effettivamente coloro che si sentono compassionevoli..


Un libro che leggerò. Me l'ha segnalato la newsletter di Peter Phillips  che è  a professor of sociology at Sonoma State University and director of Project Censored.

In più è stampato da City Lights di Ferlinghetti che ho incontrato nell'aprile del 2001 lì davanti  alla libreria all'inizio di Colombo Street, a due passi dalla Piramide sudamericana. L'ho poi rivisto a Firenze quando venne a inaugurare la sede della Libreria nella zona di S.Niccolò.  Ma l'esistenza di quella libreria è una di quelle cose che rientrano nella sfera del mondo "compassionevole" in lotta perpetua col mondo della guerra infinita e preventiva. S.Francisco è California, l'Università di Sonoma è California (v. nota ***). Poche ore di macchina da S.Francisco, di là dal Golden Gate, il ponte che portava alle miniere d'oro lì a Nord. L'America in questo momento è in mano ai fascisti, semiti e ariani, proprietari delle Multinazionali. Duecento persone che controllano il pianeta con le armi, i mass media, i servizi segreti. E io ho bisogno di pensare a un'altra America, quella della compassion, non quella attualmente vincente del Warfare. E allora, pensando ai professori e studenti di Sonoma, riandando al campus di Berkeley, nella baia di fronte a S.Francisco, al 63 che concepì il 68, ritorno ad un mio vecchio post del 2003:


La febbre dell'oro.

Nel 1848 S.Francisco era solo un piccolo villaggio di pescatori, quando un giorno John Marshall, a 200 km di distanza, portò al suo padrone la prima pepita d’oro. Quello stretto braccio di mare che separava l’oceano pacifico dalla grande baia diventò la porta dell’oro, il Golden Gate. In due anni tutta la regione fu invasa da avventurieri, minatori, disoccupati, prostitute, commercianti, morti di fame come Charlot, con addosso la febbre dell’oro.

E S.Francisco crebbe come un fungo.

Al battesimo di questa nuova formazione umana mancarono i petrolieri e gli schiavisti del Sud. La California dunque è nata dai reietti della terra, dagli scarti dell’umanità, che conoscevano la miseria ma non la schiavitù: né servi né padroni, tutti alla pari.

La California, che io sappia, non ha mai votato per il candidato conservatore nelle elezioni presidenziali. E anche oggi non si fa ricca col petrolio né con le armi, ma con il silicio.

Questo Dna di libertà ed eguaglianza proprio della costa occidentale degli USA è patrimonio dell’umanità; bisogna depositarne il marchio e metterlo sotto la protezione dell’Unesco; Allo stesso modo il Dna del riscatto dalla schiavitù proprio dei neri d’america, sia cristiani come Luther King o musulmani come Malcom X o Muhammad Alì o animisti o agnostici come mille altri, questo DNA è un altro grande antivirus, patrimonio di tutti.

Il terzo DNA, primo in ordine di tempo, è quello dei Padri Pellegrini della Mayflower. è il DNA dei perseguitati per motivi politici e religiosi. 

Per il DNA nero, voglio ricordare Tommy Smith e John Carlos, primo e terzo nei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico. Era il 12 ottobre 1968 quando si presentarono sulla pedana dei vincitori con i piedi scalzi (la miseria dei neri), il guanto nero (il lutto dei neri), la testa china (l’umiliazione sofferta in patria), il pugno chiuso (la volontà di lotta). Eccoli qui.

A domanda specifica risposero con un'altra domanda:

Why run in Mexico and crawl at home?

(Perchè correre in Messico e strisciare in patria?)

E anche Robert Beamon, bianco, a piedi scalzi in pedana( 8,90 metri nel salto in lungo).

E oramai che ci sono Vincent Matthews e Wayne Collett, primo e secondo nella finale dei 400 metri alle Olimpiadi di Monaco 1972: voltano la schiena alla bandiera, salgono sullo stesso scalino: squalificati. Ricordiamoci che, prima che all’Iraq, l’attacco dei petrolieri texani è diretto a questo comune patrimonio.

Chi combatte contro questa sporca guerra vuole salvare questa America, fatta da tutti i diseredati della terra, a cominciare da quei 40 milioni di europei che sbarcarono, scalzi e ignudi, in Ellis Island, di fianco alla statua della libertà a N.York. L’America è proprio fatta a stelle e striscie: 88% bianchi, 10,5 neri, 1,5% nativi americani.

I ceppi originari erano i seguenti: 22 milioni di neri, 15 milioni di discendenza britannica, 7 milioni di tedeschi, 5,5 milioni di italiani, 4,4 milioni di austroungarici, 3,4 milioni di russi, 2,5 milioni di scandinavi, 1 milione di polacchi, 300.000 giapponesi, 250000 cinesi.

L’America siamo noi, ripetiamolo con Malcom X.

I miliardi di uomini che si sono dichiarati e schierati contro questa guerra percepiscono il significato distruttivo di questo virus malefico che si è sprigionato, in forma così aggressiva, dai pozzi di petrolio del Texas. E reagiscono, come contro il virus della polmonite.

Poche volte nella storia dell’umanità si era vista una tale mobilitazione contro la guerra.

L’ONU  è la prima volta che si è ribellata al ricatto del padrone prepotente. L’Europa si è ricompattata con la moneta, si è spaccata sulla guerra come un bruco dentro la crisalide, e sta cominciando a volare da sola: Francia Begio Germania hanno deciso di costituire un esercito proprio, fuori dalla NATO.

... e se questi bravi texani avessero in mente, con questa guerra già da anni programmata, di destabilizzare non il M.O. ma l’Europa?

Ricordo la crisi del petrolio del 73 quando in uno-due anni i prezzi del petrolio, dei metalli e del grano aumentarono del 120%; l’inflazione in Italia passò dal 6% al 19%.

 Nota di diario 12 ottobre 1974 di Egidio Ortona ambasciatore a Washington:

Gli Americani sono molto irritati. Kissinger pensa che nelle condizioni attuali la cosa migliore sarebbe quella di provocare una crisi seria che porti gli Europei a un certo ravvedimento.”

E la cura ebbe come medicina di partenza una manovra economica chiamata deflazione e una “operazione camuffata” chiamata terrorismo o, in linguaggio militare, strategia della tensione. L’esercito segreto affiliato alla CIA e dislocato in Italia si chiamava Gladio. Un documento segreto scoperto da Marcello Coppetti, giornalista fiorentino che Barbabianca conosceva bene, e subito a lui sequestrato, portava scritto:

le direttive prevedono che tutti i servizi segreti dei paesi dell’Alleanza Atlantica, pur rimanendo indipendenti, offrano un ruolo di coordinamento alla CIA per le cosiddette “operazioni camuffate” Tutto documentato (atti parlamentari su la Loggia Propaganda 2, Sentenza istruttoria del Tribunale di Bologna del 1986, memoriale Moro 1978...).


Ma sarà una caso che Francia, Germania, Belgio, Prodi d’accordo, siano già partiti per farsi l’esercito “europeo”, cioè senza la NATO?

Senza la Nato, tutto il piano della Loggia Propaganda 2 diventa obsoleto cioè vecchia anticaglia e chi dalla Loggia era partito per la grande avventura non sa più che pesci pigliare. La sua missione è finita. Già penseranno con chi sostituirlo.

Altro che divisione dell’Europa, altro che fine dell’ONU.

Mai l’Agenzia Centrale di Spionaggio si era sentita più sola.

Come in un deserto.

Al re-presidente sono cadute tutte le maschere, è proprio nudo al cospetto dei popoli della terra. Come non era mai successo da che mondo è mondo.

S.Francisco sta sulla faglia tettonica di S.Andrea che nel 2070 tornerà a rigirarsi sul gran letto oceanico, così per sgranchirsi un po’. i californiani lo sanno e si preparano a resistergli.

Anche per questo S.Francisco è veramente simbolo della condizione umana:

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

E l’America è grande, perché l’America siamo noi, tutti noi, tutti i 6 miliardi di noi.

I left my heart in S.Francisco. (4 aprile 2003)



Nota***PS. Una conferma da Beppe Caravita:

California, New Mexico, Oregon e Washington hanno sottoscritto un patto d'azione, venerdì scorso a S. Francisco, per cooperare su politiche anti-warming.


In pratica tutta la costa ovest degli Usa sta adottando quello che si può definire come il tris: limiti alle emissioni (tipo Kyoto), incentivi alle rinnovabili, risparmio energetico.


mercoledì 29 novembre 2006


Cristo non è Dio


Era scritto in un cartello dei manifestanti contro la visita di Papa Ratzinger a Istambul. (Spero di ritrovarlo in internet, intendo il cartello ).

L'affermazione contraria si trova nel simbolo niceno-costantinopolitano: il nostro credo.

Costantinopoli è diventata istambul. E il simbolo costantiniano si è rovesciato nel simbolo istambuliano. Perché, non nascondiamoci dietro un dito, con tutto quello che i cristiani di Bush Blair e di noi truppe ausiliarie fanno da un po' di tempo a questa parte, è molto probabile, cioè sicuro, che almeno un miliardo di uomini si riconosce a gran voce sulla scritta di quel cartello.

Perché è importante che Cristo non sia dio? Perché se Cristo è dio che in arabo si dice Allah, Maometto è il suo profeta. Ma il papa è il vicario di Cristo e quindi sta sopra anche a Maometto. Perchè un conto è essere vicari di un profeta, un conto vicari di Dio.  A Maometto non rimane che riconoscerlo, sottomettersi o fare la fine che segue:

Già veggia, per mezzul perdere o lulla,

com'io vidi un, così non si pertugia,

rotto dal mento infin dove si trulla.  24

  Tra le gambe pendevan le minugia;

la corata pareva e 'l tristo sacco

che merda fa di quel che si trangugia.  27

  Mentre che tutto in lui veder m'attacco,

guardommi e con le man s'aperse il petto,

dicendo: "Or vedi com'io mi dilacco!  30

  vedi come storpiato è Mäometto!

Dinanzi a me sen va piangendo Alì,

fesso nel volto dal mento al ciuffetto.  33

  E tutti li altri che tu vedi qui,

seminator di scandalo e di scisma

fuor vivi, e però son fessi così.  36

  Un diavolo è qua dietro che n'accisma

sì crudelmente, al taglio de la spada

rimettendo ciascun di questa risma,  39

  quand'avem volta la dolente strada;

però che le ferite son richiuse

prima ch'altri dinanzi li rivada.



Traduzione


Una botte, per il fatto che ha perduto la doga mediana o una delle laterali, non si apre certo così, come io vidi (aprirsi) un dannato, squarciato dal mento all’ano (dove si trulla=dove si scoreggia - ndr): gli intestini gli pendevano tra le gambe; gli si vedevano le interiora (la corata: polmoni, cuore, fegato, milza) e il lurido involucro che trasforma in sterco ciò che si inghiotte.    

Mentre avidamente fissavo lo sguardo su di lui, mi guardò, e si aperse il petto con le mani, dicendo: " Vedi dunque come mi lacero! vedi come è straziato Maometto! Davanti a me lagrimando cammina Alì, spaccato nel volto dal mento ai capelli. E tutti gli altri che vedi in questo luogo, furono da vivi seminatori di discordia e di scissione, e perciò sono così spaccati. Qui dietro è un diavolo che ci acconcia in modo tanto crudele, sottoponendo di nuovo ciascuno di questa turba al taglio della sua spada, quando abbiamo fatto il giro della bolgia dolorosa; poiché le ferite sono rimarginate prima che ciascuno di noi gli ritorni  davanti.


Lo scriveva un cristiano sette secoli fa, una mente superiore che aveva studiato filosofia e teologia presso i francescani di S.Croce  e i domenicani di S.Maria Novella, qui a Firenze.

E' ancora in tutto e per tutto la teologia di Papa Ratzinger, da lui confermata, con un discorso non casuale, nella lectio magistralis di Ratisbona. E' ancora e sempre la teologia della "chiesa cattolica", come si usa chiamare dai mass media l'agenzia religiosa vaticana. Grande multinazionale governata da sempre da maschi che si riproducono per partenogenesi e si accordano puntualmente con tutti i poteri costituiti. Essi, come rappresentanti di Cristo per sua investitura diretta, non hanno da rendere conto agli uomini tanto meno alle donne perché sono emanazione diretta di Dio il quale ha affidato a loro il suo tribunale: quello che decidete voi è decisione mia; quello che sapete voi è sapienza mia, quello che pensate voi è pensiero mio. Con una esclusiva: la remissione dei peccati. Quali sono i peccati lo sapete voi meglio di me. Quello che non permisi a Lucifero lo concedo a voi. Anche dio invecchia.

Per questo è determinante il simbolo niceno-costantinopolitano: credo in Gesù Cristo suo unico figliolo.

E noi che credevamo di essere, come lui, tutti figli di dio.

Se questo è il dio dei crociati, a me, cristiano battezzato cresimato e comunicato, ora nella parte finale della mia vita, non  rimane che dichiararmi ateo. Beninteso di questo dio che ha venduto la sua primogenitura a papa Ratzinger. E qui scatta la sorpresa: mi ritrovo pari pari consegnato da Caifa al braccio secolare del tribunale romano, finisco in cella e chi ci trovo? Gesù Cristo, dichiarato ateo e bestemmiatore e come tale condannato a morte per croce. Pena prevista dal diritto romano, non ebraico. Ma fu data tutta la colpa agli ebrei e i suoi pseudo successori si definirono romani.  Uno scherzo da prete. Infatti sto scherzando.

Però. Se non fosse tutto uno scherzo?

Allora fuori dai denti mi dichiaro ateo per poter ritrovare Cristo. Ateo del dio niceno-costantinopolitano, spiacente. Ma se un dio c'è non intendo regalarlo ai romani. Me lo tengo per me. Potrebbe essere quello che Saulo poi apostolo Paolo trovò tra le tante statue di dei a Corinto, in Grecia: su una statua o cosa fosse c'era scritto: al dio ignoto. Così i soliti boccaloni  dei mass media (media non midia per piacere) non potranno definirmi non credente. Perché uno che non crede all'agenzia vaticana deve definirsi non credente? Dobbiamo, prendi nota, imporre la dizione "diversamente credente". In seconda battuta passi "agnostico". Che ha il difetto di essere una parola troppo chic, molto intellettuale. Pazienza.

Per finire mi prendo questo dolce come dessert del post che anche voi avrete trovato piuttosto amaro, diciamo salato:

"I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l'immagine dell'uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore e che furono considerati dai loro contemporanei più spesso come atei, ma sovente anche come santi. Sotto questo aspetto uomini come Democrito, Francesco d'Assisi e Spinoza possono stare l'uno vicino all'altro.

 La principale fonte dei conflitti odierni tra le sfere della religione e della scienza sta tutta in questa idea di un Dio personale. […] Nella lotta per il bene morale, i maestri della religione debbono avere la capacità di rinunciare alla dottrina d’un Dio personale, vale a dire rinunciare alla fonte della paura e della speranza, che nel passato ha garantito ai preti un potere così ampio.

Più l’uomo avanza nella sua evoluzione spirituale, più mi appare certo che il sentiero verso una religiosità genuina non passa per la paura della vita e la paura della morte, o per una fede cieca, ma attraverso gli sforzi compiuti in direzione di una conoscenza razionale.

A livello di logica pura tutti gli assiomi sono arbitrari, compresi gli assiomi dell’etica. Ma essi non sono affatto arbitrari da un punto di vista psicologico e genetico, […] All’individuazione e alla verifica degli assiomi etici si perviene in modo non dissimile da quello che riguarda gli assiomi della scienza. La verità è ciò che sopporta la verifica dell’esperienza.


Hai certamente capito chi l'ha scritto. Ma se ti viene curiosità guarda qui.


PS. Questo post è durato due giorni. L'ho cominciato il 29, è passata la mezzanotte e siamo il 30 novembre. Lo dedico a Pietro Leopoldo di Lorena che oggi viene festeggiato qui in Toscana perché in questo giorno, prima che in Francia scoppiasse la rivoluzione, emise il decreto che aboliva la tortura e la pena di morte. Abolì tanto vecchiume, tipo le corporazioni, l'inquisizione, la manomorta ecclesiastica. Una cosa non riuscì a fare: la riforma dell'organizzazione ecclesiastica che sostanzialmente sanciva il decentramento amministrativo della chiesa toscana (leggi indipendenza economica) dal Vaticano. Aveva dalla sua il più evoluto dei vescovi toscani che fu bloccato da? E si chiamava come? Italiani, datevi alle istorie.


Appendice con pallottoliere: A voi probabilmente no, ma a me modestamente fischiarono le orecchie quando Ruini si dichiarò molto preoccupato, diciamo contario, al decentramento politico-amministrativo deliberato dal governo Berlusconi.  Quanto fa 8x1000:20?


Buona notte, buona fortuna.

lunedì 27 novembre 2006

Week end di fine novembre




Estate di S.Martino vescovo di Tours che va ben oltre l’11 Novembre.

Effetto serra, CO2, ozono o manna dal cielo ? Fate voi.

Sabato 25 a Firenze l’aria è tiepida, il cielo mutevole, via dei Calzaioli si prepara per le feste, Palazzo Vecchio, grande saggio, ci ricorda – in negativo - che le donne subiscono un surplus di violenza dai loro compagni maschi (sala dei cinquecento); in positivo innalza ben in vista il suo gonfalone dal gran giglio, orgoglioso di mostrare a tutti oggi le radici della partecipazione popolare che la videro, prima assoluta in Italia, dar vita ai Consigli di Quartiere nell’anno di grazia 1976 (sala dei duecento): una storia che viene da lontano, una storia che va lontano, è scritto nel dépliant.

Anche se in questo momento la ruota della storia ci trascina verso il basso: partecipazione alla vita pubblica nelle varie forme è cosa che riguarda non più dell’8/10 percento della popolazione in età ragionevole.


C’è parecchio amarcord negli interventi, ci sono parecchi segni del passaggio del tempo sulle facce che rivedo dopo venti trent’anni. Siamo una delle popolazioni più longeve, pare, qui a Firenze. Penso ai miei genitori morti prima dei cinquant’anni quando stringo mani e bacio guance. Siamo come dei reincarnati, ritorniamo dal lontano passato per vedere il nostro futuro qui presente: il mondo è cambiato, tanto. Quasi irriconoscibile (anche in positivo, certo) da quello della nostra giovinezza molto legata al fervore del dopoguerra, allo splendore del miracolo economico, al furore del sessant’otto.

Qui, oggi, ci stiamo riscaldando alla brace del fuoco acceso nella giovinezza.  Ritornerà l’ora dei fuochi?

Dopo la sosta del picnic offerto dal Comune è piacevole attraversare il centro diretti alle Murate dove ieri è stata inaugurata la mostra che durerà fino a metà dicembre: pannelli con foto e didascalie, video, filmini superotto del mai dimenticato maestro Luciano Gori, artista suicida, mille volte incontrato alle riunioni dei genitori, nelle gite con i bambini della scuola elementare Montagnola. Il suo nome oggi è quello della biblioteca comunale dell’Isolotto, seconda per numero di frequenze annuali qui in Firenze soltanto alla Biblioteca Nazionale (sì, hai capito bene).

In Santa Croce incrociamo i burattini in scala quasi naturale con due animatori forse slavi? I pavesi-tenda per l'arrivo della maratona di domani domenica 26 novembre. Mentre passiamo sotto il piedistallo che sorregge altissima la statua di Dante con la faccia da “Ahi serva Italia di dolore ostello - Godi Fiorenza poi che sei sì grande che per mare e per terra batti l’ale e per l’inferno tuo nome si spande

Faccio notare a Paola, a destra della facciata, dall’altra parte, il cortile col chiosco e la Cappella dei Pazzi: “Vedi, lì dentro c’era l’Ufficio dell’Inquisizione” demolito da Pietro Leopoldo nel 1782, troppo tardi per Tommaso Crudeli, mio compaesano casentinese, che lì fu condannato fino a morir di stenti a poco più di quarant’anni nella sua casa di Poppi. Sì perché tra 5 giorni ricorre l’anniversario della promulgazione dell’Editto del 30 novembre 1786 che, primo al mondo, aboliva la pena di morte e condannava alla fusione gli strumenti di tortura presenti nel Bargello, in via del Proconsolo.

Fiancheggiando S.Croce dalla parte sinistra della facciata percorriamo via S.Giuseppe, alla congiunzione con via delle casine leggiamo la targa ricordo di Elide, malata, che morì affogata dall’alluvione perché non si riuscì ad abbattere le sbarre della finestra della sua camera.. Pigliamo per via delle Casine, attraversiamo Via ghibellina ed ecco la lunga fiancata delle Murate. Sull’entrata un cartello piuttosto stinto ci ricorda che il nome venne dalle suore che prime vissero lì, murate dalla fede cristiana, dalla legge del maggiorasco, dalla condizione di inferiorità della donna: murate vive, monache rinchiuse. Sull'alra strada, via dell'Agnolo, dall’altra parte c’è l’ex carcere femminile di S.Verdiana. Già, santa Verdiana, di Castelfiorentino, raffigurata in un famoso quadro con a lato due serpenti: sono le due vipere con la quale convisse trentaquattro anni nella celletta edificata dai paesani in riva all’Elsa. Tantum religio potuit suadere malorum. Fa impressione vedere come la religione riesca a stravolgere il senso della vita reale e a dar forma accettabile e legittimazione alle più strane forme di emarginazione oppressione alienazione sado masochista: non quella delle Verdiane di tutti i tempi e luoghi, ma quella della gente comune che queste esigenze esprime e della casta sacerdotale che a queste esigenze e storture mentali dà legittimazione, garantendosi così il dominio delle coscienze… Sono andato fuori strada.


Ritorniamo dentro in piazza della Madonna della neve, cioè nel cortile interno delle ex carceri. Lì ci accoglie il caffè ristorante “Le Carceri” e sull’altro lato la sala vetrata della Mostra che verte – te lo ripeto - su “Le radici della partecipazione”, alias breve storia della Firenze del Novecento: belle epoque, guerra mondiale, settimana rossa, rivoluzione russa, società di mutuo soccorso, fascismo, olio di ricino e manganello, riguerra, 8 settembre, resistenza, sangue e stragi, dopoguerra, ridaccapo, mutuo soccorso, voto alle donne, portella della ginestra, cortei, scioperi, miracolo economico,lascia e raddoppia e la via Gluk, la P2, Brescia, Bologna, Moro-Kissinger, grecia colonnelli, cile pinochet, sudamerica Negroponte, campioni del mondo, l’alluvione, il sessantotto e il giocattolo s’è rotto, sto scherzando ma non troppo…ci vediamo il video nella saletta dall’acustica impossibile. Anche Paola è nel video, testimonial dell’Isolotto insieme a Gisella…


Storie di donne (mi collego, idealmente, alla campagna nazionale del fiocco bianco, di cui al salone dei 500 come detto sopra.  White Ribbon Campain rappresenta la più vasta azione al mondo condotta da uomini che operano per porre fine alla violenza degli uomini sulle donne)


Santa Verdiana

terziaria francescana. Reclusa a Castelfiorentino


Nata a Castelfiorentino intorno al 1180 da un ramo decaduto della nobile famiglia degli Attavanti... I suoi compaesani, già convinti della santità della giovane, pur di trattenerla vicino le edificarono una celletta presso l'oratorio di Sant'Antonio in riva all'Elsa. Qui Verdiana rimase reclusa per 34 anni, ricevendo da una fessura i Sacramenti e lo scarso cibo di cui si nutriva. ...L'adiacente museo conserva un'antica tavola di scuola senese che rappresenta la Santa con ai lati due serpenti. Si narra infatti che, per provare la sua fede e la sua virtù, due rettili immondi fossero penetrati nella celletta, rimanendovi a tormentare fino alla morte la devota reclusa.  (per l'intera storia vedi qui)


Le Murate

Nel 1424 il complesso, intitolato alla Santissima Annunziata e a Santa Caterina, accolse le monache di clausura cosiddette "murate" (o recluse volontarie), trasferitesi dalle cellette del ponte Rubaconte, poi ponte alle Grazie. Il cenobio venne ristrutturato e ampliato prima nel 1471, a seguito di un incendio, poi nel 1571, dopo un'alluvione.

 Soppresso nel 1808, il convento fu poi ristrutturato dall'architetto Domenico Giraldi nel 1845 ed usato come carcere fino agli anni '80. Fra i momenti più commoventi dell'alluvione di Firenze ci fu il salvataggio dei detenuti intrappolati nelle celle, che si prodigarono in ringraziamenti ai salvatori. Oggi ospita un ristorante, una zona residenziale e un parcheggio.

(Da wikipedia).

3 foto mie


Nota logistica

Le murate sono in fondo a via ghibellina che finisce sul viale Amendola, zona Piazza Beccaria, Bellariva. Si può entrare anche da via dell'Agnolo.

La mostra è aperta  dal 24 Novembre al 14 Dicembre 2006 dal Lunedì al Venerdì 10-12.30, 14.30-18.

sabato 25 novembre 2006

Alle fronde dei salici 

 E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

tra i morti abbandonati nelle piazze

sull'erba dura di ghiaccio, al lamento

d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese:

oscillavano lievi al triste vento. 



Continua qui

giovedì 23 novembre 2006

 

I calcinacci del muro di Berlino

non sono finiti in testa solo ai nipotini di Marx e Lenin ma anche a quelli di Tocqueville e Montesquieu, trascinando nella caduta l’idea stessa dello stato moderno, con la sua divisione dei poteri, con i suoi contrappesi, con il suo forte interventismo sostenuto dal prelievo fiscale. Da questo Vajont scaturisce un’onda di qualunquismo primordiale che potrebbe travolgere tutto e che, non a caso, sta riesumando i mostri che il secondo dopoguerra pareva aver sepolto per sempre: il militarismo, lo sfruttamento schiavista, la pulizia etnica, il razzismo.


Dai un'occhiata qui.

lunedì 20 novembre 2006

 


 


Will H. Hays                                      Martin  Scorsese


departed


Sabato 18, pranzo con Giovanna e Michele, compleanno Michele. Dopo la siesta: Paola che cinema? Guardiamo su Repubblica. Due film con l'*: assolutamente da non perdere. Il vento accarezza l'erba (loach) Departed (Scorsese). Piove, il primo è fuori mano. Andiamo verso Ugnano, Warner Bros, posteggio assicurato, 5 minuti di macchina. Prendo i tappi per le orecchie. Arriviamo nel giusto ritardo di 20 minuti, tanti sono quelli dedicati alla pubblicità indiretta delle protesi per audiolesi.

Paola comincia a star male fin dall'inizio. Capito l'antifona: linguaggio duro (testa di cazzo, fotti la mamma, ti spacco i coglioni o simili) e poi lei la divina...


Spari frontali a pochi cm, chiazze rosse da maxischermo, decibel da maxitimpano, linguaggio duro (figa cazzo pompino sega paraculo parapalle paracazzo paratutto ma non ti pari gli altoparlanti messi sopra sotto avanti dietro alla saletta multisala che vuole coinvolgerti intronarti esilararti eccitarti). Va beh tutto a 3,50 euro biglietto anziani, se ti scappa detto adulti lo shop assistant ti guarda interdetto. Paola, accanto a me, soffre in silenzio anche per l'assenza di tappi, spesso la vedo a occhi chiusi con la testa un po'voltata. La moglie seguirà il marito dovunque va. L'ha fatto per me. Lei sa che mi piacciono i film di azione, mi divertono ancora, almeno per un po', i vecchi cappelloni americani. ma il prossimo  sarà Il vento che accarezza l'erba.

Vuoi mettere i film in Black&white della nostra giovinezza. Evviva il codice Hays. Non sai cos'è? E' la censura preventiva fatta in nome del vecchio moralismo stantio e del buon gusto che non tramonta mai. Oggi l'America funziona con il Codice mangia e ingrassa, quel che passa ingrassa e con il codice US Army (sovvenzioni, premi e bypass per chi fa propaganda, meglio indiretta, ai marins, berretti verdi, patrol guard, american flag an so on).

Il film di Scorsese non fa questo, anzi si picca di prendere in giro la polizia del Massachusset. A maggior ragione deve quindi acquistare l'enciclopedia della pornolalia e prosciugare le riserve di sangue del Servizio Sanitario nazionale americano. Figlioli, inutile che mi scriviate quanto è bravo Di Caprio, quanto è forte Nicholson...quanto è brava e bella l'improbabile psichiatra che si dà anima e corpo ai suoi clienti esenticket. Ridateci Cary Grant, Olivia De Havilland, Catherine Hepburn e James Stewart, Richard Whitmark ...

Per le scene di sangue oggi la pistola fa ridere. Per sapere come va effettivamente il mondo guardiamoci con più attenzione il cinema realtà messo in atto (anche se non in onda) dai grandi produttori registi che sono- imbattutti in questo momnento - Bush e Olmert.



Sangue vero, a fiumi. E non voltiamo la testa dall'altra parte.

Caro Scorza ritrova l'età dell'innocenza. E non me ne volere. Sono vecchio come te e forse anch'io un po' suonato - come te. Un saluto sincero.

Nota a margine (Paola)

E i giovani? Ma quanto sono violenti, oggi! Ma guarda un po’…



Ma tu mio giovane lettore non darai retta a me.

Questa la Locandina.

 The Departed - Il bene e il male 

Il miglior film dell’era recente di Scorsese

Consigliato: Assolutamente Sì* dalla media dei giudizi del pubblico, critica e dizionari.


Regia di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen. Genere Hard boiled - USA, 2006. Durata 149 minuti circa.


Billy Costigan (Leonardo DiCaprio) entra in polizia per scrollarsi di dosso una scomoda famiglia di farabutti. Il piccolo Colin Sullivan (Matt Damon) viene introdotto nella malavita dal potente boss della mafia irlandese Frank Costello (Jack Nicholson), che diventa il suo padre putativo e lo fa entrare in polizia per proprio tornaconto. Le vite di Billy e Colin si intrecciano quando il primo viene scelto per infiltrarsi nella banda di Costello e il secondo viene incaricato dal "papà" di scovare la talpa tra i suoi fidi collaboratori.

giovedì 16 novembre 2006

Fiorin fiorello


Sabato 11 Novembre 2006 noi baracche verdi siamo state testimoni e ospiti di una bella rentrée di isolottiani per celebrare la memoria dei cinquant'anni della nostra esistenza. C'erano tanti, troppi per il nostro spazio, ma ci siamo arrangiate con l'aiuto degli altoparlanti di Paolino Bencivenni che con i suoi amplificatori ha diffuso le voci dei relatori all'interno delle salette e del cortile. Qualcuno ci aiuterà a fare una bella ricostruzione dell'avvenimento, ma ora ci stiamo divertendo con il parlare che fanno i giornali in cronaca locale, qui a Firenze città del fiore, circa la proposta venuta da persone che circolano di frequente dentro e intorno a noi di assegnazione del Fiorino d'oro a Enzo Mazzi e Sergio Gomiti. Portavoce della proposta si è fatto  Eros Cruccolini che mille volte abbiamo accolto al nostro interno come presidente del Quartiere 4 e che ora è diventato nientemeno che il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. Grazie Eros a nome di tutti quelle che son passati di qui nel corso dei 50 anni. I giornali raccontano che il Sindaco di Firenze è imbarazzato al pensiero di questo doppio fiorino da assegnare, perché, pare abbia replicato a chi gli faceva l’ipotesi, "la Curia non è d'accordo". Coraggio sindaco Domenici. Hai visto cosa scrive La Repubblica di Domenica 12 novembre in cronaca fiorentina a pag.VII? "Ma cosa c'entra la Curia. Sono due campi distinti". Lo dice il cardinal Silvano Piovanelli. Abbi il coraggio del Presidente del Consiglio regionale toscano che, a spese dei toscani, è volato a suo tempo fino in America per dare la medaglia d'oro a quella giornalista fiorentina che tanto fa parlare di sé. E sì che i toscani non erano tutti d'accordo. Vai tranquillo che qui a Firenze non perderai voti se, con molta minore spesa, vorrai assegnare due fiorini. Anzi tre. Perché, a giudizio di tante voci che abbiamo sentito negli anni qui al nostro interno, senza Eros Cruccolini l'isolotto non sarebbe così bello e rinomato; non con questo rilievo. Anche qui aspettiamo l'aiuto di persone che sanno le cose e possono dare una bella documentazione, con i fatti alla mano.

Per dare un nostro apporto concreto mettiamo qui un estratto della delibera comunale riguardante l'assegnazione dei fiorini d'oro e due altri estratti di documenti recapitati per lettera nella cassetta postale di Via del Aceri, firmati da persone che abitano nelle nostre vicinanze.


Ecco i tre estratti:


Deliberazione della Giunta municipale n. 1801/1155 del 3.3.1988)

LA GIUNTA

D E L I B E R A

1 ) di istituire un riconoscimento civico denominato
"Il Fiorino d'Oro della città di Firenze", consistente:

a
) nella riproduzione in oro dell'antica moneta il "Fiorino" coniata dalla Repubblica fiorentina nel XIV secolo, riproducente da un lato il giglio di Firenze e dall'altro l’effigie di San Giovanni Battista patrono della città, contenuto in astuccio di pelle rossa con la dicitura "Il Sindaco di Firenze" su targhetta metallica;

b ) in un attestato, firmato dal Sindaco, nel quale sia contenuta la motivazione del conferimento;

2 ) di approvare le seguenti norme di concessione:

- I -Il riconoscimento civico denominato "Il Fiorino d'Oro della città di Firenze
" è destinato a cittadini italiani o di altri Paesi, di riconosciuta probità, che, attraverso la loro notoria opera nel campo della cultura, delle arti, del lavoro in ogni sua espressione, della politica, dell'assistenza, della filantropia, dello sport, delle attività internazionali, abbiano dato lustro in particolare alla città ed alle istituzioni, e reso un servizio alla comunità nazionale e internazionale, e siano degni pertanto di essere additati al pubblico encomio;

- II -Il conferimento del "Fiorino d'Oro" viene deciso dal Sindaco di Firenze motu proprio, o su segnalazione dei membri della Giunta o del Consiglio Comunale, quando esistano i requisiti di cui al punto I°;


Enzo Mazzi (profilo)

Fin dalla nascita del Quartiere dell’isolotto, 1954, Enzo Mazzi, agisce come elemento unificatore e responsabilizzante in mezzo a persone provenienti da località tra loro lontane e diverse, molte delle quali reduci da situazioni conflittuali e drammatiche.

Sempre, nei momenti in cui la città di Firenze si è trovata sottoposta a prove eccezionali prodotte da calamità naturali come l’alluvione del 66 o da crisi sociali che investivano la classe operaia (fabbrica Galileo), o quando si trattava di dotare il Quartiere dell’Isolotto di servizi essenziali quali la scuola, sempre Enzo Mazzi, mescolato e quasi nascosto tra la gente ha esercitato la funzione essenziale di elemento unificatore della popolazione.

Ancora nei cruciali anni sessanta ha saputo interpretare e applicare alla pratica delle sue responsabilità istituzionali - all’interno della chiesa fiorentina - le sensibilità nuove che sfociarono nel Concilio vaticano secondo da una parte e nelle lotte del movimento operaio e democratico, nelle rivendicazioni degli studenti dall’altra. Rimane segno importante sul piano teorico e pratico la pubblicazione del testo
Incontro a Gesù” (Comunità dell’isolotto, LEF, 1969), frutto di una elaborazione a più mani calata nell’esperienza di un rapporto continuato con i giovani, educati in un clima di libertà tolleranza responsabilità che si respira ancor oggi nel Quartiere dell’Isolotto.

Da qui la cura degli emarginati, ex carcerati, le case famiglia, il rapporto positivo con i rom presenti nel territorio; a suo
tempo la solidarietà al popolo vietnamita, cecoslovacco, ai negri d’America...

Sul piano propriamente ideologico la grande opera di educazione al confronto e all’accettazione reciproca, il continuo riaffermare che le parole credente, non credente sono termini che non corrispondono al fatto esistenziale umano; da cui la costruzione di un’etica nuova, sperimentata giorno dopo giorno stando a continuo contatto con la realtà effettuale, mescolandosi come il lievito nella pasta, col rifiuto del leaderismo, con la critica esplicita a chi considera il processo storico un insieme di singoli separati fra loro e determinato solo da quelli più forti o più capaci:
Si guardano i singoli alberi — sono parole sue - e non ci si accorge della foresta; si esamina al microscopio la singola goccia d ‘acqua e non si avverte la forza del fiume in piena “.


Sergio Gomiti (Profilo)

Sergio Gomiti è stato al centro delle vicende che hanno segnato, in questi ultimi decenni, la vita della chiesa e della società fiorentine. Vi ha partecipato da protagonista, con discrezione, rifuggendo dalle luci della ribalta, ma portando un contributo essenziale, insieme ad Enzo Mazzi, allo sviluppo di quel modo di vivere la fede e di stare dalla parte dagli ultimi, che ha caratterizzato le Parrocchie della Casella e dell’Isolotto prima, la Comunità dell’Isolotto dopo.

Ha dato, e dà, un apporto sul piano intellettuale; nel contempo, è impegnato affinchè le elaborazioni teoriche si concretizzino nella pratica quotidiana, alimentando un circuito virtuoso fra pensiero ed azione.

Il suo stare in disparte non è solo indice di modestia, ma anche attuazione di un principio per lui basilare, quello cioè che vede nella comunità il crogiuolo in cui, al di là delle singole personalità, si sviluppa la crescita collettiva, di tutti e di ciascuno.

E’ merito principalmente suo se è oggi consult
abile, nell’Archivio della Comunità dell’Isolotto, una ricca documentazione di fatti che hanno connotato profondamente la storia della città, a partire dalla realizzazione del quartiere dell’Isolotto, nel 1953, e poi lungo l’arco dei decenni seguenti, compresi gli avvenimenti del 1968-69 – quando il contrasto fra la popolazione di un quartiere e la Curia assunse dimensioni di rilievo internazionale -, fino ai giorni nostri, al tempo del Social Forum Europeo e dei nuovi movimenti.

Si sono uniti, in questa opera meritoria, le competenze acquisite
durante la sua attività lavorativa al Centro di Restauro del Libro della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la convinzione, che gli è propria, dell’importanza della memoria storica per progettare il futuro.

Il “fiorino” a Sergio Gomiti costituisce un riconoscimento sia all’uomo di cultura e di fede, fortemente e coerentemente impegnato nel sociale, sia all’esperienza dell’Isolotto, di cui egli, unitamente a Enzo Mazzi, è animatore instancabile da moltissimi anni.


Trovato qui.