lunedì 20 febbraio 2006

Sentenze (v. nota)


 


 Finalmente l’hanno capito. Io sono laico. Ateo e bestemmiatore, come da sentenza.
Che c’entro io col Vaticano?


Ma ora eccomi qua:



Io da quei chiodi mi sono staccato


Esseni di tutto il mondo, unitevi.
 ( nota)
Sentenza di Ponzio Pilato (33 d.C) e del Consiglio di Stato (2006 dC).


Aggiornamento del post.


Parla il crocefisso:


A proposito del Vaticano, aggiungi anche questo: certo mi hanno fatto uno scherzo da prete; avevo tolto l’intermediario tra Dio e gli uomini – e per questo mi hanno dichiarato ateo e bestemmiatore – ma poi, visto che tanti mi seguivano, si sono messi dietro il mio stendardo e si sono fatti mediatori esclusivi fra gli uomini e me. 
 Ha ragione F. M. Dostoevskij quando fa dire all’Inquisitore nei fratelli Karamazof: Noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché  non Ti lasceremo piú avvicinare a noi uomini.
Anche nel catechismo dell’Isolotto era stato scritto abbastanza bene:
Al contempo, però, (Cristo) si trova a dover colpire alla radice l’apparato religioso ebraico retto e imposto dalle classi dominanti.
Egli deve abbattere la pretesa, che avevano tali classi, di essere i rappresentanti esclusivi di Dio, gli intermediari o i mediatori tra Dio e gli uomini; deve distruggere l’immagine falsa e cristallizzata di Dio, che veniva imposta al popolo.
Il contrasto tra Gesù e i capi del popolo ebraico mette in evidenza tutto questo in modo particolarmente chiaro. Ai loro occhi egli appare un sovversivo, un ateo, un bestemmiatore. E tale egli era nei confronti di una religione cristallizzata e strumentalizzata, nei confronti di un dio accaparrato dai potenti, dai ricchi e dai sapienti a scopo di dominio e di potenza.
Essi, infatti, in sostanza dicevano: « chi vuole il perdono, la grazia e la benedizione di Dio deve accettare la nostra mediazione di sacerdoti, guide, maestri, dottori; deve assoggettarsi all’immagine di Dio che noi autenticamente offriamo; deve aver fiducia nei riti che soltanto noi in modo efficace celebriamo; deve ascoltare la nostra parola come parola di Dio, poichè di questa siamo depositari, interpreti e ripetitori; deve credere alle verità che noi, a nome di Dio, insegnamo; deve seguire la legge dì Dio di cui noi siamo I custodi e gli interpreti; è tenuto a rispettare i privilegi che spettano a noi come rappresentanti di Dio, a pagare i tributi che ci sono dovuti come ministri di Dio...
Arriva un uomo, una persona ignorante ‘ del popolo, un operaio di Nazareth, e dice: « Il Figlio dell’Uomo ha sulla terra Il potere di rimettere i peccati! ».
Di fronte a questa semplicissima affermazione, considerata blasfema cadono tutte quelle pretese di mediazione. Così Gesù toglie ai potenti, ai sapienti e ai ricchi l’arma più forte che essi avevano per tenere soggetto il popolo: la violenza sulle coscienze, attraverso la cristallizzazione di Dio e attraverso la pretesa di mediazione del rapporto con lui.
Nonostante questa chiarezza evangelica, in epoche successive, ferma restando la verità che Gesù rimane l’unico mediatore, altri sapienti, potenti e ricchi hanno scoperto che c’era ancora posto per la loro strumentalizzazione e mediazione di Dio.
Si sono fatti mediatori esclusivi fra gli uomini e Cristol
Così essi hanno trovato il modo di tornare all’antico gioco, all’antico circolo vizioso. Accaparrando Cristo sono riusciti di nuovo ad accaparrare Dio e a dominare le coscienze.
 


 


Secondo aggiornamento (25.2.06)


SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO: "LASCIATE I CROCIFISSI NELLE AULE"


 


ROMA - Il crocifisso deve restare nelle aule scolastiche non perché sia un "suppellettile" o un "oggetto di culto", ma perché "è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili" (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti) che hanno un'origine religiosa, ma "che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".


Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che, con un'importante e articolata sentenza, ha respinto il ricorso di una cittadina finlandese, Soile Lauti, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme in provincia di Padova.


Il Consiglio di Stato ritiene che la laicità dello Stato non è affatto intaccata dall'esposizione del crocifisso, anzi: appendere quel simbolo nelle aule, suggerisce agli scolari i valori a cui si ispira l'ordinamento costituzionale. "Il crocifisso - sottolinea il Consiglio di Stato - svolgerà una funzione simbolica educativa a prescindere dalla religione professata dagli alunni".


Secondo l'organo d'appello della giustizia amministrativa, "è evidente che in Italia il crocifisso esprime l'origine religiosa dei valori che connotano la civiltà italiana: tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione. Si tratta di valori che - prosegue la sentenza - hanno impregnato di sè tradizioni, modo di vivere, cultura del popolo italiano" e che "soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra Carta Costituzionale".


"Il crocifisso esposto nelle aule scolastiche - riassume la sentenza - non può essere neppure equiparato ad un oggetto di culto; si deve pensare piuttosto come ad un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato".
 
Commento. In tema di laicità dello Stato, ormai non ci meravigliamo più di nulla. Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di una cittadina finlandese di rimuovere il crocifisso dall'aula frequentata dai suoi figli ad Abano Terme in quanto "in Italia il crocifisso esprime l'origine religiosa dei valori che connotano la civiltà italiana".
Il massimo organo di giustizia amministrativa della Repubblica italiana, democratica e laica, conferma così il dogma già espresso da Papa Ratzinger, ossia che il diritto discende da Dio.
Il fatto che la Costituzione italiana è stata scritta da uomini, i quali hanno disposto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (art.3), che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani (art.7), che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge (art. 8), che il simbolo (bandiera) della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni (art. 12), non sembrano essere ragioni sufficienti per il Consiglio di Stato per accogliere le rimostranze di coloro i quali non si riconoscono nel crocifisso.
Anzi, proprio in base ai valori che hanno motivato la sentenza (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione), sarebbe stato giusto e coerente rimuovere QUALSIASI simbolo religioso da TUTTI i luoghi pubblici. A meno che si voglia negare che il crocifisso sia il simbolo di UNA religione, che non è più l'UNICA religione dello Stato italiano. 
Cordiali saluti
Giampietro Sestini

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