martedì 7 marzo 2006


Il primo della classe

25, venerdì

 

Garrone s'attira l'affetto di tutti; Derossi, l'ammirazione. Ha preso la prima medaglia, sarà sempre il primo anche quest'anno, nessuno può competer con lui, tutti riconoscono la sua superiorità in tutte le materie. È il primo in aritmetica, in grammatica, in composizione, in disegno, capisce ogni cosa al volo, ha una memoria meravigliosa, riesce in tutto senza sforzo, pare che lo studio sia un gioco per lui... Il maestro gli disse ieri: - Hai avuto dei grandi doni da Dio, non hai altro da fare che non sciuparli. - E per di più è grande, bello, con una gran corona di riccioli biondi, lesto che salta un banco appoggiandovi una mano su; e sa già tirare di scherma. Ha dodici anni, è figliuolo d'un negoziante, va sempre vestito di turchino con dei bottoni dorati, sempre vivo, allegro, grazioso con tutti, e aiuta quanti può all'esame, e nessuno ha mai osato fargli uno sgarbo o dirgli una brutta parola.

 

DICEMBRE

 

Il trafficante

1, giovedì

 

Mio padre vuole che ogni giorno di vacanza io mi faccia venire a casa uno de' miei compagni, o che vada a trovarlo, per farmi a poco a poco amico di tutti. Domenica andrò a passeggiare con Votini, quello ben vestito, che si liscia sempre, e che ha tanta invidia di Derossi. Oggi intanto è venuto a casa Garoffi, quello lungo e magro, col naso a becco di civetta e gli occhi piccoli e furbi, che par che frughino per tutto. È figliuolo d'un droghiere. È un bell'originale. Egli conta sempre i soldi che ha in tasca, conta sulle dita lesto lesto, e fa qualunque moltiplicazione senza tavola pitagorica. E rammucchia, ha già un libretto della Cassa scolastica di risparmio. Sfido, non spende mai un soldo, e se gli casca un centesimo sotto i banchi, è capace di cercarlo per una settimana. Fa come le gazze, dice Derossi. Tutto quello che trova, penne logore, francobolli usati, spilli, colaticci di candele, tutto raccatta. Son già più di due anni che raccoglie francobolli, e n'ha già delle centinaia d'ogni paese, in un grande album, che venderà poi al libraio, quando sarà tutto pieno. Intanto il libraio gli dà i quaderni gratis perché egli conduce molti ragazzi alla sua bottega. In iscuola traffica sempre, fa ogni giorno vendite d'oggetti, lotterie, baratti; poi si pente del baratto e rivuole la sua roba; compra per due e smercia per quattro; gioca ai pennini e non perde mai; rivende giornali vecchi al tabaccaio, e ha un quadernino dove nota i suoi affari, tutto pieno di somme e di sottrazioni. Alla scuola non studia che l'aritmetica, e se desidera la medaglia non è che per aver l'entrata gratis al teatro delle marionette. A me piace, mi diverte. Abbiamo giocato a fare il mercato, coi pesi e le bilancie: egli sa il prezzo giusto di tutte le cose, conosce i pesi e fa dei bei cartocci spedito, come i bottegai. Dice che appena finite le scuole metterà su un negozio, un commercio nuovo, che ha inventato lui. È stato tutto contento ché gli ho dato dei francobolli esteri, e m'ha detto appuntino quando si rivende ciascuno per le collezioni. Mio padre, fingendo di legger la gazzetta, lo stava a sentire, e si divertiva. Egli ha sempre le tasche gonfie delle sue piccole mercanzie, che ricopre con un lungo mantello nero, e par continuamente sopra pensiero e affaccendato, come un negoziante. Ma quello che gli sta più a cuore è la sua collezione di francobolli: questa è il suo tesoro, e ne parla sempre, come se dovesse cavarne una fortuna. I compagni gli danno dell'avaraccio, dell'usuraio. Io non so. Gli voglio bene, m'insegna molte cose, mi sembra un uomo. Coretti, il figliuolo del rivenditore di legna, dice ch'egli non darebbe i suoi francobolli neanche per salvar la vita a sua madre. Mio padre non lo crede. - Aspetta ancora a giudicarlo, - m'ha detto; - egli ha quella passione; ma ha cuore.

 



Mandrake


Lo chiamavamo Mandrake, e non ricordo perché: tutti avevamo dei soprannomi. Nelle ore di ricreazione scendevamo in palestra a giocare a calcio o a pallavolo. Silvio era in squadra con me. Giocava con grinta ed era sempre pronto a far baruffa e a menar le mani. Fra tutti, era quello che prendeva i richiami più frequenti. La punizione peggiore era di venire esclusi dai film che ci proiettavano la domenica. Chi era punito doveva restarsene "in castigo", in camerata, a ripassare il latino. Mandrake non sì perse mai uno spettacolo: con la scusa di aiutare l'operatore ad avvolgere le pellicole, guardava dalla cabina di proiezione... Ricordo che durante le preghiere si distraeva. Muoveva le labbra a vuoto, senza parole, e pensava ad altro. Una tecnica che conoscevamo tutti... Dopo di allora non ho più rivisto Mandrake. Direi che era un ragazzo di un'intelligenza inquieta, uno che non indugiava sulle cose più del necessario e subito passava a altri interessi. Faceva i compiti in un baleno, e poi aiutava i vicini di banco, ma pretendeva in cambio caramelle, oggettini, di preferenza 20 o 50 lire... Se il compito non prendeva almeno la sufficienza, restituiva il compenso... Una volta lo trovai a contare il suo "tesoro" di spiccioli dentro un portamonete che gli avevo dato per avermi risolto un problema di matematica, e lui lamentò che quello era un periodo di magra. Gli "affari" migliori, disse, li aveva fatti con le recite in casa: per vederlo nella parte di protagonista, genitori, parenti e amici ave-vano dovuto pagare il biglietto di ingresso...".

Qui
 

"Vorrei concludere ricordando una breve storia.

 

La storia di un ragazzo che alla fine dei suoi studi liceali fu portato dal padre a visitare il cimitero in cui riposano molti giovani valorosi soldati, giovani che avevano attraversato l’Oceano per ridare dignità e libertà ad un popolo oppresso. Nel mostrargli quelle croci, quel padre fece giurare a quel ragazzo che non avrebbe mai dimenticato il supremo sacrificio con cui quei soldati americani avevano difeso la sua libertà. Gli fece giurare che avrebbe serbato per il loro Paese eterna gratitudine.

Quel padre era mio padre, quel ragazzo ero io.

Quel sacrificio e quel giuramento non li ho mai dimenticati e non li dimenticherò mai."

 

Standing ovation del Congresso.

 

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