venerdì 2 giugno 2006

Anniversari


Ieri: XXV aprile 1945
              2 giugno 1946


Oggi: 2 giugno 2006


Domani: 25 giugno 2006


La mia dedica, oggi 2 giugno, festa della Repubblica, a lei:

  


Suo marito Pino le ha mai parlato di Luigi Calabresi?
"Una volta me ne ha parlato. Mi disse: 'C'è un giovane alla questura, è intelligente, ci si può parlare'".

L'anarchico si fidava del poliziotto?
"Pino era fatto così. In ognuno vedeva del buono, era pieno d'entusiasmo, ma non era uno sprovveduto. Calabresi era sempre un poliziotto".

E' stato scritto che tra loro, tra il commissario giovane e intelligente e l'anarchico generoso e appassionato, ci fosse una specie di amicizia. Si scambiavano libri ad esempio.
"Calabresi regalò a Pino 'Mille milioni di uomini' di Enrico Emanuelli. Pino allora aveva ricambiato Calabresi con una copia dell'Antologia di Spoon River che era il libro della sua vita. Nei quattordici anni che abbiamo vissuto insieme, ha sempre riletto quelle poesie aggiungendo, nelle pagine, piccoli biglietti con i suoi commenti. Così gli deve essere venuto naturale regalare il libro a Calabresi come avrebbe fatto con chiunque altro. Cose del tipo: sto leggendo questo libro, non lo conosci? Leggilo...".

Ha mai incontrato la vedova Calabresi?
"No".

L'ha mai sentita?
"No".

Non ha avuto mai voglia di condividere con lei i suoi ricordi?
"No, mai. Viviamo in due mondi diversi".

Ma il dolore che vi è stato inflitto non è lo stesso? Intorno a questo dolore comune non ha mai pensato che potesse nascere una solidarietà, e forse anche una comprensione?
"E' vero forse, ma la morte di Luigi Calabresi non mi risarcisce della morte di Pino".

Ha conosciuto il commissario?
"L'ho visto una sola volta, in tribunale durante il processo a Lotta Continua".

Che impressione ne ebbe?
"Mi ha fatto pena. Quando è entrato in aula, hanno preso a gridargli dal pubblico: 'Assassino!'. Per un attimo mi sono sentita nei suoi panni. La gente continuava a gridare e mi ha fatto pena".

Perché?
"Perché erano colpevoli tutti, non soltanto Luigi Calabresi, mentre in quell'aula, agli occhi della gente, soltanto lui era l'imputato, soltanto lui era il colpevole. Per me erano tutti imputati allo stesso modo, il questore, il prefetto, il ministro e ancora più su. Io non volevo, non trovavo giusto che si aggredisse il capro espiatorio. Per questo ne avevo pena".

Hai mai pensato che Calabresi potesse essere sincero nella sua ricostruzione dei fatti?
"Me lo ha chiesto anche Piero Scaramucci in un libro che abbiamo scritto venti anni fa ('Una storia quasi soltanto mia'). Gli risposi che se Calabresi avesse detto la verità, sarebbe subito venuto a dirmela quella sera stessa. Quando gli ho telefonato, quella notte, invece mi disse: 'Signora, abbiamo molto da fare!'. Non ho motivo per cambiare la mia risposta. Calabresi non ha mai detto davvero tutta la verità. All'inizio disse che Pino era 'fortemente indiziato'. Un mese dopo, che 'era una bravissima persona' e che 'non c'erano indizi contro di lui'".

Perché allora, dopo trent'anni e nella convinzione che Calabresi sia stato un capro espiatorio, non perdonare o pacificarsi con la famiglia Calabresi?
"Luigi Calabresi fu, sì, il capro espiatorio, ma anche il responsabile morale di quanto accadde in questura. Importa poco se fosse o non fosse nella stanza. Fu lui a convocare Pino in questura. Fu lui a trattenerlo nel suo ufficio illegalmente per tre giorni. Era il capo. Erano suoi gli uomini che lo interrogarono. Io li ho denunciati tutti e, oggi come ieri, non voglio far ricadere la responsabilità di quanto è accaduto soltanto su un'unica persona".

Quali sono state le sue reazioni quando hanno ucciso il commissario?
"Mi sono sentita derubata".

Perché?
"In quel momento, passato lo sgomento e la paura, ho capito che non avrei avuto più la verità che stavo cercando".

Per l'assassinio di Calabresi sono stati condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani...
"Io non credo alla loro colpevolezza. Anche a Lotta Continua, come a me, è stata sottratta la verità. La 'campagna' di Lotta Continua aveva lo scopo di dare una verità alla morte di Pino. Avevano ottenuto il processo, non avevano alcuna ragione di ucciderlo. Questo penso...".

 


 

Per quello che vale, neppure io, Barbabianca, ci credo. Per me Calabresi come Calipari. Mi capite?

Per me l'assassino è il solito, e non è un mistero:  quello al di sopra di ogni sospetto.  Coraggio, amici: ricordare, resistere, resistere, ricordare.

Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia domenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

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