giovedì 3 maggio 2007

Genova per noi (IV)

22-25 Aprile 2007



Genova è una città pensile: sei sempre a terra e sempre in aria. Ascensori e cremagliere ti portano al piano di sopra che si chiama Castelletto, Righi, Castello d’Albertis. Se per esempio hai scelto come albergo ***il Vittoria tra Principe e via Balbi e sei nella camera 158, silenziosa quieta e luminosa, la mattina prendi l’ascensore scendi di 5 piani, fai colazione, prendi il secondo ascensore e ti trovi sulla via, accanto all’entrata della funicolare-ascensore che ti porta al Castello d’Albertis (poggio di sopra), percorri via Firenze – 200 metri – e prendi la funicolare del Righi (poggio di sopra sopra). Panorama, camminata fino all’antica fortezza, e Genova là sotto: su val Bisagno ecco Stallieno. Andiamoci: funicolare fino a terra, bus 34 e ti trovi – mezz’ora di tempo – davanti a Cattainìn (Caterina) coronata di canestrelli e noccioline che ti racconta la sua storia dal 1881: al vento al sole all’acqua in quel di Portoria per una vita.

Terza decade di Aprile, cielo terso, venticello in vena di carezze.

Siamo arrivati (Paola e il Barba) intorno alle 11 a.m. col intercity Firenze-Torino, l’unico che non ti fa cambiare a Pisa, abbiamo posato la valigetta al bagagliaio e subito a zonzo.  La strada unica che ti si para davanti via Balbi, bella ampia pianeggiante che ti porta alla Nunziata e da lì, in leggera salita, dieci minuti si cammino in leggera salita all’inizio di una strada laterale uno striscione: “patrimonio dell’umanità”; è via Cairoli o Strada Nuova: Senza guida né riferimenti siamo nel posto giusto per l’inizio della visita turistica di Genova. Dopo i Cairoli non può mancare Garibaldi o via Nuovissima, segue Fontane Marose, via XXV Aprile (domani l’altro la rievocazione), Piazza De Ferrari, ben riconosco in te le usate forme, ritrovo il mio orientamento, via S.Lorenzo, duomo, bagnasco vergogna, fiaccolata di riparazione per questa povera gerarchia ecclesiale così derelitta abbandonata e senza potere oggi in Italia, ed eccoci in Piazza S.Matteo, una chicca, tanta storia, per finire in via Sozziglia (?!), cfr la mappa, proprio così: soziglia ma con una zeta. Cercherò l’origine del nome. Ed ecco Banchi di sotto e i portici di Sottoripa. Ricordi di anni lontani. Bisogna onorare il ricordo con pranzo in trattoria tipica genovese non gestita da greci e turchi. Da Vittorio va bene. Tanta gente, un po’ di attesa, poco spazio poca aria, grigliata di pesce per me zuppa di mare per Paola: una doppia delusione, praticamente pesce lesso e poco sapore. Forse è un errore chiedere pesce sol perché il mare è lì davanti. D’altronde, l’ho saputo da poco tempo, la migliore piazza di pesce in Italia è  Milano. Camminando lungo Caricamento direzione Ventimiglia arriviamo a ...ma questa è via Prè. Paola subito entusiasta: neri bianchi grigi grigio scuro grigio chiaro caffè alimentari tabacchi internet-caffè uno due tre e via continuando con la serie dei grandi orologi alle pareti dove è segnata l’ora contemporanea dei paesi del mondo, internazionalismo dei poveri. Leggo da “Genova Guida” (Ed. Sagep a firma Gian Antonio Dall’Aglio):


PRÈ


Antico borgo sulla spiaggia di ponente fuori delle mura del Barbarossa ha un'etimologia controversa. I prati da cui si fa risalire il nome non sono mai esistiti in questa lingua di terra stretta tra la sabbia della battigia e le rocce dei colli a ridosso. Più credibile la derivazione da petra, roccia. Nel XIV secolo fu incluso nell'allargamento della cinta muraria. Le sue caratteristiche sociali e urbanistiche sono rimaste immutate nei secoli: un rifugio per quanti fossero indesiderabili in città, si trattasse degli inventori del "biribisso", antenato dei giochi d'azzardo in secoli lontani, o dei più moderni giocatori delle tre tavolette; di personaggi implicati in moderne attività illegali come dei contrabbandieri di sigarette e di vestiti americani che nel dopoguerra venivano venduti nel mercatino di Shangai: this area off limits to all allied troops si leggeva su stinti cartelli postbellici. Centro di prima accoglienza per gli ultimi arrivati, quelli senza mezzi e in cerca di lavoro, magari in porto: dapprima famiglie dell'entroterra, poi immigrati da regioni più lontane; oggi maghrebini, africani, orientali, sudamericani. Cento colori di pelle e di abbigliamento, mille lingue diverse: al genovese seguì il bergamasco, poi il napoletano e il siciliano, oggi l'arabo, lo spagnolo, il wolof senegalese, lo yoruba nigeriano, i dialetti cinesi. Quando uno trova un lavoro dignitoso e una sistemazione migliore lascia il posto ad un nuovo arrivato. E così via, per sempre, come sempre e come dappertutto, perché la società umana si evolve così: i poveracci e i ladri di ieri sono i genitori degli onesti popolani di oggi e i nonni dei ricchi e dei nobili di domani. E anche gli avi degli Spinola, dei Fieschi, dei Giustiniani erano, chissà, razziatori longobardi o pirati saraceni.(pag,59)

Via Prè, la via di noi tutti a quanto pare.

Nel frattempo siamo a metà pomeriggio, ritorniamo in via Balbi, due passi in verticale da via Prè e cambia mondo. Visitiamo un Bed&Breakfast in Via Balbi e il Vittoria hotel a tre stelle lì adiacente: la scelta è per il secondo: miglior prezzo miglior qualità. Il bagagliaio della stazione è lì a due passi. Abbiam fatto bene a non fissare l’albergo via internet.

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