lunedì 26 novembre 2007

Venezuela - il rosso e il nero.


Se la Chiesa dei vescovi non ama Chavez, la Chiesa di base è dalla sua parte. Religiose, parroci e missionari mescolati alla gente non sono d’accordo sull’anatema della conferenza episcopale. E nelle prediche della domenica invitano ad approvare il referendum tanto che a Maracaibo, l’arcivescovo Ubaldi Santana, ha censurato l’omelia domenicale di padre Vidal Atencio rimproverandogli di mettere confusione nelle idee dei fedeli. Grandi università private ( e a pagamento ) protestano con i loro studenti; le prime università statali ( gratuite ) scendono in piazza per appoggiare il referendum.

(Domenica 2 dicembre si vota la nuova Costituzione)

Storie di troppo


Storie di Severina, di Ada e altre,  lette da Rita Lusini al Giardino dei ciliegi di Firenze il 22 Novembre 2007. Presente Mariella Maglioni, autrice del testo.

In attesa di riuscire a mettere l'audio.


Per "Storie di troppo" v. qui.

mercoledì 21 novembre 2007

Beppino Impastato

Beppino Impastato


data: 00/10/2007 - fonte: Christian Nasi - lunghezza: 20,41 min.


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Arcoiris


L'ho appena visto.

martedì 20 novembre 2007

lunedì 19 novembre 2007

Mario Vezzani

Mario Vezzani


E il professore dei ragazzi del Liceo Gobetti (di Bagno a Ripoli ndr). La prima impressione che ci ha fatto non è stata positiva: ci sembrava una persona noiosa e priva di umorismo, ma con il procedere delle prove ci siamo resi conto che ci sbagliavamo: abbiamo scoperto che ha anche delle qualità positive ..... E' alto e robusto, ha pochi capelli chiari, quasi bianchi. Gli devono proprio piacere i pantaloni di velluto e l'impermeabile, perché caldo o freddo che sia, è sempre vestito così. Parla spesso con la Bianchi, sembra quasi che si confidi e .. chissà..... se, sotto sotto, non ci sia qualche storia ... uhm .. di amicizia! Ti guarda con espressione quasi beffarda e quando parla con i suoi allievi sembra quasi che voglia prenderli in giro, anche se in modo abbastanza bonario. Mentre assiste alle prove di teatro tiene le braccia conserte, sembra essere attento e, nello stesso tempo, sembra concentrato su un’alta cosa o in un altro mondo. In altri momenti tiene le mani dietro la schiena e passeggia per la palestra, avanti e indietro, pensieroso. Che sia nervoso? O preoccupato? Chissà! E’ enigmatico. E’ un uomo colto e un po’ filosofo. (Silvia G.)

Lo scrive una studentessa nel libro che rievoca la messa in scena e la rappresentazione della vicenda di Giordano Bruno realizzata nel quattrocentesimo anniversario del rogo, testo di Mario Vezzani, titolo "Campo dei fiori". 

Continuo a sfogliare questo volume di 228 pagine, faccio vedere a Paola le foto in carta patinata degli gli abiti di scena creati da due classi del biennio dell'Istituto statale d'arte di Porta Romana, sezione moda e costume, scorro, terza di copertina, la lettera di Paolo Emilio Poesio, guru del teatro italiano, "Caro Vezzani...Viareggio 30 luglio 99", una bella lettera.

Mi distraggo al pensiero di momenti vissuti insieme nella scuola, nel quartiere negli anni sessanta settanta, non sto a farla lunga, ve lo presento con le sue parole mentre sta lavorando alla messa in scena del suo "Campo di fiori", l'anno precedente alla presentazione al pubblico che avverrà nel ridotto del teatro comunale di Firenze.

"Tutti sono in piedi attorno al tavolo: si parla di come fare la mostra alla Pergola...se sarà possibile produrre un video con le numerose riprese fatte da Brilli e dai suoi studenti.

Piero Brilli si occupa di modellistica, lavora nel laboratorio di scenotecnica e spettacolo, come me è alla soglia della pensione, ma il suo lavoro appassionato anima e accresce ancora la professionalità di chi si impegna nelle attività teatrali.


Mentre si valutano le immagini, si avvicina al tavolo Antonia Balbi del laboratorio di scenotecnica: sotto la sua direzione gli studenti hanno realizzato le maschere e il telone sul quale campeggia un sole luminosissimo, simbolo ermetico e platonico, sicuramente fra le cose più belle della scenografia e dei costumi di "Campo di fiori". Ha svolto un' accurata ricostruzione della storia del gruppo teatrale dell 'Istituto d'Arte, dall'87 al 2000. In due fogli densi di caratteri minuti è esposta con chiarezza una quantità rilevante di dati; il primo nome è quello dell'amico e maestro Mario Peca, il suo Gruppo, "Mimesis" ha innovato profondamente il fare teatro a scuola ed è stato fra i promotori di una lunga e fortunata stagione fiorentina ... seguono Scuto, Mancini, Magherini, Palmerani e tanti altri dei quali vorrei parlare a lungo. Vi sono poi i luoghi: il Teatro Romano di Fiesole, il Teatro Greco di Siracusa, il teatro greco di Palazzolo Acreide, di Carlentini, l'anfiteatro di Milis (Oristano) ... naturalmente Rifredi e numerosi teatri di Firenze, della Toscana, delle Marche... infine gli scambi con l'estero ... Se non conoscessi i colleghi ancora impegnati a selezionare le fotografie, e la inesauribile creatività di Scuto rimarrei meravigliato della quantità e della qualità delle esperienze racchiuse nella nota curata dalla collega Balbi.

Sono già passate le due del pomeriggio, il parcheggio che assedia la grande sede dell 'Istituto d'Arte è quasi vuoto ... mentre mi avvio all'uscita lungo i viali alberati, d'improvviso salgono alla memoria immagini, colori, profumi... i versi dell'Agamennone di Eschilo, recitati dai giovani dell'Istituto d'Arte nel meriggio assolato della primavera siciliana, e quelli dell'Antigone di Sofocle, che dopo tanto ingiustificato silenzio tornavano, grazie al Liceo Gobetti e all'amico Incatasciato, a risuonare nel tepore notturno di una verde Estate Fiesolana."

 L'ho saputo stamani da Enzo. Ciao, Mario, palpito azzurro nel cielo di Fiesole, sorriso bonario e battuta arguta nel gruppo dei pari.


Scrive Paola L.

  E' stato per noi un caro amico, dagli anni dell'università all'impegno nella scuola, nel movimento politico; abbiamo fatto nottate e risate con lui, e l'avevamo visto qualche tempo fa quando preparavamo la mostra del Movimento di quartiere, un po' sottotono, già ammalato, ma non lo sapevamo. La cosa più triste è stata non poterlo salutare, non averlo accompagnato alla fine. Non ci è stato permesso.

Paola Lucarini


domenica 18 novembre 2007

Bello il tuo manto, o divo cielo



La cometa Holmes lunedi 11/11: da un esame dell'immagine sembrerebbe confermata l' ipotesi fatta inizialmente: che all' origine dello straordinario aumento di luminosità del 23 ottobre vi sia stata una frattura del nucleo. Sembrerebbe che sia rimasto un frammento grosso: il falso nucleo attuale, più un "trenino" di frammenti minori che tuttora possono essere i responsabili di quel "rinforzo" del getto centrale altrimenti inspiegabile.



Continua qui

sabato 17 novembre 2007

Prova di funerale

Prova di funerale


L’avevo in testa da un po’ di tempo, perché, se è vero che molte persone pensano a come potrebbe avvenire il proprio funerale, con poca o tanta gente, con una cassa semplicissima oppure di legno lucido con borchie metalliche, con un semplice mazzo di fiori o con abbondanza di sontuose corone e via dicendo, è altrettanto vero che non è per nulla frequente, anzi totalmente inesistente il fatto che un tale evento possa essere visto, diciamo in anteprima o meglio in prova, dalla persona per cui è stato organizzato. Infatti mi dicevo forse un po’ pirandellianamente (e la cosa già per questo mi intrigava) che non c’è una ragione accettabile perché questa “cerimonia” debba essere usufruita solo da amici e parenti. Perché a me che ricavo piacere o piuttosto consolazione dall’immaginare come potrà essere preparata, secondo il mio desiderio di lasciare una determinata immagine di me stessa, non dev’essere permesso di vederlo veramente nel suo svolgersi questo “momento finale”, questo addio o congedo che dir si voglia? Potrebbe sembrare una cosa assurda, un’idea di cattivo gusto, una farsa macabra? O forse piuttosto qualcosa che creerebbe un’emozione insostenibile per l’interessato? O magari sarebbe impossibile esprimere veramente l’affetto, la stima, il piacere che ci è venuto dall’essere stati con qualcuno, se questa persona è ancora viva?

A questo punto sorretta dal barlume di verità che mi pare ci sia in quest’ultima osservazione (e di nuovo non posso non pensare a una suggestione pirandelliana) voglio provare e vado avanti con l’idea. C’è una stanza non troppo piccola ma nemmeno troppo grande, in penombra. Al centro una cassa rettangolare di legno chiaro grezzo (che sarà poi bruciata). Sopra un mazzo di fiori piccolo o fiori sparpagliati qua e là. Amici e amiche sono seduti intorno e parlano fra loro, sottovoce, come si conviene. Poi uno di loro si alza e parla. E’ uno che parla bene, con semplicità, ma con precisione. Vengono fuori momenti di vita, cose serie, cose allegre. Anche altri e altre intervengono, appare qualche sorriso quando viene ricordato un momento divertente. Una persona così distratta, e poi golosa la sua parte. E li sapeva anche fare i dolci. Intervengo io dal fondo: per piacere la musica. Viene fuori una fisarmonica e si attacca la mia canzone preferita, “Amapola”.  No, il ballo no, non è il posto giusto, anche se un ballo serio, fra amici, per questa bella canzone popolare sarebbe un regalo bellissimo per me. Avverto che manca una cosa, i libri: Sì, metteteci anche due o tre libri. Magari “Le memorie di Adriano” e  i racconti di Katherine Mansfield. Mi hanno fatto tanta compagnia i libri. E anche un dolce, perché anche i dolci mi hanno fatto tanta compagnia. Poi naturalmente vorrei che fosse mangiato, un pezzetto per uno. Sarebbe davvero una cosa insostenibile?

Paola, dietro suggestione del barba.


In effetti l'argomento è tornato fuori quando il discorso è cascato su Alba incontrata poco prima nel viale dei bambini con i suoi due cani. Alba è la madre di Sandra, morta poco tempo fa a meno di 40 anni. E sempre mi ribolle dentro lo scorno subito quando il mio Quartiere n.4 nel quale è collocata la nobile porzione chiamata Isolotto ha rifiutato a tutti noi la soddisfazione di celebrare il funerale di Sandra nella bella sede di Villa Vogel, sottratta dalle nostre lotte e rivolte alla speculazione edilizia assieme a Villa Strozzi, la Montagnola, la Fattoria e decine di aree a verde che rendono così caratteristica questa zona di Firenze sud ovest frontaliera del parco lorenese delle Cascine dove da secoli messer aprile fa il rubacuori sui prati in fior. Per la cerimonia ci siamo obbligatoriamente ritrovati alle cappelle del commiato di Careggi, mostra quotidiana dei deceduti.  Dò atto alla ASL e all'Ente ospedaliero di aver provveduto ad una sistemazione logistica quanto meno dignitosa. Ma sempre ospdale è. A Villa Vogel sarebbe stata un'altra "prova di funerale". Laico. Parola così ripetuta, accarezzata, lucidata, corteggiata, esposta e sovraesposta in convegni, assemblee e tavole rotonde...per finire - all'atto pratico - all'obitorio di Careggi. Merde! (interiezione francese)

venerdì 16 novembre 2007

Exegi monumentum auro perennius

Thank you from Italy



Shangai 2007




Sylicon Valley 2007 -  Campus Università di S.Josè.


I do remember me that in my youth...


 

Mexico 1968


Exegerunt sibi monumentum auro perennius.

giovedì 15 novembre 2007

Una luce nel buio

UNA LUCE NEL BUIO


Abu Graib terapeutico: i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l'intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ribaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto.

 Dal gennaio 1992 -  15 anni e dieci mesi.


Cassazione - Prima sezione civile  Ottobre 2007

"Accanto a chi ritiene che sia nel proprio miglior interesse essere tenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile, anche privo di coscienza, c'è chi, legando indissolubilmente la propria dignità alla vita di esperienza e questa alla coscienza, ritiene che sia assolutamente contrario ai propri convincimenti sopravvivere indefinitamente in una condizione di vita priva della percezione del mondo esterno".

Presidente Maria Gabriella Luccioli

estensore Alberto Giusti.


Qui la La sentenza per intero.


Statisti

 "Decisi di non partecipare più alle votazioni e ne diedi notizia al Presidente del Senato". (...) "Ma naturalmente, qualora fossero in ballo questioni di natura etica che attengano alla mia coscienza di appartenente alla Chiesa Cattolica e di suddito del Vescovo di Roma, io voterei perché «salus coscientiarium, defensio juris naturalis et christianae societatis, suprema lex esto»". 

  
Francesco Cossiga - Corriere 9 novembre 2007


Inquisitori

Il  relativismo dei valori risulta inaccettabile soprattutto se questi riguardano la conservazione o meno della vita.  Una tale posizione significa orientare fatalmente il legislatore verso l'eutanasia.  Introdurre il concetto di pluralismo dei valori significa aprire una zona vuota dai confini non più tracciabili. Attribuire a ognuno una potestà indeterminata sulla propria esistenza avrebbe infatti delle conseguenze facilmente immaginabili, anche solo ragionando dal punto di vista etico. 

Osservatore Romano

Ahi gente che dovresti esser devota,

e lasciar seder Cesare in la sella,

se bene intendi ciò che Dio ti nota.


Illuministi

I giudici sono partiti dai principi come quello della “libertà di cura”, della “tutela del diritto alla salute”, della “illegittimità di trattamenti medici contrari al rispetto della persona umana fissato dall'art. 32 della Costituzione”. Così facendo la Cassazione ha reso esplicita la trama costituzionale. In ipotesi come queste non c’è bisogno dell’intermediazione del legislatore.

Stefano Rodotà



... la Chiesa cattolica vuole (del tutto giustamente) che siano rispettati i suoi valori ma pretende di imporli a tutti: non solamente ai suoi seguaci e militanti, ma a tutto il resto del mondo; e di imporli non attraverso la persuasione e la predicazione ma mediante una legge dello Stato, ancora e sempre suo braccio secolare.

Giancarlo Fornari - 


Leggilo tutto su Libera Uscita


martedì 13 novembre 2007

La paura

Forse è davvero il caso

 Nel suo  "1984", George Orwell descrive una società dove una guerra perpetua contro dei vaghi nemici viene usata per opprimere la popolazione attraverso la paura. Fu costruito un elaborato sistema di disinformazione per assicurarsi che la popolazione rimanesse costantemente sotto la minaccia del "nemico".
In "1984", Orwell scriveva di bombe che cadevano su Londra durante la "guerra infinita":

Le bombe a razzo, che giornalmente cadevano su Londra, erano probabilmente lanciate dallo stesso governo di Oceania, 'giusto per tenere impaurito il popolo'.

Quando la gente temeva per la propria vita e per la vita dei propri cari, allora improvvisamente questioni come i passati insuccessi governativi parevano banali. Essi divenivano ansiosi per la loro sicurezza e per la loro sopravvivenza.
Essi erano facilmente malleabili ed accettavano qualsiasi politica o legge che il loro governo poteva decidere se necessaria per la "loro protezione".

Già detto. (Gennaio 2006)

Il sospetto è che questa emergenza perenne risponda a un'agenda che ha come obiettivo diffondere un'insicurezza tale da giustificare misure estreme, che possono andare da un tutto sommato innocuo (per noi) chiudere i confini, al giustificare un grado di controllo poliziesco sulla popolazione che non avremmo tollerato in tempi di non-emergenza.
Forse è davvero il caso che tutti ci prendiamo un attimo di silenzio, se qualcosa vogliamo capire. A partire dai telegiornali, a partire dalle piccole indignazioni quotidiane, a partire dai post scritti sull'onda dell'emozione senza analizzare i fatti. Forse, fermandoci un attimo e guardando quello che ci circonda, guardando le persone che abbiamo attorno, cercando di capirle senza anteporre giudizi, forse qualcosa riusciremo a capire.

Scritto non per caso da
***  (Novembre 2007)

Possono riposare gli animatori del cartone animato di Bin Laden, in ferie ancora i BR.  La scala di Buosh segna già il rosso:

il verde, che rappresenta nessuna minaccia,

 il blu che significa una generica minaccia,  

 il giallo che significa un'elevata minaccia, 

 l'arancione che sta per una minaccia significativa 

 il rosso che significa una minaccia grave.


PS. tutti i colori della paura:

“Il sistema di allerta a colori ha cinque livelli – verde, blu, giallo, arancione, rosso – in ordine di gravità della minaccia terroristica. Il sistema, istituito nel marzo 2002, è partito a livello giallo e non è mai sceso al di sotto, e non è neanche arrivato al rosso” (Austin American Statesman 17.03.2003).

...

Così tutti hanno paura di tutti: gli americani temono quelli con una carnagione un po’ troppo olivastra, con una rasatura non abbastanza accurata, con una dieta troppo poco carnivora… gli immigrati temono le rappresaglie dei vicini, le spie in libreria e in macelleria, le telefonate da un parente in patria, il governo teme indistintamente dissidenti, no global, pacifisti, europei mangiatori di “french fries” – oggi “freedom fries”, e dispensa timore.



Il fattore sorpresa è essenziale per mantenere lo stato delle cose, il punto di forza del “codice cromatico” è che nessuno può sapere cosa accadrà domani, sotto quale colore si sveglierà il paese. L’insicurezza giustificherà così lo Stato di Sicurezza (o stato di polizia) e la diffidenza verso l’altro fortificherà la confidenza nel “noi”, nel “nostri”: le istituzioni (gli sceriffi dentro e i soldati fuori).

Biocard



                                                         IV



Ieri sera, 12 novembre 2007, ore 17-19, ho partecipato, in via S.Nicolò 1, praticamente sotto la ***, ad un altro incontro per volontari in leniterapia, il sesto degli otto programmati. Il corso si intitola: Prendersi cura della vita: conoscere per accompagnare chi è alla fine della vita. Per-corso di incontri per un impegno individuale e sociale. Tra i presenti Meri, per Libera Uscita regionale e Anna, per il Gruppo Laicità fiorentino (fondato da Loretta Montemaggi).


Stasera è di scena "La comprensione ed il rispetto per le scelte del malato: Biocard e Pianificazione anticipata delle cure".

Tre relatori doc: dott. Piero Morino che qui chiamano Piero, responsabile della Unità di Cure Continue Palliative (v. post precedenti); Mariella Orsi, vicepresidente della Commissione Regionale di Bioetica, conponente del comitato scientifico del FILE (Feder. Ital. Leniterapia); Guido Miccinesi, dell'Unità di Epidemiologia Clinica e Descrittiva, CSPO Firenze, che vuol dire Comitato Studio e Prevenzione Oncologica.


Non posso stare a dirti il "godimento intellettuale" del sentir parlar di dolore, finitezza, malattia e morte in quei termini e modi, in un ambiente umano così consapevolmente ricettivo. Antropologia culturale di grande livello.

Quanti secoli sono passati da quando, ragazzo di 11 anni, i salesiani di Strada in Casentino mi tenevano inchiodato per una intera mattinata sulle pagine del Giovane Provveduto, scritto direttamente da D.Bosco, al capitolo intitolato "Esercizio della buona morte". Non ho più trovato il libretto, ma ricordo un passo: "Quando i miei capelli, bagnati dal sudore della morte, sollevandosi sulla mia testa, annunciando prossimo il mio fine, ispireranno agli astanti la compassione e il terrore, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me".

Vorrei essere scrittore e poeta per comunicarti l'energia positiva e la voglia di vivere trasmessa dall'incontro con Piero Morino, Mariella Orsi e Guido Miccinesi.

Mi limito a chiudere con una cosa pratica: la Biocard.  Un po' diversa da quella decina di cards che tieni nel portafoglio per spendere velocemente i tuoi soldi.

Anche questa serve per spender bene il capitale umano accumulato nel periodo di vita.


Apri il file, stampalo, compilalo e tienlo pronto all'uso. Puoi chiedere che venga allegato alla cartella clinica in caso di ricovero in ospedale. Senza paura. Metti anche tra i preferiti la Consulta di Bioetica. E non mi dire che io son vecchio e tu sei troppo giovane per pensare a queste cose. E poi, vuoi bene ai nonni?


Ciao, Daniel

Allarme rosso




Polacco, iraeliano, italiano, palestinese, semita,non sionista...una miscela che gli è esplosa addosso come una cintura suicida di martire palestinese.

Forse, col suo cervello capace di elaborare i meccanismi che immagazzinano i ricordi,  è arrivato ad elaborare un modello teorico che gli ha fatto vedere il medio oriente come una grande  ***   e il mondo intero come un grande***

Forse ha elaborato visivamente il modello teorico della ***  con una imminente nuova ***.  Che presto noi potremmo vedere. Io leggo il suo gesto estremo come un  Allarme rosso. Per me, per tutti noi che ci ostiniamo a vivere.  Ciao, Daniel.


(ANSA) - ROMA, 5 NOV - E' scomparso ieri a Gerusalemme Daniel Amit, cittadino italiano dal 1999, pioniere delle reti neurali. Amit, nato in Polonia nel 1930, immigrato in Palestina nel 1940, ha insegnato prima a Gerusalemme poi a Roma. Si e' occupato soprattutto dei meccanismi che consentono al cervello di immagazzinare ricordi, elaborando modelli teorici per comprendere come avviene la memorizzazione. Era noto per il suo impegno di pace specie nel conflitto israelo- palestinese.


La sua è una morte che pesa come una montagna, come la domanda incessante di non essergli stati abbastanza vicino.



Ma cosi' è stato anche per Alex Langer.



Caro Daniel, la tua radicalità e dolcezza, il tuo rigore morale, il tuo sacrificio, aiuteranno tutti noi che ancora non abbiamo perso la speranza. Non lasceremo sola Dahlia.



Luisa Morgantini


CITTADINO ITALIANO DAL '99, LO SCIENZIATO ERA NATO IN POLONIA NEL 1930 E' MORTO DANIEL AMIT, PIONIERE DELLE RETI NEURALI



E' scomparso il 4 novembre scorso a Gerusalemme il fisico Daniel Amit, cittadino italiano dal 1999, grande pioniere nello studio delle reti neurali.

Daniel Amit era nato in Polonia nel 1930, immigrato in Palestina nel 1940, e' stato professore di Fisica prima a Gerusalemme quindi a Roma dal 1991, dove ha preso la cittadinanza italiana.

Oltre ad essere un grande ricercatore, Daniel Amit era noto per il suo impegno di pace soprattutto (ma non solo) rispetto al conflitto israelo-palestinese.

Daniel Amit ha iniziato il suo percorso scientifico nella ricerca sulla fisica delle particelle, quindi e' passato, negli anni '70, alla meccanica statistica e quindi, negli anni '80, alla ricerca piu' interdisciplinare abbracciando le neuroscienze.

"Ricordiamo Daniel Amit - ha commentato Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - anche per i suoi lavori sul rapporto tra i neuroni attraverso le sinapsi. Una ricerca che lo ha portato a formulare importantissime teorie sulle potenzialita' di questa relazione".

Cosi' lo ricorda Giorgio Parisi, direttore del Centro SMC dell'INFM-CNR: "Daniel Amit e' stato uno dei fondatori della moderna teoria delle reti neurali e in questi ultimi venticinque anni e' stato uno dei leader indiscussi di questo campo.

Oggi lascia un vuoto incolmabile non solo nella scienza, ma in tutti i luoghi in cui era riuscito a far arrivare la sua infaticabile voce riuscendo a sommergere scetticismo e indifferenza".



(AGI) - Roma, 5 nov -




Trovato qui

domenica 11 novembre 2007

La guerra resa facile

War Made Easy













1 h 10 min - 28-ago-2007


(96 valutazioni)

video.google.com









Per imparare l'inglese. Clicca sull'immagine.


Film synopsis:

"War Made Easy brings to the screen Norman Solomon's insightful book with an analysis of the strategies used by administrations, both Democratic  and Republican, to promote their agendas for war from Vietnam to Iraq. By  familiarizing viewers with the techniques of war propaganda, War Made  Easy encourages us to think critically about the messages put out by  today's spin doctors - messages which are designed to promote and  prolong a policy of militarism under the guise of the "war on terror.

"La guerra resa facile" porta sullo schermo il libro approfondito di  Norman Solomon con un'analisi delle strategie utilizzate dalle amministrazioni, sia democratica che repubblicana, per realizzare i loro piani di guerra dal Vietnam fino all'Iraq. Facendoti vedere le tecniche usate per la propaganda di guerra, la guerra resa facile ci stimola a pensare in modo critico riguardo ai messaggi inviati dagli odierni portavoce - messaggi che sono intesi a promuovere e prolungare una politica del militarismo sotto il pretesto della "guerra al terrorismo". v.Nota *.*


War Made Easy reaches into the Orwellian memory hole to expose a 50-year pattern of government deception and media spin that has dragged the United States into one war after another. Narrated by actor and activist Sean Penn, the film exhumes remarkable archival footage of official distortion and exaggeration from LBJ to George W. Bush, revealing in stunning detail how the American news media have uncritically disseminated the pro-war messages of successive presidential administrations."




Nota *.*

Leggi cosa scrive Paolo Valdemarin, al suo ritorno da New York, il primo Novembre u.s.


La guerra in Iraq è completamente rimossa dalla TV. In 5 giorni di CNN non ho visto neanche un'immagine proveniente da Bagdad o da uno qualunque dei fronti. Nelle poche occasioni in cui se ne parla è sempre in modo indiretto: i reduci, i figli degli eroi caduti, le indagini parlamentari. Qua da noi non c'è telegiornale che non riporti ogni giorno almeno una notizia di un attentato o di qualcos'altro che succede sui fronti, da loro no. Già in aprile il tema era sotto tono, adesso è stato completamente rimosso. Gli americani a cui ho fatto notare la cosa hanno allargato le braccia e sospirato.

...

La sicurezza prima di tutto: siamo rimasti per tre ore seduti in un aereo fermo ad aspettare che trovassero ed arrestassero uno che era passato al controllo senza sottoporsi alle perquisizoni di rito.

sabato 10 novembre 2007

bloglab

Arezzo




Riprendo da Mantellini la classifica dei blog uscita dal concorso indetto da Bloglab. Son contento per il quarto posto degli aretini. Cipri, Luca, Lucio e Delia aprite ArezZona. La canzone strappacore viene da lì.


1. Altri occhi (Grandi reportages);

2. Brand Blog;

3. Stakastagista;

4. ArezZona;

5. Palinsesto;

6. Ciak si Cinema;

7. Il Comunicatore;

8. Parimerito Monsummano Terme e Vanity 06;

9. S-punti di vista;

10. ValdarNotizie.



venerdì 9 novembre 2007

Rom, qualcosa di sinistra

Questo significa ragionare


 9/11/2007 La Stampa

 

Rom, qualcosa di sinistra

 

FABRIZIO RONDOLINO

 

La politica è fatta di scelte, ma vive di gesti simbolici. Veltroni, il leader della sinistra italiana, anziché suggerire o sollecitare o tollerare che l’inumana favela di Tor di Quinto fosse rasa al suolo, avrebbe dovuto visitarla.


Avrebbe dovuto parlare con chi ci abita, fermarcisi una notte, convocare le telecamere e dire agli italiani due cose: come leader del Partito democratico, spiegare che i non-italiani sono tanti e saranno sempre di più, e che è nostro preciso dovere garantire loro condizioni di vita dignitose; come sindaco di Roma, impegnarsi a trovare quanto prima un lavoro e una casa e una scuola per tutti i disgraziati abitanti della baraccopoli. Che senso ha andare in Africa se non ci si preoccupa delle migliaia di stranieri che vivono come bestie in decine di agglomerati fatiscenti - Forza Italia ne ha contati ottanta - sparsi per Roma? E che senso ha essere e dirsi «di sinistra» se non si condivide e non si pratica l’accoglienza, la tolleranza, l’apertura, la pietà?


Non traggano in inganno le parole, che potranno suonare retoriche: siamo talmente assuefatti al cinismo della sopravvivenza quotidiana e ai suoi automatismi, da non conoscere più neppure il lessico della convivenza civile. La questione dei non-italiani è esemplare per molti motivi: ma soprattutto perché è un esempio di come le soluzioni moralmente più ripugnanti - figlie dell’ondata xenofoba di cui siamo vittime e artefici - siano anche le più stupide e inefficaci. In altre parole, la questione dei non-italiani dimostra che etica e politica sono due aspetti di un medesimo progetto - la convivenza umana -, e che senza un’etica robusta e condivisa la politica, semplicemente, sbaglia. Sia chiaro: nessuno, quando si parla di «tolleranza», intende quella caricatura che ne fa la destra. È ovvio che le leggi vanno rispettate, che la sicurezza va garantita perché è il fondamento della libertà, e che chi sbaglia deve pagare. Né il rispetto delle leggi è una concessione, o un privilegio, o un «giro di vite»: è, semplicemente, un dovere di tutti, degli italiani e dei non-italiani. Le leggi, a loro volta, non devono contraddire la lettera e lo spirito della Costituzione, e devono essere uguali per tutti. Sono questi i principi dello Stato liberale di diritto, e poiché tutti dicono di condividerli, non resta che applicarli con scrupolo e coscienza.


Ma il punto non è questo. Forse sarebbe bastato qualche lampione in più per salvare la vita di Giovanna Reggiani; forse il decreto del governo - che venga votato o no dalla sinistra radicale, che venga bocciato o no dalla destra - non impedirà a un altro assassino di alzare la sua mano omicida. È talmente evidente che il punto è un altro, che fa persino rabbia l’incoscienza con cui i politici si rimpallano le reponsabilità, per di più misurando queste «responsabilità» sul numero di espulsioni o di internamenti o di arresti e mai, nemmeno per sbaglio, sulla qualità della convivenza, del rispetto, della dignità reciproca.


Proviamo invece a ragionare sulla realtà. Nel 2000, secondo uno studio condotto dal World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite, l’1% degli adulti più ricchi del pianeta possedeva da solo il 40% della ricchezza mondiale, e il 10% ne deteneva l’85%; al 50% più povero della popolazione adulta toccava invece l’1% della ricchezza globale. Sono dati ampiamente noti, ed è improbabile che in questi sette anni la situazione sia migliorata. Dunque è questo il nostro mondo, il mondo che abbiamo costruito, il mondo in cui viviamo. Che quella metà del mondo che possiede, tutta insieme, soltanto l’1% delle ricchezze, provi in qualche modo a spostarsi verso quell’area, abitata dal 10% della popolazione, dove si trova l’85% della ricchezza, è del tutto normale. Sarebbe strano che non accadesse. È una specie di legge dei vasi comunicanti. Non abbiamo forse fatto così, noi italiani, partendo per l’America, per l’Australia, per il Belgio, per la Svizzera, per la Germania? E se io desidero mandare mia figlia a studiare negli Stati Uniti perché abbia una formazione migliore, perché mai un ragazzo maghrebino o romeno o senegalese dell’età di mia figlia non dovrebbe desiderare di venire in Italia per provare ad avere una vita migliore?


Il pietismo ipocrita con cui mascheriamo la durezza del nostro cuore ci fa parlare di «disperati»: ma chi varca il mare o attraversa il deserto per cominciare una nuova vita è al contrario una persona piena di speranze, proprio come lo saremmo noi se potessimo salpare per un mondo migliore. Tutti coloro che tentano in ogni modo di venire da noi, dunque, hanno il diritto soggettivo di farlo perché coltivano una speranza; e proprio perché coltivano una speranza sono persone ricolme di dignità. Che risposta diamo a queste donne e a questi uomini? La politica (e la sinistra) è prodiga di soluzioni per i criminali, ma non sa dire una parola alle persone perbene, che sono, come in ogni gruppo umano, la grande maggioranza.


La nostra ipocrisia non conosce limiti. Multiamo i lavavetri ma non muoviamo un dito per stroncare il traffico indegno di ragazze dell’Est o dell’Africa che vengono quotidianamente deportate, stuprate, percosse e uccise esclusivamente per il nostro piacere, consumato a buon prezzo lungo i viali mentre a casa ci aspetta una famiglia affettuosa. Radiamo al suolo in diretta tv le capanne di lamiera e stracci che hanno ospitato un presunto assassino, e non ci poniamo nemmeno il problema di come hanno vissuto finora i «vicini di casa» dello sciagurato Nicolae Romolus Mailat, e di come vivranno adesso. Coltiviamo a tal punto la paura, da scordarci di avere a che fare con altri esseri umani. È un errore concettuale pensare che esistano ancora le frontiere, i confini, gli Stati. Il mondo somiglia a un gigantesco Sud Africa: è cioè una comunità profondamente divisa (un’esigua minoranza bianca e ricca, una stragrande maggioranza «colorata» e povera), e tuttavia costretta a convivere.

Il diario online dei ragazzi soli

Il diario online dei ragazzi soli


Stragi annunciate, biografie virtuali di carnefici e vittime:

nel cuore della Rete dove si perdono sempre più spesso i giovani


YouTube Generation


Giovani aspiranti omicidi che fanno le prove su YouTube

Non c'è fatto di cronaca che non abbia aggancio su Internet




<B>YouTube Generation</B>

di GABRIELE ROMAGNOLI

La repubblica 9.11.2007



Esistono gli universi paralleli. Non c'è bisogno di dimostrazioni scientifiche, è sotto gli occhi di tutti, a distanza di un clic. Molto di quel che accade è già avvenuto prima. E dopo essere accaduto può essere replicato all'infinito. La realtà è una profezia che si autoavvera. Nonché, spesso, uno spettacolo di seconda visione. Un momento incidentale tra la prova generale su You tube e le infinite riproposizioni in altri siti. È la messinscena di una sceneggiatura chiamata blog. Ha, con questi universi paralleli, un rapporto di dipendenza, a parti invertite. Non è la realtà a condizionarli, ma viceversa. Qualunque cosa esiste solo se può essere mostrata. E se la tv non viene da noi, noi andiamo alla tv. Non c'è ormai fatto di cronaca che non abbia un aggancio con questi mondi: l'assassino ha mostrato come preparava la strage su You Tube, la vittima è apparsa, la sera dell'omicidio, su Facebook, la polizia ha trovato indizi nel blog.

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giovedì 8 novembre 2007

La cometa 17P Holmes





La sto seguendo su Skylive, mandata dal telescopio di Catania. Peccato non poterla vedere dalla finestra stasera, qui a Firenze. Fossi stato alla Lame di Ortignano Raggiolo...E' ben in vista alta nel cielo. E' vicino a Cassiopea, un po' sotto, nella costellazione di Perseo. Guardala qui da Cortina, insieme alla scheda esplicativa.