martedì 13 novembre 2007

La paura

Forse è davvero il caso

 Nel suo  "1984", George Orwell descrive una società dove una guerra perpetua contro dei vaghi nemici viene usata per opprimere la popolazione attraverso la paura. Fu costruito un elaborato sistema di disinformazione per assicurarsi che la popolazione rimanesse costantemente sotto la minaccia del "nemico".
In "1984", Orwell scriveva di bombe che cadevano su Londra durante la "guerra infinita":

Le bombe a razzo, che giornalmente cadevano su Londra, erano probabilmente lanciate dallo stesso governo di Oceania, 'giusto per tenere impaurito il popolo'.

Quando la gente temeva per la propria vita e per la vita dei propri cari, allora improvvisamente questioni come i passati insuccessi governativi parevano banali. Essi divenivano ansiosi per la loro sicurezza e per la loro sopravvivenza.
Essi erano facilmente malleabili ed accettavano qualsiasi politica o legge che il loro governo poteva decidere se necessaria per la "loro protezione".

Già detto. (Gennaio 2006)

Il sospetto è che questa emergenza perenne risponda a un'agenda che ha come obiettivo diffondere un'insicurezza tale da giustificare misure estreme, che possono andare da un tutto sommato innocuo (per noi) chiudere i confini, al giustificare un grado di controllo poliziesco sulla popolazione che non avremmo tollerato in tempi di non-emergenza.
Forse è davvero il caso che tutti ci prendiamo un attimo di silenzio, se qualcosa vogliamo capire. A partire dai telegiornali, a partire dalle piccole indignazioni quotidiane, a partire dai post scritti sull'onda dell'emozione senza analizzare i fatti. Forse, fermandoci un attimo e guardando quello che ci circonda, guardando le persone che abbiamo attorno, cercando di capirle senza anteporre giudizi, forse qualcosa riusciremo a capire.

Scritto non per caso da
***  (Novembre 2007)

Possono riposare gli animatori del cartone animato di Bin Laden, in ferie ancora i BR.  La scala di Buosh segna già il rosso:

il verde, che rappresenta nessuna minaccia,

 il blu che significa una generica minaccia,  

 il giallo che significa un'elevata minaccia, 

 l'arancione che sta per una minaccia significativa 

 il rosso che significa una minaccia grave.


PS. tutti i colori della paura:

“Il sistema di allerta a colori ha cinque livelli – verde, blu, giallo, arancione, rosso – in ordine di gravità della minaccia terroristica. Il sistema, istituito nel marzo 2002, è partito a livello giallo e non è mai sceso al di sotto, e non è neanche arrivato al rosso” (Austin American Statesman 17.03.2003).

...

Così tutti hanno paura di tutti: gli americani temono quelli con una carnagione un po’ troppo olivastra, con una rasatura non abbastanza accurata, con una dieta troppo poco carnivora… gli immigrati temono le rappresaglie dei vicini, le spie in libreria e in macelleria, le telefonate da un parente in patria, il governo teme indistintamente dissidenti, no global, pacifisti, europei mangiatori di “french fries” – oggi “freedom fries”, e dispensa timore.



Il fattore sorpresa è essenziale per mantenere lo stato delle cose, il punto di forza del “codice cromatico” è che nessuno può sapere cosa accadrà domani, sotto quale colore si sveglierà il paese. L’insicurezza giustificherà così lo Stato di Sicurezza (o stato di polizia) e la diffidenza verso l’altro fortificherà la confidenza nel “noi”, nel “nostri”: le istituzioni (gli sceriffi dentro e i soldati fuori).

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