giovedì 6 dicembre 2007

Toni Comello

Dov'era l'ombra or sé la quercia spande




Firenze, ospedale di S.Maria Nuova, ore 23,50 del 5 dicembre 2007.


Ciao grande Toni. Davvero un tuono la tua voce e il suo rimbombo. 700 anni la tua vita, reincarnazione di Dante come dichiaravi di essere.  Non è un caso se, da Milano, sei venuto a morire nell'ospedale costruito dal padre di Beatrice. Proprio lei.  Come l'hai trovata? Ah, no, ancora no? Un po' d'aria rarefatta lassù? Certo, sì, c'è sempre tempo. Meglio cominciare dall'aria mite del vestibolo d'inferno. Ti è stato facile travestirti da Dante e pesentarti a loro,  ricominciando a far teatro, con Virgilio che ti fa da spalla:


«O tu ch'onori scïenzïa e arte,

questi chi son c'hanno cotanta onranza,

che dal modo de li altri li diparte?».


E quelli a me: «L'onrata nominanza

che di lor suona sù ne la tua vita,

grazïa acquista in ciel che sì li avanza».


Intanto voce fu per me udita:

«Onorate l'altissimo poeta;

l'ombra sua torna, ch'era dipartita».


Poi che la voce fu restata e queta,

vidi quattro grand' ombre a noi venire:

sembianz' avevan né trista né lieta.


Lo buon maestro cominciò a dire:

«Mira colui con quella spada in mano,

che vien dinanzi ai tre sì come sire:


quelli è Omero poeta sovrano;

l'altro è Orazio satiro che vene;

Ovidio è 'l terzo, e l'ultimo Lucano.


Però che ciascun meco si convene

nel nome che sonò la voce sola,

fannomi onore, e di ciò fanno bene».


Così vid' i' adunar la bella scola

di quel segnor de l'altissimo canto

che sovra li altri com' aquila vola.


Da ch'ebber ragionato insieme alquanto,

volsersi a me con salutevol cenno,

e 'l mio maestro sorrise di tanto;


e più d'onore ancora assai mi fenno,

ch'e' sì mi fecer de la loro schiera,

sì ch'io fui sesto tra cotanto senno. "


La prossima visita?

Ulisse. Ma non c'è fretta. Prima voglio rivedermeli tutti con calma. Ti ricordi?



Traemmoci così da l'un de' canti,

in loco aperto, luminoso e alto,

sì che veder si potien tutti quanti.


Colà diritto, sovra 'l verde smalto,

mi fuor mostrati li spiriti magni,

che del vedere in me stesso m'essalto.


I' vidi Eletra con molti compagni,

tra ' quai conobbi Ettòr ed Enea,

Cesare armato con li occhi grifagni.


Vidi Cammilla e la Pantasilea;

da l'altra parte vidi 'l re Latino

che con Lavina sua figlia sedea.


Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino,

Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia;

e solo, in parte, vidi 'l Saladino.


Poi ch'innalzai un poco più le ciglia,

vidi 'l maestro di color che sanno

seder tra filosofica famiglia.


Tutti lo miran, tutti onor li fanno:

quivi vid' ïo Socrate e Platone,

che 'nnanzi a li altri più presso li stanno;


Democrito che 'l mondo a caso pone,

Dïogenès, Anassagora e Tale,

Empedoclès, Eraclito e Zenone;


e vidi il buono accoglitor del quale,

Dïascoride dico; e vidi Orfeo,

Tulïo e Lino e Seneca morale;


Euclide geomètra e Tolomeo,

Ipocràte, Avicenna e Galïeno,

Averoìs, che 'l gran comento feo.


Io non posso ritrar di tutti a pieno,

però che sì mi caccia il lungo tema,

che molte volte al fatto il dir vien meno.



Gran bella compagnia. Senti, Toni, ma com'è che proprio ieri, 5 dicembre, ci è arrivato per posta il tuo ultimo Omero, Iliade frammenti, autografato "a Paola e Urbano" e datato 1 gennaio 2008? Un presagio? Leggo nella prefazione: "Queste traduzioni sono le mie vacanze 2007 ho salito in tanti monti nuotato in tanti mari nessuno bello come Omero lo possono fare tutti un po' di buona voglia e allegria il premio è impagabile e non costano NULLA!"

Tradotto verso verso da te nelle vacanze dell'ultimo Agosto.


Sarà a Careggi alle Nuove Cappelle del Comiato in via delle Gore 60,  fino a sabato alle ore 14.

Poi la cremazione a Trespiano. il suo non sarà un cenere muto.


E il Trebbo, centro di resistenza culturale, continuerà ad esistere e resistere.



In questo blog lo trovi qui e ancora qui.

La cronaca illustrata di un bell'incontro al Circolo di Via Maccari (Isolotto)


Scritto dai ragazzi di Milano (prima parte)

Mogliano Veneto - 9 novembre 1926

Firenze – 5 dicembre 2007

 

Toni Comello è morto a 81 anni dopo averne spesi cinquanta a divulgare cultura come studioso, autore, traduttore, formatore, attore e regista. La somma sintesi della sua vita artistica rimane nelle sue Esplorazioni Dantesche.

 

A trent’anni dà vita, a Cervia, al Trebbo Poetico (trivium, il punto d’incontro tra le vie del poeta, dell’attore e dello spettatore): incontri popolari di piazza in Italia e all’estero, spesso in presenza dei più grandi poeti italiani, Ungaretti in prima fila, dal ‘57 Presidente del Trebbo. Per ascoltare la Poesia spiegata e recitata da Comello con rigore e passione ma senza accademismi, confluiscono folle, composte da persone di ogni ceto e livello culturale, dai contadini agli intellettuali, dal Presidente della Repubbli-ca ai minatori emigrati in Olanda.

A partire dal 1960 propone anche spettacoli-documentario su tematiche civili: Risorgimento, Resistenza, l’enciclica "Pa-cem in terris" di Roncalli, l’opera di Gramsci.

 

Nel 1965 si stabilisce a Milano, in via De Amicis 17, dove fonda il Centro di Lavoro Teatrale "Il Trebbo", instaurando un rapporto privilegiato con la Scuola e l’Università: di-venta il teatro del ’68 e prosegue nell’opera di avvicina-mento ai grandi testi della letteratura italiana: Dante, Al-fieri, Foscolo, Leopardi, Ungaretti, Montale.

Sono di questi anni i suoi spettacoli più memorabili: "Ser-va Italia", "Antigone", "Con atto e con parola".

 

Dal 1977 inizia a lavorare per la Scuola dell’obbligo, inventando "Le Favole della Realtà", spettacoli-lezioni-gioco su argomenti scolastici: imparare divertendosi, una scuola-in-movimento. Con un seguito tuttora enorme: in trent’anni di repliche hanno partecipato oltre un milione di scolari.

Il primo lavoro è un omaggio a Montale, che presenzia commosso a un incontro con centinaia di bambini che esponevano i propri disegni ispirati dallo spettacolo.

Nel corso degli anni crea una dozzina di lezioni-gioco (storia, matematica, scienze, musica), seguiti da 50.000 alunni ogni stagione, provenienti da ogni angolo della Lom-bardia. Negli ultimi anni arrivano al Trebbo maestre già venute da piccole. E da diverse stagioni altri gruppi teatrali mettono in scena "Le Favole della Realtà" a Torino, Bergamo, Firenze, Roma.

 

Toni Comello continua inoltre a girare l’Italia per far co-noscere la Poesia ai giovani. Lo fa in bicicletta, fino a 75 anni, dal Salento alla Carnia alla Sardegna.

Quando smette di pedalare continua comunque a lavorare: licei e associazioni di tutta Italia continuano a richiedergli le sue Esplorazioni Dantesche. E, sentendosi ormai "pronto", dopo una vita passata a studiare la Divina Commedia, inizia a tradurre Omero e Virgilio.

 

Negli ultimi anni corona un suo sogno: stabilirsi a Firenze, lasciando parzialmente Milano, dalla cui Amministrazione non ha mai ricevuto la giusta considerazione (nel 1994 ricevette perfino lo sfratto dal Comune, che fu subito revocato a causa del fiume di lettere di indignata protesta, capofila il poeta Andrea Zanzotto, da personalità dello spettacolo, della cultura, della società civile e dell’università, oltre a migliaia di firme di presidi, professori, maestre, studen-ti e alunni di tutta Italia).

Supportato da studiosi europei e americani, mette in piedi a Firenze a ottant’anni, un centro di studi danteschi per proseguire la divulgazione della Divina Commedia agli studenti stranieri e italiani in gita scolastica, con il vigore e la precisione di sempre.

Fino all’ultimo in salute, muore a causa di un’improvvisa malattia.

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