giovedì 24 luglio 2008

Dante in Casentino III

Presentazione al castello di Poppi - III


Video terza scena: (L’amore tempestoso)


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Testi:




Narratore

Nell’Epistola IV, scritta ai primi del 1307, Dante, di ritorno da una importante ambasceria in Lunigiana, scrive al conte Moroello Malaspina e racconta che, appena giunto sulle rive dell’Arno, gli era apparsa davanti agli occhi una donna e che, malgrado ogni suo sforzo, Amore gli aveva cacciato dalla mente ogni proposito di tenersi lontano dalle donne e dalla poesia amorosa e lo aveva completamente sottomesso alla propria signoria.


 Ero appena uscito dalla corte dove mi era stato possibile vivere in piena libertà, ed avevo posto sicuro ed incauto i piedi presso la corrente del Sarno, quando, ahimè, all’improvviso, non so come, mi apparve una donna, come folgore dall’alto, in tutto per costumi e bellezza conforme alle mie aspettative.O quanto fu il mio stupore a quella apparizione! Ma lo stupore cessò per il terrore del fragore che seguì. Poiché come ai diurni baleni succedono i tuoni, così alla vista della fiamma di questa bellezza, Amore tremendo ed imperioso mi ebbe suo, e feroce come un signore che rientri nelle sue terre dopo un lungo esilio, uccise o sbandì o imprigionò qualsiasi cosa fosse stata a lui contraria dentro di me. Soffocò dunque quel proposito lodevole per cui mi tenevo lontano dalle donne e dai loro canti, e cacciò empiamente come sospette le assidue meditazioni con le quali andavo considerando le cose del cielo e della terra. Infine, perché l’anima mia non potesse più ribellarsi contro di lui, mise in catene il mio libero arbitrio, sicché bisogna ch’io mi volga dove vuole lui e non io.


Amor, da che convien pur ch’io mi doglia

Perché la gente m’oda,

E mostri me d’ogni vertute spento,

Dammi savere a pianger come voglia,

Sì che ‘l duol che si snoda

Portin le mie parole com’io ‘l sento.

Io non posso fuggir ch’ella non vegna

Ne l’immagine mia,

se non come il pensier che la vi mena.

L’anima folle che al suo mal s’ingegna,

com’ella è bella e ria,

così dipinge e forma la sua pena.

Così m’hai concio, Amore, in mezzo l’Alpi,

Ne la valle del fiume

Lungo il qual sempre sopra me se’ forte:

…O montanina mia canzon, tu vai:

Forse vedrai Fiorenza, la mia terra,

Che fuor di sé mi serra,

Vota d’amore e nuda di pietade;

va’ dicendo: “Omai

Non vi può far lo mio fattor più guerra:

Là ond’io vegno una catena il serra

Tal che, se piega vostra crudeltate,

Non ha di ritornar qui libertate.


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