venerdì 22 agosto 2008

Vasa, la cannoniera di Re Gustavo

"Titanic-a", morta appena nata

(dopo tre anni di incubazione nell'arsenale di Stoccolma)




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Si stava cercando il Museo d'arte moderna, ma ci siamo imbattuti in questo relitto del 1600, ancor lì dov'era nato, imbalsamato come una mummia egiziana. Bella giornata di sole, il 19 agosto a Stoccolma, nostro ultimo giorno di permanenza. L'idea di andare a vedere una nave affondata non piaceva punto a Paola e poco anche a me: tanti pulman, un casino di gente anche italiana che bercia quando parla, la solita fiera...Invece no. Mi ha interessato per la sua storia che è la storia d'Europa durante la guerra dei Trent'anni (1618-1648). Un periodo di m. E qui ce n'era una riprova. Un re che vuole la superbomba, un mostro marino che metta paura alle nazioni che si affacciano nella costa sud del Baltico, Polonia ma non solo.

E allora non basta armare una fiancata con 16 cannoni. Gustavo vuole una doppia murata, con 32 cannoni a babordo e 32 a tribordo. 64 cannoni di bronzo pesanti 1 tonnellata che sparano palle di ferro di 24 libbre, più di 10 chili l'una. Tutti sulla parte alta di  una nave a vela, 52 metri di altezza. Il peso dei cannoni e delle palle la sbilancia dopo pochi metri, ancora nel porto, al primo soffiare del vento in quella bella domenica d'agosto, decimo anno della trentennale guerra permanente preventiva...


Immaginatevi di starvene seduti a pescare su un molo del porto di Stoccolma o a passeggiare sulle sue rive, il pomeriggio del 10 agosto 1628. Fa caldo, il sole splende, soffia una brezza moderata. È domenica, e la folla si accalca accanto a voi, vi trascina, vi spinge. Tutti vogliono vedere partire il possente Vasa, il vascello del re da tre anni in costruzione nel cantiere di Skeppsgarden e ora finalmente pronto per raggiungere il suo signore e sovrano, re Gustavo Adolfo.

Eccolo! Sono circa le cinque. La nave che tutti attendono è dovuta uscire dal ridosso dell'isola di Skeppsholmen tonneggiandosi sulle ancore a causa del vento di sudovest, ma adesso sta spiegando le sue vele, bianche come ali di gabbiano, sulle acque del porto. Ecco, un raffica lo fa sbandare: il vascello si inchina, poi si raddrizza. Tutta la folla si sbraccia in saluti eccitati e festosi. Quale nemico oserà affrontare questa nave? Ancora una raffica, un po' più forte: il Vasa si inclina dolcemente, un po' di più, ancora un po'...

Improvvisamente le vele cominciano a sbattere, gli uomini sul ponte, piccoli puntini a quella distanza, corrono freneticamente su e giù: e il grande vascello è ancora lì, sempre più sbandato, ormai fermo, l'acqua che arriva al ponte di coperta, poi lo scavalca. La folla prima non capisce, poi un voce corre da un capo all'altro del porto: il Vasa sta affondando! In pochi minuti la tragedia si compie, e il grande vascello del re conclude il suo viaggio inaugurale posandosi su un fondale di una trentina di metri di fronte a Beckholmen.


Conclusione tecnica:

la nave è stata affondata dai "suoi" cannoni. Supercannoni.



Riflessione logica

in base al principio che "la storia si ripete":

Re Gustavo Giorgio "Adolfo" Doppio W, di là dal mare, sta caricando la nave Europa di superbombe, sempre più in alto, sempre più alto: Italia, Cekia, Polonia, Ucraina, Georgia...Arriverà il vento della pianura sarmatica e la nave con le sue immense vele intessute di favole orripilanti cucite col filo della menzogna, si  rovescerà su se stessa, sotto il peso delle sue superbombe. Relitto prezioso da recuperare.


Conclusione morale:

La storia del recupero del relitto Vasa è molto interessante; il recupero del relitto Europa è ancora da scrivere, anzi da fare, tutti insieme. Tenendo a mente anche quantosi legge su una parete del Museo Vasa di Stoccolma:

***War should only be resorted to in uploading that which is rightful, and when it has broken out it must be pursued within the confines of justice and honour.

La guerra non deve essere intrapresa se non per attuare il diritto, e, intrapresa che sia, non deve essere condotta se non nei limiti del diritto e della lealtà.

Ugo Grozio.


*** The consequences are harsch for the people, even of a war that ends most victoriously and which was founded upon the most righteous principles.

The common people and the poor become its innocent victims...

Le conseguenze sono dure per il popolo, anche di una guerra che termina con la più grande vittoria e che era fondata sui principi più giusti.

Erasmo da Rotterdakm.

1 commento:

  1. Ben tornati ....pellegrini.

    un abbraccio Guido e Giovanna

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