martedì 25 gennaio 2011

I due olocausti



Norman G. Finkelstein

L'olocausto nazista (quello vero) e l'olocausto ideologico (falso).


Chi fa questa distinzione è un professore statunitense figli di due ebrei scampati al ghetto di varsavia e poi ad Auschwitz. Quello delle commemorazioni ufficiali a cui partecipano rappresentantanti del governo israeliano e di quello statunitense è il secondo. 




BUR Rizzoli 2004

Edizione online:


Indice 



Ringraziamenti...............................................................................................................4



Introduzione.......................................................................  ...........................................5 



Capitolo 1: Il profitto dell'olocausto ............................................................................8 



Capitolo 2: Truffatori, venditori e storia .................................................................... 28 



Chapitolo 3: La duplice estorsione .......................................................................... 54 



Conclusione ................................................................................................................. 94



Appendici sugli ultimi avvenimenti........................................................................... 98 



Testi citati nel volume apparsi in edizione italia................................................. 130 

Estratti



 



 



Introduzione 



Questo libro si propone di essere un'anatomia dell'Industria dell'Olocausto e un atto 



d'accusa nei suoi confronti. Nelle pagine che seguono, dimostrerò che «l'Olocausto» è 



rispetto dei diritti umani, ha acquisito lo status di «vittima», e lo stesso ha fatto il gruppo 



etnico [10] di maggior successo negli Stati Uniti. Da questo specioso status di vittima 



derivano dividendi considerevoli, in particolare l'immunità alle critiche, per quanto 



fondate esse siano. Aggiungerei che coloro che godono di questa immunità non sono 



sfuggiti alla corruttela morale che di norma l'accompagna. Da questo punto di vista, il 



ruolo di Elie Wiesel come interprete ufficiale dell'Olocausto non è un caso. Per dirla 



francamente, non è arrivato alla posizione che occupa grazie al suo impegno civile o al 



suo talento letterario (3): Wiesel ha questo ruolo di punta perché si limita a ripetere 



instancabilmente i dogmi dell'Olocausto, difendendo di conseguenza gli interessi che lo 



sostengono. 



...



 



Mio padre e mia madre si chiesero spesso perché m'indignassi di fronte alla falsificazione 



e allo sfruttamento del genocidio perpetrato dai nazisti. La risposta più ovvia è che è stato 



usato per giustificare la politica criminale dello Stato d'Israele e il sostegno americano a 



tale politica. Ma c'è anche un motivo personale. Ho infatti a cuore che si conservi la 



memoria della persecuzione della mia famiglia. L'attuale campagna dell'industria 



dell'Olocausto per estorcere denaro all'Europa in nome delle «vittime bisognose 



dell'Olocausto» ha ridotto la statura morale del loro martirio a quella di un casinò di 



Montecarlo



...



E così, le élite ebraiche americane all'improvviso scoprirono Israele. Dopo la guerra del 



1967, l'impeto del suo esercito poté essere celebrato perché i suoi cannoni erano puntati 



nella giusta direzione, cioè contro i nemici dell'America. Il suo valore militare poteva 



persino rendere più agevole l'accesso alla stanza dei bottoni dei potere americano. Se in  13



precedenza le élite ebraiche potevano offrire solamente scarni elenchi di ebrei sovversivi, 



ora erano in grado di porsi come gli interlocutori naturali della più recente risorsa 



strategica americana e da pedine guadagnarsi un ruolo di primo piano nel gran teatro 



della Guerra Fredda. Israele divenne una risorsa non solo per l'America ma per lo stesso 



ebraismo americano. 



 



...



Esistono anche ragioni interne per la nascita dell'industria dell'Olocausto. Gli studiosi 



sottolineano la recente apparizione della «politica dell'identità» da un lato e della «cultura 



della vittimizzazione» dall'altro. In realtà, [46] ogni identità si fonda su una specifica 



storia di oppressione e, di conseguenza, gli ebrei cercarono la loro nell'Olocausto. 



Eppure, tra i gruppi che protestano la loro vittimizzazione, ivi compresi i neri, i latini, i 



nativi americani, le donne, i gay e le lesbiche, solamente gli ebrei, nella società 



americana, non sono svantaggiati. In realtà, la politica dell'identità e l'Olocausto hanno 



fatto presa tra gli ebrei americani non in virtù del loro status di vittime ma proprio perché 



essi non sono vittime. 



Nel momento in cui, dopo la Seconda guerra mondiale. le barriere ant isemit iche si 



sgretolarono rapidamente, gli ebrei conobbero un'ascesa sociale negli Stati Uniti. 



Secondo Lipset e Raab, il reddito pro capite degli ebrei è circa il doppio di quello dei non 



ebrei; sedici dei quaranta americani più ricchi sono ebrei; il quaranta per cento dei 



vincitori americani del premio Nobel in ambito scientifico ed economico è ebreo, così 



come il venti per cento dei professori nelle università più importanti e il quaranta per 



cento dei soci dei maggiori studi legali di New York e Washington.



 



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