giovedì 8 settembre 2011

Lettera di Dante ai casentinesi - Post Scriptum

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Ai partecipanti all'accozzamento del castello di Poppi il 3 settembre 2011
Post Scriptum
Quegli anni 1309-1311 furono un momento magico non solo per me, in ogni parte d'Italia. A fine agosto 1310 alla dieta di Spira Enrico aveva annunciato la sua decisione di venire in Italia a riportare pace e ordine con giustizia. 
Perché l'Italia in quel momento era ridotta a un bordello. Non certo per colpa del diritto romano riformulato cosÏ saggiamente da Giustiniano, ma per l'incuria dei responsabili dell'Impero che avevano lasciato le città d'Italia in mano a gruppi di notabili e mercanti in perenne lite tra di loro, e per l'interferenza di un papato che prima invita gli italiani ad accogliere l'Imperatore come leggittimo rappresentante dell'ordine politico e poi lo tradisce vendendosi a re stranieri, a furfanti e a banchieri come la puttana che si concede al gigante alla fine del canto XXXII del mio Purgatorio. L'Italia proprio come un cavallo imbizzarrito tenuto per le briglie dalla casta sacerdotale che ne ha sbalzato il suo cavalcatore.
Che val perché ti racconciasse il freno 
Iustiniano se la sella è vota.
E tu gente che dovresti esser devota 
e lasciar seder Cesare in la sella
se bene intendi ciò che Dio ti nota,

 guarda come esta fiera è fatta fella
  per non esser corretta dagli sproni
 poi che ponesti mano alla predella.

 (Purgatorio VI, 88-96)
Che vale perché i costituenti ti scrivessero la Costituzione repubblicana del 1948 se nessun governo la può applicare fino in fondo, perché tu, Chiesa cattolica vaticana, non permetti ai cittadini di governare in piena autonomia, lasciando a Cesare quel che è di Cesare; guarda come è ridotta questa nazione a 150 anni dalla sua nascita per non esser governata secondo i principi costituzionali di tolleranza, laicità e indipendenza.

Ancora purtroppo attuali i miei versi:
"In vesta di pastor lupi rapaci
si veggion di quassù per tutti i paschi:
o difesa di Dio perché pur giaci?

...E tu figliol che per lo mortal pondo
ancor laggiù tornerai, apri la bocca 
e non asconder quel ch'io non ascondo!" 
(Paradiso XXVII, 55-57; 64-66).

A voi scuotervi dal torpore,  recuperare i valori della solidarietà, prender coscienza dei principi costituzionali, perché 
La cieca cupidigia che v'ammalia
simili fatti v'ha al fantolino
che muor per fame e caccia via la balia.
 (Paradiso XXX, 140-143)
Non lasciate morire lo Stato di diritto, difendetene l'autonomia, salvate la Costituzione laica e repubblicana.
Non piegate la testa, non rassegnatevi, state come torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiar dei venti.
Non perdete la speranza. Tenete a mente quanto ha scritto un caro amico capitato su da noi poco tempo fa: 
"Se la storia ha da essere creativa in modo da anticipare un possibile futuro senza negare il passato, essa dovrebbe, credo, mettere in evidenza nuove possibilità mettendo in luce quegli episodi del passato che sono stati tenuti nascosti, quando, anche se in brevi sprazzi, la gente dimostrò la sua capacità di resistere, di mettersi nsieme, e qualche volta di saper vincere.
Io suppongo, o forse solo spero, che il nostro futuro può essere trovato  nei fuggevoli momenti di sofferenza solidale del nostro passato piuttosto che nei suoi ininterrotti secoli di  guerre.."
Esser pieno di speranza in tempi cattivi non è poi cosÏ follemente romantico. Si basa sul fatto che la storia umana Ë una storia non solo di crudeltà, ma anche di passione comune, sacrificio, coraggio, gentilezza.  Quello che noi scegliamo di esaltare in questa storia così complicata determinerà le nostre vite. Se noi vediamo solo il peggio, questo distrugge la nostra capacità di fare qualcosa. Se noi ricordiamo quei tempi e luoghi - e ce ne sono tanti - dove la gente si è comportata magnificamente, questo ci dà l'energia  per agire, e almeno la possibilità di mandare questa trottola del mondo in una direzione differente. E se noi agiamo, per quanto in piccolo, noi non abbiamo da attendere qualche grande utopia futura. Il futuro Ë una infinita successione di presenti, e vivere ora come noi pensiamo che gli esseri umani dovrebbero vivere, a dispetto di tutto quello che c'è di male intorno a noi, è in se stesso una meravigliosa vittoria".
"To be hopeful in bad times is not just foolishly romantic. It is based on the fact that human history is a history not only of cruelty, but also of compassion, sacri?ce, courage, kindness. What we choose to emphasize in this complex history will determine our lives. If we see only the worst, it destroys our capacity to do something. If we remember those times and places - and there are so many - where people have behaved magnificently, this gives us the energy to act, and at least the possibility of sending this spinning top of a world in a different direction. And if we do act, in however small a way, we donít have to wait for some grand utopian future. The future is an infinite succession of presents, and to live now as we think human beings should live, in defiance of all that is bad around us, is itself a marvelous victory. "
Questo moderno Ulisse in perenne cammino per seguir virtute e conoscenza porta il nome di Howard Zinn, un colpo d'ala per i remi  della ricerca umana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Howard_Zinn

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