lunedì 16 gennaio 2012

Il figlio di Omar


...ho ancora nelle orecchie le parole del figlio di Omar, che a otto anni si rivolge a tutto il nostro gruppo di adulti italiani e chiede con voce matura e straordinariamente sicura, di essere per lui i portavoce verso Netanyahu, delle sue parole di palestinese che vuole restare sia nella terra di suo padre, inesorabilmente divisa dalla costruzione dello sciagurato muro dell’apartheid, sia nella sua casa che a breve verrà circondata da una recinzione elettrificata. Una formidabile lezione di resistenza con dignità.
...come può essere possibile che in uno spazio di territorio così circoscritto e sorprendente, con un concentrato di luoghi di eccezionale e universale interesse culturale, religioso e storico, abitato da persone dotate di intelligenza e conoscenza, possa avere la meglio una strategia politica volta alla pratica di svariate forme di ingiustizia declinate nei modi più spietati e persistenti che si possano immaginare?
Il tutto nell’indifferenza degli altri governi.
Possono andare benissimo i messaggi di tolleranza, ma qui bisogna ricominciare dall’A B C e non riferendosi solo ai tracciati delle zone di controllo in Cisgiordania!
L’OCCUPAZIONE DEVE FINIRE E I NEGOZIATI DEVONO ASSICURARE LIBERTA’ AI PALESTINESI!
(dall'email di Piera Gaia da Torino)
La casa di Omar deve rimane al di là del muro rubaterra in costruzione; per non spostare il muro Israele le fa un tunnel che passa sotto il muro; ma il terreno è destinato ai coloni là di fronte alti sulla collina; Omar e famiglia sono chiusi in casa propria; potranno rientrare nella riserva indiana riservata ai palestinesi solo attraverso il tunnel, non potranno andare oltre le recinzioni nella loro terra diventata proprietà dei coloni; nessun ospite parente o amico potrà pernottare nella casa di Omar. 

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