mercoledì 15 febbraio 2012

Il pastore e i coloni

Il pastore e i coloni
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La salvezza dello Stato più militarizzato del pianeta dipende dal se e come Israele riuscirà a fermare il riprodursi dei sanguinari pastori di capre palestinesi e degli instancabili coltivatori di aranceti.
E’ per questo che Dio ha scelto questa gente, cioè gli illegali coloni israeliani, per attaccare brutalmente i contadini palestinesi. Specialmente quel losco individuo che abbiamo incontrato sulla via che ci portava a Nablus.
Questo malcreato estremista agricolo insiste a voler coltivare il suo campicello, perché d’accordo con la sua stupida religione crede che sua moglie e i figli abbiano bisogno di mangiare. Il problema è che questi eletti del Signore hanno ricevuto una bozza del progetto divino in cui la sua piccola azienda non figura, ragion per cui deve essere distrutta.

Stiamo parlando di una persona che vive con la moglie e 5 figli isolata nella campagna con letteralmente 18 aranci, alcuni alberi di fico, un aratro tirato da un asino e poche piante di limoni. Egli è indubitabilmente  una minaccio per la sicurezza di Israele.
I coloni son venuti ed hanno bruciato la casa. Se ne è fatta un’altra e i bastardi eletti l’hanno buttata giù con un bulldozer. L’esercito israeliano è intervenuto e naturalmente come in tutte le migliori azioni cinematografiche ha arrestato i cattivi, cioè due dei figli del contadino. I quali sono ora in “detenzione amministrativa” nelle prigioni israeliane. Questo vuol dire che nessuno accusa è stata loro mossa e tuttavia possono essere detenuti per un periodo di 6 mesi, rinnovabile (ah,la bellezza di un territorio militarmente occupato). Il contadino vive ora con tutta la famiglia in quello che era l’alloggio del ciuco, naturalmente insieme al ciuco, perché altrimenti i coloni verrebbero di notte ad ammazzarlo. 

Esser pastore in Palestina è non meno un crimine che essere un contadino agli occhi degli eletti da Dio. Questo è il motivo per cui dei volontari internazionali debbono andare ogni giorno al pascolo insieme col pastore palestinese e le sue capre. Ma non per scrivere poemi bucolici che si è usato fare, piuttosto per impedire ai bastardi di attaccare le pecore. Certo è più difficile proteggere le capre. Il Dio delle capre non ha mai insegnato loro a distinguere l’erba avvelenata da quella buona e perciò muoiono in gran numero, così vanno nel paradiso delle capre, con dei bei prati verdi e senza coloni illegali.


Abbiamo incontrato un giovane volontario italiano di Recanati, città di poeti famosi, che aiuta i contadini palestinesi a raccattare le olive. Ah, da dire che dio ce la con gli olivi? No, bene, ora ti spiego. Succede questo perché quei bastardi eletti da dio attaccano i palestinesi quando provano a raccogliere le loro olive. Volontari internazionali insieme ad israeliani   pacifisti vanno con i palestinesi neglii uliveti e vengono bastonati e colpiti dai coloni. Se sono fortunati.  Se non lo sono si prendono gas lacrimogeni, vengono colpiti  e arrestati dall’esercito israeliano. Innumerevoli piante di olivo sono state distrutte dagli illegali coloni israeliani o dall’esercito perchè gli olivi non hanno mai imparato a fuggir via in tempo utile, poveri cristi.
Dal blog di Mirco Tomasi (traduzione di Barbabianca)
Notizia di oggi 16 febbraio 2012:
Israele distrugge olivi, cisterne d'acqua e stalle (in casa d'altri):
 http://baracchesempreverdi.blogspot.com/2012/02/demolizione-controllata.html

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