giovedì 19 aprile 2012

Emiliano Fossi scrive (FB)


Bosnia: dolore, speranza e riscatto...





pubblicata da Emiliano Fossi il giorno giovedì 19 aprile 2012 alle ore 15.43 ·


Siamo tornati da quindici giorni ma il pensiero torna spesso in quei luoghi.
La Bosnia ti entra dentro:l'accoglienza delle madri di Srebrenica,la voglia di
vivere dei cittadini di Sarajevo,la bellezza di Mostar,l'intreccio di moschee,
sinagoghe,chiese ortodosse,chiese cattoliche ma anche le storie strazianti,il
dolore di chi è rimasto,le infinite distese di lapidi bianche sulle colline.
Sono stati giorni in cui è stato difficile riprendere fiato. Un susseguirsi di
visite, incontri, sensazioni, sentimenti profondi che sono come scoppiati.
Un'esperienza emozionante, bellissima, come di rado capita.
Ho avuto la fortuna di viverla insieme agli straordinari ragazzi delle 4a e 4b
del liceo Agnoletti di Campi che sono stati la vera anima del viaggio, ad Elio
Pattume dell'Auser, a Desy e Corinna di Macramè, ai professori Stelluto, Guerri
e Gentili; a Simone Matteucci, alle nostre guide dell'Associazione triestina
Tenda per la pace e i diritti ( Corrado, Jenny e Coca) che ci hanno accompagnati in questi luoghi meravigliosi.
L'idea che avevamo era quella di attualizzare sempre di più il concetto di
memoria. Da anni stiamo lavorando con impegno e forza sulla memoria e su quanto è importante non dimenticare ciò che nel secolo scorso la seconda querra
mondiale, la barbarie nazi-fascista, hanno prodotto e questo ci ha portato a
tenere insieme il filo rosso del ricordo ed a creare un percorso di impegno che
dura tutto l'anno nelle scuole con il progetto "Un pregiudizio tira l'altro" e
trova poi nella Giornata della memoria e nel Viaggio della memoria (anche
quest'anno la nostra carovana con 25 ragazzi delle scuole medie e superiori di
Campi partirà il 10 maggio verso Dachau e Buchenwald) i suoi picchi più
evidenti.
Il passo successivo è stato quello di rendere sempre più visibile e toccabile
con mano ciò che la violenza, il predominio dell'uomo sull'uomo, l'uso distorto e interessato del potere, possono produrre se nonsiamo in grado di sviluppare i necessari anticorpi.
Così abbiamo girato di poco lo sguardo e ci siamo diretti, qua vicino a casa nostra
a una distanza temporale di neanche venti anni.
Qui, nei balcani, dove la memoria e le storie di quel che è stato te le raccontano ragazzi che potrebbero essere nostri amici, madri che potrebbero essere le nostre...Storie strazianti, laceranti, dure e dolorose da ascoltare. Storie di vite spezzate, di città incredibilmente belle distrutte dalla furia umana, di ferite inferte nella convivenza tra i popoli difficili da rimarginare.
Credo che la Bosnia sia stato un vero e proprio laboratorio di come il potere ha potuto manovrare attraverso il terrore e la minaccia un vissuto straordinario e centenario di convivenza tra diversità e di come sia riuscito a trasformarlo nel peggiore degli incubi, in una situazione in cui il tuo vicino può diventare il tuo peggior nemico, il tuo carnefice. Diventa quindi un monito per noi, a non rassegnarci, non assuefarci,  non accettare ciò che quatidianamente ci viene fatto credere. Ancor più assurdo sembra tutto ciò se pensiamo che è accaduto nel cuore dell'Europa, un Europa purtroppo di fatto spettatrice del dramma che si stava consumando. Provoca una rabbia incredibile pensare all'undici  luglio del 1995, perchè è come se cinquanta anni non fossero passati. Quella data significa Srebrenica e cioè rastrellamenti, uccisioni, stupri, fughe di massa di donne, vecchi e bambini. Quasi 10000 uomini dai 12 ai 77 anni vengono fatti prigionieri dalle truppe di Mladic, divisi in gruppi vengono trasportati con camion nei centri vicini dove sono massacrati e sepolti in fosse comuni. Credo fortemente che la possibilita, la speranza di costruire un europa politica sia morta qui.

La Bosnia è anche accoglienza, ironia, generosità, riesce anche a  lasciarti  un profumo di speranza e un'incredibile voglia di riscatto: quella delle accoglienti famiglie dove abbiamo dormito, quella delle donne di Srebrenica che cercano di aprire un agriturismo, quella delle donne di Bratunac e della loro bellissima cooperativa che produce succulente marmellate ai frutti di bosco, quella dei ragazzi della Casa pappagallo di Tuzla che accoglie i ragazzi che a 18 anni devono uscire dall'orfanotrofio, quella della Mostar con il suo bellissimo ponte restaurato, quella di Sarajevo città multiculturale e giovanissima.
Rimane la sensazione, anzi la certezza di aver vissuto una grande esperienza, di aver seguito una strada che non finisce qui ma che torneremo ad imboccare e a percorrere. Emiliano Fossi  



In lontani anni ci sono stato con Paola in viaggio di nozze; ricordo un incontro commovente con due anziane donne, tra i monti, davanti a una specie di vasca termale molto primitiva, anzi, mi dice paola, una grotta, zona di Banja Luca, le quali ci incoraggiavano ad entrare nell'acqua della salute, e sorridevano a questa giovane coppia di giovani stranieri sperduti in quelle colline; una percezione di affetto e simpatia che mi riscalda il cuore ancora oggi.

Nessun commento:

Posta un commento