martedì 15 maggio 2012

Hallo boys, wake up! It's time.

Io sono contrario a togliere il finanziamento pubblico ai partiti, come sono contrario a togliere il finanziamento pubblico alla scuola, alla sanità, alla RAI-TV. Il problema in italia è di corretta amministrazione. Quando si dice: "non funziona niente".  Se la RAI, se la scuola statale, se la sanità, se le carceri, se i partiti, se gli acquedotti, se le ferrovie non funzionano bene, non li svendo a che è in grado di comprarli con i soldi che mi ha rubato. 
Sto pensando agli Stati Uniti, grande Oligarchia, dove tutto è in mano ai privati, anche i partiti, insieme a scuola sanità giornali tv carceri (anche quelle). 
L'oligarchia, quella oligarchia, governa il nostro mondo che ora è in situazione disperata, come dall'articolo che segue.  Non "via i partiti", ma via questi partiti, pervertiti. Sostengo Beppe Grillo perché, mandando i grillini a governare, di fatto tenta un modo nuovo di essere partito. Quando accetta che un grillino prenda 2.500 euro al mese al posto di 10.000 fa un discorso di riforma seria - radicale - dei partiti. Gli auguro di vincere a Parma, anche se potrebbe uscirne una situazione non facile da gestire. D'altronde lui lo dice: non mi votare se insieme al voto non intendi impegnare te stesso in prima persona per realizzare il programma scritto nella carta di Firenze e non solo.
Questi qui sotto dicono col cartello: "i lavoratori hanno bisogno di un partito tutto loro"; perché repubblicani o democratici sono zuppa e pan bagnato: i lavoratori hanno bisogno di un partito loro proprio. Grillo forza un po' le cose quando parla di PDL e PD-L. Per fortuna noi abbiamo una tradizione di sinistra, come tutta l'Europa e quindi possiamo ripartire alla ricostruzione di un partito che appartenga a chi lavora e non a chi gioca in borsa. Possiamo ancora salvare il bambino buttando via l'acqua sporca, almeno provarci.
Fa bene Bersani a dire che Grillo rappresenta una sfida che va raccolta e affrontata. Avrà da sudare e non ce la farà se i pidimenoellini non faranno come Grillo dice che devono fare i suoi: tutti in trincea, singolarmente. E' questo il momento delle piazze e delle strade; delle grandi assemblee di mobilitazione, nei circoli, nelle sedi di partito, nelle parrocchie addirittura; ridicolo avere paura. Ridicola questa Oligarchia globale che non sa fare altro che tirar fuori il solito baubau anarchico che tira le bombe. Non hanno neppure fantasia, dopo quello che gli è successo con Pinelli Valpreda. Adesso staranno negli scantinati dei Servizi Gladio a tingere di rosso le brigate nere e tra un po' ci riproveranno... La cosa strabiliante che TV e Giornali li prendano sul serio. Fa impressione Repubblica che riempie le pagine di queste veline piduiste. Fa anche impressione il governo che promuove De Gennaro a responsabile dell'antiterrorismo, dopo che ci è stata regalata la scuola Diaz di Genova. Ecc. ecc. (Sto pensando al coraggio e alla determinazione dei palestinesi che ho incontrato nei villaggi della Cisgiordania ai primi di gennaio). 
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Se non trovi "italiano" chiedi prima inglese e poi italiano. A me ha funzionato così.


 Desperate Times Demand Revolutionary Measures
By Peter Phillips
“Don't waste any more time or energy on the presidential election than it takes to get to your polling station and pull a lever for a third-party candidate-—just enough to register your obstruction and defiance—and then get back out onto the street. That is where the question of real power is being decided.” Chris Hedges, May 2012

Runway capitalism is moving unrelentingly towards sociopolitical-environmental collapse—cheered on by a two-headed single party machine known as US Congress. Activists, who see the coming disasters as catastrophic, are seeking revolutionary change through non-cooperation, and occupy disruptions. Yet, many are the still delusional hopefuls desperately fumbling with traditional responses; including "Kum ba yah" marches, and the futile support for progressive left-leaning candidates seeking positions of influence inside the Washington beltway.
Do we understand that habeas corpus is no longer a legal protection in the US or that the US president can torture and kill American citizens, let along anyone in the world? How can we ignore the inconvenient truths of warrentless wire taps and electronic monitoring for everyone? Why do we tolerate that US-NATO forces killing people in over one hundred countries in the world using special service operatives, private assassins and drones—a million civilians deaths in Iraq alone? How can we be so blind as not to see our corporate media is a propaganda fog machine for the one percent? These questions, reflecting the reality of America today, are so far from the values of our traditions that accepting any aspect of authority from Washington DC is a sacrilege to our honor. We are in desperate times.
In Congress, wealth begets membership, and wealth is the reward for correct action. The members in the House and Senate have a collective net worth of $2.04 billion, up from $1.65 billion, in 2008. While at the same time, Americans' household net worth has continued to declined and the number of people living in poverty has risen for the fifth year in a row.
The American Congress is in reality an artificial organization serving as cheerleader to the transnational corporate class of the world. Congress offers its members little more than a transitional path into the good life of corporate affluence as long as the members remain loyal to party discipline. Our legitimate electoral process has been completely usurped by the Supreme Court ruling that a corporation’s free speech rights allow unlimited campaign spending, and congressional lobbying knows no bounds. Any candidate willing to serve in the Democrat or Republican parties in the US congress today, even as a gadfly of resistance, is stepping beyond the pale of constitutional government.
Even if a Progressive Democrat of America—Moves On into the congressional circle, the magnitude of compromise demanded makes effective action impossible other than occasional symbolic votes of resistance. Those stepping out of party lines will invariably result in orchestrated opposition during the next selection cycle—Just ask Cynthia McKinney.

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