venerdì 1 agosto 2014

Gaza Israele: per M5S è in atto un genocidio. L'ambasciatore in Italia li accusa di antisemitismo

Gaza Israele: per M5S è in atto un genocidio l'ambasciatore in Italia li accusa di antisemitismo
Giacomo Russo Spena,
Pubblicato: 29/07/2014 

Manlio Di Stefano - Diputato M5S
Per Amit Zarouk, portavoce dell’ambasciata di Israele in Italia, il suo discorso in Aula è “un pericoloso ‘antisemitismo contemporaneo’, che mira a celare l’astio verso gli ebrei attraverso una campagna di odio verso l’unico Stato ebraico esistente al mondo”. Ma Manlio Di Stefano, deputato grillino, non si scusa. Anzi rincara la dose: “Ritengo l’accusa una pura strumentalizzazione, che pesa sulle migliaia di vittime cadute dall’inizio dei bombardamenti dell’esercito israeliano”. Botta e risposta. Israele contro M5S.
Lei in Parlamento ha attaccato le lobby economiche e ha chiesto che l’Italia smetta di fare accordi con Israele. Non siamo esagerando? E non scopre il fianco all’accusa di antisemitismo?
L’intera linea politica estera del M5S è concordata e sviluppata in seno alla Commissione Affari Esteri dopo un lungo percorso d’informazione e confronto con esperti e diplomatici. Ogni mia dichiarazione è quindi frutto di un percorso del quale mi sono semplicemente reso portavoce. Alla luce del nostro pieno riconoscimento, culturale e giuridico, dello Stato di Israele credo che lo stesso Governo israeliano disponga sì di diritti, come quello di esistere, ma anche di doveri, come il rispetto del diritto umanitario e internazionale. Doveri ai quali finora lo Stato d’Israele non ha voluto adempiere.
Dall’inizio dell’offensiva israeliana siamo a 1100 vittime palestinesi, quasi tutti civili. Save the Children attesta a Gaza la morte di un bambino ogni ora. Qualcuno parla di “pulizia etnica”, lo ritiene un termine sballato e inadatto?
E più appropriato riferirsi al genocidio che, secondo la definizione stessa dell’ONU, si concretizza in atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Esattamente ciò che sta facendo il governo israeliano. Proprio per questo abbiamo chiesto che la Corte dell’Aja valuti l’apertura di un processo per crimini di guerra e crimini contro l'umanità nei confronti del governo Netanyahu.
Una posizione tutta filo-palestinese. In Italia vige una posizione più equidistante, cosa replica a chi vi addita di non pensare ai razzi lanciati da Hamas contro Israele?
Cos’è l’equidistanza? E’ forse assistere in silenzio al quarto esercito più potente al mondo che, con l’obiettivo di colpire Hamas, uccide un migliaio di civili in 20 giorni? Equidistanza è, per noi, formulare proposte concrete per l’ottenimento di un immediato cessate il fuoco bilaterale, favorendo, al contempo, l’avvio di una nuova fase di trattative. Il M5S non è né filo-palestinese né filo-israeliano, noi mettiamo al centro della nostra azione politica esclusivamente la difesa dei diritti umani e del diritto internazionale. In un conflitto che ci consegna oltre 1000 vittime civili da una parte e 50 vittime militari dall’altra, è necessario ribadire una ferma opposizione alle violazioni dei diritti dei civili in scenari di guerra come sancito dal protocollo di Ginevra. Inoltre, come abbiamo affermato più volte, deploriamo il lancio di razzi da parte di Hamas.
Intanto a Roma sono comparse scritte antisemite sui muri della città. Non ha paura di una nuova ondata di xenofobia nel Paese? Tra l’altro anche nel resto di Europa vengono scanditi ignobili cori che riecheggiano ad Hitler e contro gli ebrei…
Condanniamo ogni deriva violenta, xenofoba e antisemita. Riteniamo fondamentale mantenere la netta distinzione tra le azioni dello Stato d’Israele o, meglio, del governo Netanyahu, e l’appartenenza alla comunità ebraica. Dimenticare questa differenza danneggia, in primis, la comunità ebraica che subisce passivamente la condotta politica del Governo Netanyahu.
In tutta questa catastrofe, il governo italiano per Lei come si è comportato finora?
Non solo il premier Renzi non ha proferito parola ma, ancor più grave, è l’atteggiamento dell’Unione Europea che, a parole, difende i civili della Striscia ma poi, nei fatti, non attua alcuna azione concreta per imporre un cessate il fuoco.
Proprio per questo, oggi, abbiamo richiesto al governo tre punti che dovrebbero essere immediati: il richiamo del nostro ambasciatore a Tel Aviv; l’interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare; lo stop degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione Gaza.

In Europa il gruppo del Gue sta pensando di andare a Gaza come forza di interposizione. Voi che ne pensate? Farage non sembra abbia la vostra posizione sul conflitto israelo-palestinese…
Stiamo puntando alla risoluzione giuridica, e quindi legislativa, del conflitto. A tal scopo abbiamo già depositato mozioni e risoluzioni che traducono le nostre proposte, di cui sopra, in atti parlamentari. Riteniamo che, l’azione dimostrativa, seppur fondamentale, sia compito del mondo dell’associativismo. Noi abbiamo la grande responsabilità di essere legislatori e come tali dobbiamo agire nell’interesse della pace. Su Farage abbiamo già ribadito più volte che, al di fuori dei punti programmatici per l’Europa concordati in fase di creazione del gruppo EFDD, ogni parte può mantenere la sua posizione politica.
Discorso alla Camera del deputato M5S Manlio Di Stefano
Presidente.
Ministro Mogherini.
Noi oggi parleremo di attualità, non perché la storia del conflitto israelo-palestinese non ci interessi, tutt’altro, ma perché è lì che le due parti cercano ognuna le proprie scuse.

Da 22 giorni, il quarto esercito più evoluto al mondo sta bombardando con ogni mezzo e tecnologia a sua disposizione un’area di 360 chilometri quadrati con un milione e ottocentomila persone al suo interno colpendo, scientificamente, case, scuole, acquedotti, rete fognaria, campi coltivati e TV di stato.

Dall’altra parte un esercito di paramilitari reagisce sparando razzi che, fortunatamente, sono regolarmente intercettati dal sistema di difesa israeliano Iron Dome.

Ma perché succede tutto questo?
Due cause.

Quella storica risale all’origine stessa del movimento sionista ebraico, un movimento che, per definizione, si configura di stampo religioso ed etnico e si fonda, quindi, sull’esclusività del popolo ebreo in un’area geografica, a danno delle altre etnie religiose presenti. 

La conseguenza diretta si manifesta, da parte del Governo israeliano, con colonie illegali, muro di segregazione ed embargo. Tutte situazioni condannate dall'ONU con oltre 80 risoluzioni.

L’altra motivazione dello stato attuale di cose, quella contemporanea, è legata a doppio filo con l’approvvigionamento energetico.

Ecco qualche elemento chiave a riguardo:

1999: l’Autorità Nazionale Palestinese sigla un accordo con British Gas Group per la gestione dei giacimenti di gas Marine 1 e Marine 2. Israele si vede quindi costretto, suo malgrado, a dipendere da Hamas. Così nel 2007 il governo approva la proposta del vicepremier israeliano Ehud Olmert per l’acquisto di gas dall’ANP per quattro miliardi di dollari. C’è chi però non vuole che i proventi vadano ad Hamas così, il 27 dicembre 2008, l’operazione Piombo Fuso scatena l’inferno a Gaza e si blocca tutto;

2009 e 2010: vengono scoperti gli enormi giacimenti gassiferi Tamar e Leviathan entrambi contesi tra Israele, Libano e Palestina;

2014: a gennaio Abu Mazen incontra Putin a Mosca e sei mesi dopo, con l’accordo sul governo di unità nazionale e quindi con Hamas, stava per affidare lo sfruttamento dei giacimenti alla russa Gazprom. Dieci giorni dopo, a Hebron, vengono rapiti e poi uccisi i tre studenti ebrei. 
Scoppia nuovamente l’inferno con l’avvio dell’offensiva israeliana “Margine di sicurezza” e la conseguente interruzione della trattativa con Gazprom.

Entrambe queste vie hanno un filo conduttore ovvero la volontà, da parte del Governo israeliano, di annientare un gruppo nazionale, etnico, razziale e religioso, attraverso l’attacco militare e la distruzione delle strutture e dei beni necessari per svilupparsi.

In poche parole, secondo l’ONU, si tratta di genocidio.

Quindi, Ministro, lei è in questo ruolo da poco e le daremo fiducia ma, di fronte a un genocidio programmato dal 1948 circa, lei non può, oggi, dirci che il nostro Paese ascolta, valuta, ragiona e propone 5 punti per la stabilità del Medioriente perché mentre voi ascoltate, valutate, ragionate e proponete la lista dei morti trucidati in Palestina tocca quota 1050 di cui oltre il 75% civili e tantissimi bambini e donne.

La vostra visione della politica estera italiana è quella di un cittadino che vede un pugile prendere a pugni una vecchietta per strada e alza le mani dicendo di non volersi intromettere, lo ritenete giusto? 

No, questa è complicità col più forte. 

Ancor di più se consideriamo che uno dei due guantoni, al pugile, lo forniamo noi dato che l'Italia è il secondo fornitore europeo di armi leggere ad Israele.

Ecco, con questo vostro ipocrita modo di governare voi rendete tutti i cittadini italiani complici inconsapevoli del sangue versato da oltre 7500 palestinesi e 1000 israeliani solamente negli ultimi 14 anni.

Per non parlare dell'incoerenza che il vostro comportamento ha con il nostro spirito di cooperazione internazionale riconosciuto nel mondo.

Infatti, Ministro, lei sa che poco più di una settimana fa l'esercito israeliano ha smantellato l’asilo "La Terra dei bambini", fiore all'occhiello della nostra cooperazione internazionale. Un centro per l’infanzia costruito con fondi italiani.

Ministro, era un servizio a dei bambini, esattamente come la scuola dell'ONU a Gaza bombardata senza misericordia alcuna dall'esercito israeliano. 
Altro che diritto alla difesa. Aggressione spudorata!

Con quale coraggio ci venite a parlare di dolore e strazio nell’assistere a queste scene quando poi, il 23 luglio, in seno alla commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite vi siete astenuti sulla risoluzione che chiedeva una commissione d’inchiesta indipendente per indagare su tutte le violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario da parte del Governo israeliano?

Persino la Cina ha votato a favore ma voi no.

Persino in Israele sono sempre di più gli israeliani oppositori del Governo Netanyahu, sempre di più sono i disertori che scelgono la galera alla violenza, sempre più alta si alza la voce del movimento internazionale degli ebrei ortodossi antisionisti.

Ma voi no, voi non potete deludere l’alleato israelo-americano.

Ripeto, il vostro non è immobilismo, è essere complici di un massacro.

Quello che mi dispiace, Ministro Mogherini, è sapere che Lei, in fondo, la pensa come noi, ci dimostri che Lei può agire liberamente senza dottrina di partito e, soprattutto, non dipendendo dalle lobby che lo alimentano.

E allora io oggi le racconto cosa farebbero al suo posto dei cittadini liberi nelle istituzioni.

Il M5S le propone due strategie.
La prima, a breve termine, serve esclusivamente per cessare il fuoco:

1. Richiamo immediato del nostro ambasciatore a Tel Aviv Francesco Maria Talò;

2. Interruzione di qualsiasi accordo economico in essere con Israele a partire da quello militare dato che, in barba alla legge 185/90 secondo cui non possiamo commerciare armi con Paesi in conflitto o che violano i diritti umani, gli vendete armi per quasi 500 milioni di euro l’anno;

3. Interruzione degli aiuti economici per la Striscia di Gaza qualora Hamas dovesse attaccare Israele in stato di tregua concordata. Ovviamente questo non si applica agli aiuti umanitari per la popolazione gazawa.

La seconda strategia, a lungo termine, è finalizzata al rispetto delle risoluzioni ONU e dei più elementari diritti umani:

1. Stop agli accordi commerciali con le aziende israeliane operanti nelle colonie. Se un territorio è considerato abusivo, illegale, allora un Paese civile come dovrebbe essere il nostro non può farvi accordi;

2. Emanazione di nuove linee guida sull’etichettatura dei prodotti israeliani in modo tale da bloccare l'importazione di quelli provenienti dalle colonie illegali;

3. Revisione degli Accordi euromediterranei del 1998 che abbattono i dazi per l’export israeliano senza distinguere se il prodotto è di colonia o meno;

4. Risarcimento economico ai donatori di aiuti umanitari distrutti da Israele o Hamas. Non è tollerabile che soldi nostri, dei cittadini italiani, siano sprecati impunemente;

5. Revisione del diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell’ONU. Non è equo che, a parità di risoluzioni violate, alcuni stati siano sanzionati e altri no in base all’amicizia con uno tra Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia.

Come vede, non si tratta solo di soluzioni politiche - dato che quelle hanno sempre fallito sotto il ricatto, assolutamente da superare, della strumentale correlazione tra Governo d’Israele, sionismo e antisemitismo.

Si tratta soprattutto di soluzioni giuridiche perché, riconoscendo lo Stato di Israele, gli abbiamo concesso dei diritti ma dobbiamo pretendere anche dei doveri rispetto al diritto internazionale che non sono derogabili in nome della storia.

Se il Governo israeliano sceglierà di non rispettarli, semplicemente, non avrà più nulla a che fare con l’Italia perché il nostro Paese ha tanti difetti sì, ma gli italiani non vogliono più sporcarsi le mani di sangue innocente.

Queste sono le nostre proposte, Ministro Mogherini, siamo pronti a confrontarci per sapere cosa ne pensa.

Siamo nel semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea, ma anche l’Europa sembra non avere una posizione sulla questione israelo-palestinese, così come sull'Ucraina e sui nostri fucilieri di marina Latorre e Girone.

Avremmo l’opportunità di dare una svolta concreta ad una storia lunga 100 anni ed invece tutto tace, si assiste impassibili all’escalation di violenze, l’interesse unico sembra sempre lo stesso, il gas, le energie fossili ed il commercio di armi.
Questa è la vostra real politik, ma non la nostra.

Il M5S oggi, sul Medioriente, vi ha presentato proposte concrete, come mai si era visto in questo palazzo, il mio collega Carlo Sibilia ve le sta portando stampate.

Se siete in buonafede, come dite, provate a risponderci nel merito.
Chiudo, Presidente, citando Vittorio Arrigoni, giovane reporter e attivista italiano rapito e ucciso da terroristi a Gaza che, scrivendo proprio sul silenzio internazionale diceva:

“Faranno il deserto e lo chiameranno pace. Il silenzio del «mondo civile» è molto più assordante delle esplosioni che ricoprono la città come un sudario di terrore e morte”.

Noi non vogliamo più stare in silenzio.

Mozione firmata dai deputati di Difesa ed Esteri del M5S per firmare la vendita di armi a Israele

La notizia è stata ripresa dal Fatto Quotidiano: 
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/22/m5s-embargo-bellico-fermiamo-la-vendita-di-armi-allo-stato-di-israele/1068729/

Il TESTO DELLA MOZIONE, qui di seguito:

- premesso che:

in riferimento ai principi contenuti all'art.11 della Costituzione italiana, l'Italia condanna ogni forma di aggressione armata reciproca tra Israele e Palestina, come risoluzione dei conflitti politici;

dal 1948 ad oggi, Israele non ha rispettato settantatre risoluzioni dell’ONU, aggravando di fatto i rapporti interni con i palestinesi e le tensioni con i Paesi confinanti, spesso sfociati in conflitti armati;

dal secondo dopoguerra, i conflitti armati intercorsi tra israeliani e palestinesi sono stati caratterizzati da un’evidente disparità di armamenti bellici in dotazione ai rispettivi popoli: nel caso israeliano, il loro rappresenta uno degli eserciti più numerosi e meglio armati del Mondo, mentre nel caso palestinese, la popolazione è sotto embargo di Israele e non possiede nemmeno un esercito regolare;
negli ultimi dieci anni, dal 2004, vi sono stati 6 conflitti armati tra israeliani e palestinesi, rispettivamente nel: 2004 (Operazione Arcobaleno), 2006 (Operazione Piogge estive), 2008-2009 (Operazione Inverno caldo) e (Operazione Piombo fuso), 2012 (Operazione Pilastro di sicurezza), 2014 (Operazione Margine di protezione). In questi conflitti, la stragrande maggioranza delle vittime, secondo i dati ufficiali, sono state palestinesi. Nelle ultime tre precedenti “operazioni” - solo per citare i più recenti - in “Inverno caldo” sono morti 4 israeliani (3 militari e un civile) a fronte di 112 palestinesi di cui 58 civili. In “Piombo fuso” sono morti 13 israeliani (dieci soldati e tre civili) a fronte di circa 1.330 palestinesi (900 civili e 400 soldati). Mentre durante “Pilastro di sicurezza”, sono morti 5 israeliani a fronte di 161 palestinesi, di cui 71 civili.

è in corso un conflitto pluridecennale tra israeliani e palestinesi che dall’8 Luglio 2014 è sfociato, per l’ennesima volta, in una escalation di violenza rappresentata da bombardamenti ai danni del popolo palestinese confinato nella Striscia di Gaza (operazione Margine di protezione), che annovera tra le sue vittime oltre 500 persone - al 21 Luglio 2014 – di cui il 70%, in maggioranza bambini (come testimoniato dal bombardamento del 16 Luglio 2014 sulle spiagge della Striscia, che ha visto come uniche vittime 4 bambini palestinesi ), ed aggravato da un intervento di terra nella Striscia di Gaza, iniziato in data 18 Luglio 2014. Al 21 Luglio le vittime israeliane sono: 18 soldati e due civili. A questo si aggiunge il bombardamento del 21 luglio 2014, dove un razzo israeliano ha colpito un ospedale di Gaza provocando 4 morti e 17 feriti. Bombardare gli ospedali è proibito dalla Quarta Convenzione di Ginevra che recita, all’articolo 18 quanto segue: “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti”

- considerato che:

L’Unione europea, in risposta alla guerra civile siriana iniziata il 15 Marzo 2011, ha imposto di comune accordo come misura di intervento internazionale, in data 23 Luglio 2012, tramite il Consiglio Affari Esteri riunito a Bruxelles, di estendere le sanzioni alla Siria rafforzando in particolare l'embargo in vigore sulle armi fino a che non fosse terminata la guerra civile. Decisione che ha in seguito lasciato autonomia di scelta ad ogni Stato membro dell’UE a partire dal 28 Maggio 2013.

il conflitto tra israeliani e palestinesi, ovvero due popoli che vivono nei confini dello stesso territorio, Israele, possiede tutte le caratteristiche di una guerra civile;

- impegna il governo:

a interrompere ogni forma di vendita di armi e sistema d'arma allo Stato di Israele, per la durata di 5 anni a partire dall’approvazione della presente mozione. Periodo entro il quale, se non si verificheranno ulteriori operazioni militari e/o violazioni di diritti civili ad opera di Israele ai danni del popolo palestinese, verrà ripristinata la vendita dei suddetti armamenti allo Stato Israeliano. Nel caso di una o più future operazioni militari lanciate da Israele volte a colpire il popolo palestinese, l’embargo sulle armi sarà esteso per 5 anni a partire dalla data di termine dell’ultimo conflitto.

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